L’ex terrorista esce dal carcere, la Farnesina richiama l’ambasciatore

Il caso Battisti provoca la rottura diplomatica tra Italia e Brasile. Una sfiducia giustificata, quella brasiliana, o una decisione politica?

Il caso Battisti provoca la rottura diplomatica tra Italia e Brasile. Una sfiducia giustificata, quella brasiliana, o una decisione politica?

«Un caso giuridico, non politico», per il governo brasiliano. Un caso politico, non giuridico, per quello italiano. Che dopo le minacce di ritorsioni e le varie boutade delle quarte linee del Pdl (boicottaggi, divieti di accesso per i calciatori brasiliani in Italia, etc), ieri ha richiamato l’ambasciatore a Brasilia, paventando l’avvio di una crisi diplomatica. Più sobrio invece il governo di Dilma Rousseff, che ha invece escluso che il caso avrebbe provocato una crisi con l’Italia. Ma tant’è, la destra nostrana soffia (strumentalmente) sul fuoco della mancata estradizione di un terrorista non pentito e del risarcimento negato alle vittime, e la polemica non si placa. Nessuno invece si interroga sui perché della mancata estradizione: lo stato delle carceri italiane, l’assenza del reato di tortura, l’ergastolo. Tutti aspetti enfatizzati nei dossier internazionali sui diritti civili e che hanno pesato sulla decisione della Corte brasiliana. Alla luce di tutto ciò, la nostra domanda torna alle motivazioni del no all’estradizione: si tratta di una sfiducia giustificata (per i motivi sopra esposti), quella della giustizia brasiliana rispetto a quella italiana, o è semplicemente la ratifica di una decisione politica, quella dell’ex presidente Lula?

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