Berlusconi impotente: «Che dobbiamo fare, la guerra al Brasile?» Ma Calderoli insiste: «Boicottare i mondiali» ">

L’Italia abbaia ma non morde

Napolitano «deplora» il no all’estradizione, ma il trattato di amicizia resta valido. Berlusconi impotente: «Che dobbiamo fare, la guerra al Brasile?» Ma Calderoli insiste: «Boicottare i mondiali»

Napolitano «deplora» il no all’estradizione, ma il trattato di amicizia resta valido. Berlusconi impotente: «Che dobbiamo fare, la guerra al Brasile?» Ma Calderoli insiste: «Boicottare i mondiali»

ROMA –  L’impotenza del governo italiano di fronte alla decisione della giustizia brasiliana sta tutta in poche parole del presidente del Consiglio: «Che dobbiamo fare la guerra al Brasile?». Non solo l’Italia non farà la guerra, ma nemmeno metterà in discussione le relazioni economiche che fanno del nostro il terzo partner europeo dei sudamericani. E, a proposito di guerra, è proprio il settore della difesa che garantisce ottimi affari alle imprese italiane, private e pubbliche.
Il presidente Napolitano «deplora » la «lesione degli accordi» sull’estradizione, ma il trattato di collaborazione militare firmato da Lula e Berlusconi il 10 gennaio 2010 è pienamente in vigore. Infatti, dopo essere stato rumorosamente sospeso dal parlamento italiano all’indomani della prima decisione favorevole a Battisti, è stato silenziosamente ratificato un mese dopo praticamente all’unanimità. E il governo non ha intenzione di cambiare idea, il ministro dello sviluppo economico Romani ieri ha chiarito che la mancata estradizione del terrorista dei Pac «non deve avere nulla a che fare con gli ottimi rapporti commerciali» che hanno garantito un interscambio di 7,2 miliardi di euro nel 2010. Relazioni che vanno coltivate, per questo al di là di qualche roboante minaccia di boicottaggio, il governo italiano si appresta a lanciare proprio nei prossimi mesi il “Momento Italia-Brasile” studiato dal ministero degli esteri per «sviluppare le relazioni bilaterali tra i due paesi, nell’ambito culturale ed economico, oltre che il rafforzamento dei sentimenti di simpatia che legano il Brasile al nostro paese».
Ragione per cui ha un bel gridare il ministro Calderoli che adesso bisogna boicottare il mondiali brasiliani del 2014, la realtà è che le imprese italiane stanno facendo la fila per partecipare ai lavori, soprattutto nel campo delle infrastrutture e dei trasporti, e già guardano alle opportunità di moltiplicare gli affari con le olimpiadi previste a Rio de Janeiro nel 2016. Non solo la nazionale di calcio italiana non boicotterà il torneo mondiale (come non boicottò la sfida amichevole che si giocò a Londra nel febbraio 2010 all’indomani di un’altra decisione dei tribunali brasiliani contro l’estradizione), al contrario in occasione del “Momento Italia-Brasile” è in via di definizione accanto ai concerti e alle mostre da una parte e dall’altra dell’Atlantico anche un’altra partita tra gli azzurri e i campioni della verde oro. Certo non per giocarsi la sorte di Battisti sul campo.
Del resto Lula incontrava più spesso Marchionne di Berlusconi ed è naturale che le ragioni economiche prevalgano su quelle politiche. Lo «sconcerto» italiano non produrrà niente altro che un ricorso al tribunale dell’Aja dove, in tempi lunghissimi, il Brasile farà valere le sue ragioni e cioè che l’estradizione in base all’articolo 6 comma 3 del trattato tra i due paesi può essere negata in presenza di rischi di «atti persecutori e discriminatori». Certo non ha tolto argomenti ai giudici brasiliani il nostro La Russa, quando «scherzando» disse che gli avrebbe fatto piacere torturare Battisti.

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