«Il jazz? Quasi come Marx, una rivoluzione»

Una copertina floreale in pieno clima sixties per gridare al mondo lo slogan «amore e rivoluzione». È il biglietto da visita di Love e revolution, album licenziato a metà  maggio da Nicola Conte, primo su etichetta Impulse (distribuzione Universal) e dopo aver inciso per la Blue Note. Dalle incursioni da dance floor, il musicista, dj, compositore e produttore barese è sempre più sedotto dalle atmosfere jazz. Meglio se lontane nel tempo, come dimostra il nuovo progetto impregnato di cultura afroamericana ispirato alla poesia militante di Amir Baraka e un afflato musicale che porta dritto dalle parti di Max Roach ma soprattutto Coltrane…

Una copertina floreale in pieno clima sixties per gridare al mondo lo slogan «amore e rivoluzione». È il biglietto da visita di Love e revolution, album licenziato a metà  maggio da Nicola Conte, primo su etichetta Impulse (distribuzione Universal) e dopo aver inciso per la Blue Note. Dalle incursioni da dance floor, il musicista, dj, compositore e produttore barese è sempre più sedotto dalle atmosfere jazz. Meglio se lontane nel tempo, come dimostra il nuovo progetto impregnato di cultura afroamericana ispirato alla poesia militante di Amir Baraka e un afflato musicale che porta dritto dalle parti di Max Roach ma soprattutto Coltrane…

«Il titolo – spiega Conte – è però di assoluta attualità, è solo che per una serie di circostanze oggi può essere molto importante avere un’ottica del mondo diversa. L’amore e la spiritualità significano liberare l’uomo dalla condizione pesantemente materialista nel quale si trova e dalle costruzioni di una società basata solo sull’idea di profitto e di sfruttamento». Una seduta di registrazione con a fianco i testi sacri di Marx? Conte sorride: «L’idea all’origine non è sbagliata e oggi acquista importanza e nuova attualità. Ma io parlo anche e soprattutto di rivoluzione culturale perché oggi non si parla più di poesia e nella musica c’è una massificazione incredibile. Ma se uno esce dai canali cosiddetti ufficiali, in realtà si scopre che la musica continua a muoversi, ci sono cose fantastiche». All’ascoltatore delle quindici tracce del disco non sfugge l’omaggio a Coltrane con i sassofoni e i fiati sempre in bella evidenza: «Beh sì, è un omaggio a lui e alla Impulse. Ma non è un album celebrativo. Piuttosto ho cercato di trasferire quello che io percepivo come essenza di questo artista, ma anche di gente del calibro di Archie Shepp, Pharoah Sanders».
Arrangiato con estro dal norvegese Magnus Lindgren, vede il dispiego di molte e importanti voci dell’ambito soul jazz americano, da Josè James a Nailah Porter, con una citazione particolare a Gregory Porter: «Volevo delle voci afro americane, era molto importante che la musica che avevo registrato fosse completata da voci all’altezza della situazione». Nel disco interagiscono musicisti italiani e stranieri, Fabrizio Bosso, Pietro Lussu, Gaetano Partipilo e poi Tim Warfield, Michael Pinto: «C’è un grande lavoro di preparazione alla base, ma si discute e molto. Tutti devono avere una voce in capitolo anche se è ovvio che poi io vado per la mia strada. Ma è importante condividere le scelte». Il tour è partito il 21 maggio da Bari, in quella che è ormai, la Puglia, la regione più all’avanguardia e dimostra che con la cultura e la musica ci si può anche mangiare: «Una frase da ancien regime. Ovvio che c’è una consequenzialità a far passare un pensiero come quello, perché la cultura è legata alla libertà di pensiero e espressione. Ma è assurdo quello che accade perché l’Italia è un paese di cultura, il suo bene più prezioso, è il polo di attrazione per tutto il turismo, e una buona parte del paese vive di turismo. La Puglia esprime ora un’idea diversa, meriti a Vendola ma non solo a lui. Merito a un ambiente che fa sì che possa essere eletta una persona come Vendola».

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