«Sinistra, ritrova il tuo Pride»

Il documento della parata: rapida approvazione della campagna di decriminalizzazione dell’omosessualità  presentata all’Onu. Intervista a Giovanni Dall’Orto, storico e militante per i diritti degli omosessuali

Il documento della parata: rapida approvazione della campagna di decriminalizzazione dell’omosessualità  presentata all’Onu. Intervista a Giovanni Dall’Orto, storico e militante per i diritti degli omosessuali

ROMA – Giovanni Dall’Orto è storico del movimento gay e militante dal 1976. Già direttore di Pride, oggi gestisce il sito web «La gaya scienza».
Alemanno vi dà il benvenuto. Fassino, D’Alema e Bersani, invece, si sfilano.
Staranno inseguendo l’1% di voti che porta Rutelli. Non leggono i sondaggi, quelli che dicono che la maggior parte dei cittadini e delle cittadine italiane è a favore delle unioni civili. Contraria è solo la classe politica. Cosa ci guadagnano non lo so ma so che la loro omofobia interiorizzata sta facendo perdere molti piu voti di quell’inutile 1%.
Non si salva nessuno?
L’unico che a sorpresa si è dichiarato a favore delle unioni civili è stato De Magistris. E Di Pietro ha registrato un messaggio su You Tube in cui diceva che i diritti dei gay sono diritti costituzionali, cioè umani. Non voterò Idv ma almeno loro una posizione l’hanno presa.
Meno male che c’è Vendola, allora.
A parte l’orecchino che fa molta «trasgressione», Vendola non ha mai preso posizione a favore delle unioni civili. Posizione pubblica intendo. E’ un ottimo politico e il suo lavoro all’antimafia l’ha dimostrato. Ma insegue i voti dei cattolici.
Avrà pure diritto, Vendola, a non essere sempre e solo un militante?
Certo e glielo riconosco. Però smettiamola di cucirgli addosso la divisa del paladino dei gay.
Ma allora a chi pensi quando parli di interlocutori?
Gli interlocutori sono quelli che ti ascoltano. Per quanto ci riguarda di solito stanno a sinistra ma in Italia non funziona così.
Un’altra alzata di scudi contro il Pd?
In Italia la sinistra – parlo dell’ex Pci ma anche e soprattutto del Pd – ha buttato il bambino e si è tenuto l’acqua sporca. Consegnando alla religione – e non alla politica – la sfera della convivenza, della sessualità e di quella che seppur impropriamente viene definita famiglia.
Insomma una «questione di sovrastruttura» che non vale la battaglia.
E’ questo che non capiscono. Dal punto di vista del neoliberismo le nostre rivendicazioni sono irrilevanti. Ma proprio per questo andrebbero sostenute. Che ci guadagna il Pd a ignorarci? Posso capire i cattolici ma la sinistra? Cosa ci guadagnano Fassino, D’Alema e Bersani? Lo sanno o no che al Pride ci vengono migliaia di eterosessuali che considerano la nostra battaglia come l’ultima trincea contro la clericalizzazione della società?
Non ti aspetterai che ad appoggiare le vostre rivendicazioni sia la destra?
Ti sbagli. Nel nordeuropa la destra ha cominciato a cavalcare la questione omosessuale pure se a partire dalle sue ossessioni.
Ti riferisci al caso olandese?
Esatto. In Olanda la destra ha deciso di sottoporre a un test gli extracomunitari che chiedono la cittadinanza. E il test suona più o meno così: siete o non siete ostili all’omosessualità? Se «ostile», l’extracomunitario la cittadinanza se la può anche scordare.
Più che un riconoscimento dei vostri diritti sembra un modo per limitare i flussi migratori.
Certo che lo è. Ma proviamo a leggerla diversamente: in Europa c’è una destra meno medievale della nostra che riesce persino a «sfruttarci» per fini razzisti. Una destra che ha capito che noi rappresentiamo una questione politica.
Se è per questo anche Zapatero ha vinto sulle unioni civili.
Zapatero ha vinto sulla unioni civili, sulla presenza femminile al governo e sull’anticlericalismo. E l’elettorato l’ha apprezzato. Questioni irrilevanti in fondo rispetto a quelle che definisco «forti» – come l’immigrazione e il neoliberismo – e sulle quali Zapatero non ha mai disatteso la linea di Washington.
Mi dici che dal Pd vi sarebbe bastato il «contentino» dei matrimoni civili?
Sicuramente non ci sarebbe bastato ma il Pd non ha neanche affrontato il problema. Come del resto non ha affrontato il problema del lavoro, dell’immigrazione e della disoccupazione.
Un Pride tutto politico, quello italiano?
Purtroppo sì. Sono venticinque anni che aspettiamo risposte e l’Italia resta l’unico Paese senza una legge antiomofoba e senza una legislazione sulle unioni tra persone dello stesso sesso. Laddove il movimento gay ha già ottenuto dei risultati, il Pride è festa della comunità. Oserei dire del santo patrono.
All’estero una festa e in Italia una manifestazione con tanto di documento politico?
E’ più complesso. All’estero la parata è accompagnata da dibattiti, iniziative e interventi ma sono due momenti diversi. C’è la festa, c’è l’orgoglio e c’è la politica. Noi invece non riusciamo ad uscire dall’impasse. E colpisce la mancanza di evoluzione.
Un ibrido?
Non siamo ancora del tutto festa e non possiamo più essere manifestazione politica come negli anni ’70. Non siamo nè l’uno né l’altro. Indietro non si può tornare, avanti non ci lasciano andare. Certo che c’è un aspetto ibrido: a te ti pare che si possano fare delle rivendicazioni politiche con dei ragazzi che ballano in mutande su di un carro?
A darvi una mano però quest’anno è arrivata Lady Gaga.
Lady Gaga è arrivata per diretto interessamento dell’ambasciatore americano. Non un «accidente» ma un messaggio politico fortemente voluto da Hillary Clinton.
Bossi ha dichiarato che in caso di vittoria di Pisapia, Milano sarebbe diventata la capitale del turismo gay.
Magari. In tutto il resto d’Europa è così e tutti ci guadagnano. E’ turismo gay, andrebbe spiegato, non turismo sessuale. Se vai al Pride di Vienna trovi i volantini dell’Ente del Turismo che considera un milione di gay come un milione di potenziali clienti e turisti. Il Pride è un «evento» economico con tanto di sponsor. Ma sai che fanno gli sponsor italiani come, per esempio, Alitalia? Investono sui Pride europei e a noi non danno una lira. Qui non funzionano né la politica né il capitalismo.

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