Migliaia in piazza, 16 morti

SIRIA Assad prepara un nuovo discorso in tv ma non ferma la repressione. La Turchia: niente intervento militare né zona cuscinetto al confine

SIRIA Assad prepara un nuovo discorso in tv ma non ferma la repressione. La Turchia: niente intervento militare né zona cuscinetto al confine

DAMASCO – Quattordicesimo venerdì di protesta in Siria, dedicato dagli attivisti alle vittime (oltre 1.300 civili e 300 militari secondo l’osservatorio siriano per i diritti umani) e alla memoria di Saleh al-Ali, rivoluzionario alawuita contro l’occupazione francese: un messaggio indirizzato alla minoranza di cui fa parte la famiglia Assad. 

Il Coordinamento dei comitati locali delle proteste (Lcc) riporta che di nuovo migliaia di siriani hanno manifestato ad Hama (decine di migliaia di persone), Deir al Zoor, Homs, Daraa, Banyas, Latakia (nonostante la presenza di carri armati intorno alla città), le città curde del nord (Qamishli), Suweida (zona drusa) e numerosi centri minori. Manifestazione con centinaia di persone anche ad Aleppo, seconda città del paese e importante centro economico, dove c’è stata la prima vittima. Secondo Al Jazeera sono stati almeno 16 i manifestanti uccisi dalla polizia ieri. Mentre nel centro di Damasco le strade sono semi-deserte, i fedeli escono ordinatamente dalle moschee, visibile la massiccia presenza di milizie civili pro-Assad, nei quartieri periferici e popolari si incontra un altro panorama, quasi una zona di guerra. «Il centro della città è presidiato perché sanno che quando ci sarà una manifestazione a Damasco, sarà finita per il regime» ripete Abu Taher, tassista, da tre mesi.
A Qaboun un migliaio di persone urla «Dio è grande», «il popolo siriano è uno solo», «questa è la rivoluzione siriana» mentre circonda l’area. Su un tetto è visibile un cecchino. A Barzeh l’esercito spara lacrimogeni contro la folla. Duma è circondata da checkpoint militari, dobbiamo tornare indietro ma per farlo è necessario una lunga deviazione visto che la strada principale per la città è chiusa.
Cosa potrà fermare – dopo tre mesi nonostante la repressione – queste proteste animate soprattutto da ventenni e trentenni ? Azzedin, 20 anni sunnita di Daraa e Ali, 20 anni ismailita (sciita) di Salmye dicono la stessa cosa: «Andare a una manifestazione è l’emozione più forte della mia vita, non ho paura di morire». «Le proteste non sono organizzate, vado il venerdì in moschea e aspetto se qualcuno urlerà “libertà”», racconta Azzedin. Le concessioni del governo vengono considerate disorganiche e in ritardo. Giovedì Rami Makhlouf, cugino di Bashar-Al Assad e multimilionario padrone di Syriatel, ha annunciato l’abbandono degli affari e che donerà i profitti a una charity, per non «essere un peso al paese e al presidente». Rami Makhlouf impersonifica la corruzione del regime, tanto che le prime proteste avevano incendiato gli uffici della sua Syriatel, e molti lo considerano una vittima sacrificale di un regime sempre più sotto pressione. Per domani è atteso un nuovo discorso di Bashar Al-Assad, con «nuovi importanti annunci», anche se le proteste, iniziate con la richiesta di libertà e riforme, dopo le migliaia di morti e arresti, ormai vogliono la caduta del regime. «Tutto il sistema è costruito sul regime (il clan di tre famiglie alawuite Assad, Makhlouf, Shawaq) che controlla politica, esercito ed economia, dopo sarà tutto da ricostruire» afferma Rami Nakhle, giovane attivista dell’Lcc, che ha presentato un documento mettendo in guardia contro il pericolo di guerra civile settaria. In un’avvisaglia degli effetti della destabilizzazione della Siria sui paesi confinanti, ieri a Tripoli, in Libano, 4 persone sono rimaste ferite negli scontri tra sostenitori ed oppositori del regime siriano. La Turchia, importante vicino (quasi 900 km di confine) ed ex-alleato, ospita quasi 10.000 rifugiati siriani. Ankara ha smentito le voci di un possibile intervento armato e l’intenzione di costituire una zona cuscinetto in Siria che potrebbe fungere da base per una ribellione armata.
Nel nord del paese continuano le operazioni militari intorno alla cittadina di Maraat Numan, sulla strada tra Aleppo ed Hama, da cui migliaia di residenti sono fuggiti. «Nessuno sa fare previsioni per il futuro perché è una situazione assolutamente nuova per la Siria» afferma Manal, dando voce allo smarrimento ed alla confusione della popolazione. Le manifestazioni di sostegno della scorsa settimana mostrano che Bashar gode ancora di un seguito, l’esercito è ancora compatto nonostante l’aumento delle defezioni e le principali citta’ non si sono ancora rivoltate. Ma nell’ultimo mese molti hanno notato un cambiamento degli equilibri.

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