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Le idee al tempo del web così cambiano le riviste

A Bologna, un convegno de “Il Mulino” fa il punto sul futuro dei periodici. Alcuni vivono ormai parallelamente su carta e online, altri solo in Rete. Si va per tentativi e mutazioni. Resteranno le più prudenti o le più coraggiose?. Internet scioglie il formato classico e lo assimila al proprio modello frammentario

A Bologna, un convegno de “Il Mulino” fa il punto sul futuro dei periodici. Alcuni vivono ormai parallelamente su carta e online, altri solo in Rete. Si va per tentativi e mutazioni. Resteranno le più prudenti o le più coraggiose?. Internet scioglie il formato classico e lo assimila al proprio modello frammentario

La copertina, ultimo baluardo. Brilla sul monitor, ma è ancora tipografica, impaginata, un oggetto dell´era Gutenberg. Cliccabile, è vero: ma si apre solo un estratto dei contenuti, gli articoli si leggono ancora su fogli pdf, con tanto di numero di pagina. Siamo sul sito di Commentaire, il trimestrale che fu di Raymond Aron, ma potrebbe essere Esprit, blasonato mensile fondato da Emmanuel Mounier nel 1932, o la tedesca Merkur, o la spagnola Revista de Occidente di Ortega y Gasset, o l´italiana Vita e pensiero.
Quant´è difficile il salto. Abituata da tre secoli a pensar sfogliando, la cultura europea fatica a staccarsi dalla carta delle sue riviste. Dell´amor di libro-monumento si sa, ma le riviste, periodiche e dunque datate e transitorie per natura, continuamente soppiantate dal numero successivo, vasi sanguigni della comunità intellettuale, flusso di idee più che deposito, quelle sembravano aspettare il loro supporto ideale, e la grande Rete pareva esserlo. Ma la transizione dalla carta ai bit è molto più complicata di quel che ci si aspettava, e quella fra riviste e Web è una Uneasy coexistence, una convivenza difficile, come già anticipa il titolo del convegno che venerdì e sabato metterà per la prima volta a confronto le esperienze “in mezzo al guado” delle maggiori testate continentali che si occupano di politica e cultura.
Le ha convocate a Bologna Il Mulino, ed è un bel modo di celebrare i suoi primi sessant´anni. Anche la storica rivista dei catto-lib-lab bolognesi ha compiuto, un anno fa, il suo approdo in Internet, con una formula che di fatto crea due testate parallele con minime sovrapposizioni (un solo articolo per numero è leggibile gratuitamente sul sito), e con carattere e stile molto diversi. «La carta è verticale, viaggia su alti livelli e approfondisce. L´online è orizzontale, copre tutto il presente, ma a volo d´uccello», spiega il direttore Piero Ignazi, ma ammette: «quale sia la giusta miscela tra questi due piani cartesiani, cosa saranno le riviste come la nostra fra cinque anni, è ancora tutto da scoprire».
Si va per tentativi, mutazioni e selezioni darwiniane. Sopravviveranno le più adatte, le più prudenti, o le più coraggiose? Per questo il censimento delle esperienze è così utile, e pieno di sorprese. Prima e non scontata: l´Italia per una volta non è un passo indietro, forse qualche pollice avanti. Se Il Mulino versione online torna alle origini assoldando giovani studiosi dell´emigrazione intellettuale come antenne sparse nel mondo, Limes offre ai lettori video-editoriali e le sue celebri mappe, Reset (la rivista e l´associazione) ha partorito Reset DOC, «rivista Web per tutte le tribù del mondo», in tre lingue (italiano inglese e arabo), mentre qualche mese fa ha esordito la prima ambiziosa rivista culturale interamente elettronica, Doppiozero, a consultazione libera e in forma di associazione no-profit.
E ci sono già, in questo parziale elenco, tutte le tipologie della transizione in atto, quelle più timide e quelle più innovative. L´Europa infatti sembra dividersi tra due tendenze: una continentale, più audace nell´offrire contenuti Web only, e una insulare, più orientata all´integrazione fra carta e schermo. La francese Rue 89, ad esempio, fondata solo quattro anni fa da un gruppo di ex giornalisti di Libération, si trova anche in edicola, ma qui è la carta il prodotto secondario di un “giornalismo partecipativo” aggressivo, molto tempestivo e originale (dai titoli di oggi: “Se mi licenziano, cosa ho il diritto di portarmi via dall´ufficio?” o un reportage sulla demolizione dei monumenti ai caduti). Ma la conterranea e coetanea Nonfiction, che è una normale rivista di recensioni librarie, è tutta elettronica, quotidianamente aggiornata e si definisce “un portale intellettuale”; e lo stesso aspetto di aggregatore di contenuti ha la tedesca Perlentaucher (con la sua versione in inglese Sign and Sight, capace di spaziare da Cioran a Lady Gaga) che pure si presenta come “Kulturmagazine”.
Le parole rivista, revue, magazine, effettivamente sembrano in disuso là dove si osa di più. Come se fosse necessario marcare le differenze rispetto alle riviste tradizionali che sembrano concedersi al Web con dispiacere e resistenza, come la spagnola Claves che pur nata nel ´90 offre ai cybernauti solo un asciutto indice degli articoli, o le tante che propongono online solo qualche gadget per invogliare gli abbonati al cartaceo (newsletter, consultazione dell´archivio). La britannica Prospect, tendenza labour moderata, un´autentica corazzata del settore coi suoi 27 mila abbonati “su carta”, ha invece fatto la scelta coraggiosa di proporre ai lettori anche solo l´abbonamento online, offrendo comunque alcuni articoli free sul sito. Ma in Inghilterra la vera novità sono i siti dei think-tank politico-intellettuali di diverso orientamento: il conservatore Res Publica, i liberal Centre Forum e Social Liberal Forum, il radicale Labour Uncut (così come la francese Fondapol), proiezioni esterne delle elaborazioni dei rispettivi gruppi di ricerca, ma anche piattaforme di scambio, discussione, raccolta di contributi: possiamo chiamarle ancora riviste? Left Foot Forward si autodefinisce «blog politico progressista» e del blog ha tutto l´aspetto: i pulsanti per la condivisione sui social network, la tag cloud, fotografie accattivanti e irriverenti, link a profusione, interattività spinta. Come un acido corrosivo, la struttura della Rete scioglie il formato classico e assimila le riviste al proprio caotico, mutevole, frammentario, vincente modello. L´intellettuale pedagogo, modello gramsciano, per il quale la rivista era come la tolda di una nave da combattimento, nel mare aperto della Rete sopravviverà come blogger?

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