«James Joyce non è morto. Vive a Montreal e si fa chiamare Leonard Cohen» scrisse un giornale americano nel 1966 quando venne pubblicato il romanzo Beautiful Losers (Magnifici perdenti) e la canzone «Suzanne» gli diede la notorietà mondiale.
«James Joyce non è morto. Vive a Montreal e si fa chiamare Leonard Cohen» scrisse un giornale americano nel 1966 quando venne pubblicato il romanzo Beautiful Losers (Magnifici perdenti) e la canzone «Suzanne» gli diede la notorietà mondiale. Forse il paragone con James Joyce è improprio, ma certo Leonard Cohen nei suoi 77 anni di vita che lo vedono trasformarsi da scrittore in rockstar, con tutto l’armamentario di successi, depressioni, vagabondaggi, momenti oscuri e derive zen, non ha mai abbandonato la letteratura. Il seduttore bohémien dalla voce da scantinato e dalla disperazione così desolante che anche la definizione di pessimista gli stava stretta («pessimista è colui che aspetta che piova. Io sono già bagnato fradicio» ha detto una volta), l’ebreo errante che racconta la precarietà e l’inquietudine, il musicista narciso e perfezionista («l’ultimo pensiero è il migliore» ) adorato dalla critica, è un poeta anche a giudizio della fondazione Principe delle Asturie che ieri ha attribuito al cantautore canadese, autore di canzoni di grande successo come «Chelsea hotel» , (dedicata all’amica Janis Joplin), «I’m your man» , «Bird on a Wire» , ma anche di poemi come «Flowers for Hitler» e «The Energy of Slaves» , il Premio Principe delle Asturie per le lettere 2011. Un premio che va, scrive la giuria nella motivazione, alla «qualità della sua opera letteraria cantata e scritta» che esplora «con profondità i temi più importanti riguardanti l’umanità» , un omaggio a un artista che ha influito, dice sempre la giuria, su tre generazioni di tutto il mondo, «alimentando l’immaginario sentimentale della poesia e della musica che si fondono in un valore universale» . Già nel 2007 quello che viene considerato il Nobel spagnolo e che ha nel palmarès nomi come Günther Grass, Arthur Miller, Claudio Magris, Paul Auster, Amos Oz, Ismail Kadarè, aveva incoronato un musicista chiamato Bob Dylan. All’ultima votazione Cohen ha avuto la meglio sulla connazionale Alice Munro e sull’inglese Ian McEwan, anch’essi in gara tra i favoriti. Il cantautore riceverà il premio (un assegno di 50 mila euro e una scultura di Joan Mirò) in ottobre ad Oviedo, dalle mani del principe delle Asturie, Filippo di Borbone, erede della corona spagnola, ma nessuno si aspetti che dalla sua bocca possa uscire il ritornello di una delle sue canzoni più note, «Allelujah» .
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