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«Becerra, un perseguitato»

COLOMBIA Parla Ramiro Orjuela, difensore del giornalista di Anncol , estradato da Chà¡vez

Ex consigliere comunale del Partito Unià³n Patriotica, rifugiato in Svezia, Pérez è stato consegnato a Bogotà 

 

COLOMBIA Parla Ramiro Orjuela, difensore del giornalista di Anncol , estradato da Chà¡vez

Ex consigliere comunale del Partito Unià³n Patriotica, rifugiato in Svezia, Pérez è stato consegnato a Bogotà 

  «Joaquín Pérez Becerra è un perseguitato politico per reati d’opinione», dice al manifesto l’avvocato colombiano Ramiro Orjuela. Orjuela, difensore dei diritti umani, è presidente della Corporación Socio Juridica «Orlando Fals Borda»: «rappresento – spiega – molti parenti delle vittime di sparizioni forzate ed esecuzioni extragiudiziali commesse dall’esercito colombiano e difendo diversi prigionieri politici». Fra questi, il giornalista Becerra, direttore dell’agenzia di notizie web Anncol, arrestato in Venezuela sabato 23 aprile ed estradato in Colombia il lunedì successivo. Un caso che ha scatenato vivaci polemiche nel Venezuela «bolivariano»: il cui presidente – Hugo Chavez – si era distinto per la sua mediazione fra la guerriglia delle Forze armate colombiane e il governo di Bogotà durante il sequestro di Ingrid Betancour, attirandosi per questo le ire del suo omologo di allora, Alvaro Uribe. Becerra è stato sacrificato sull’altare di un apparente nuovo corso tra Chávez e l’attuale presidente colombiano Manuel Santos, allora congiuntamente impegnati nella ricerca di una soluzione alla crisi honduregna e al ritorno in patria dell’ex presidente Manuel Zelaya (deposto da un colpo di stato il 28 giugno del 2009).

Di cosa è accusato Becerra?
Lo accusano di finanziare attività terroriste, sulla base di presunte informazioni contenute nei computer del comandante guerrigliero Raul Reyes, ucciso dall’esercito colombiano ai confini con l’Ecuador. Un’accusa falsa e una violazione della libertà di stampa.
Quali sono i termini della questione a livello internazionale?
È deplorevole che il governo venezuelano non abbia rispettato né i protocolli sull’estradizione, né i diritti del rifugiato, perché Joaquin Becerra è rifugiato politico in Svezia e ha anche acquisito la cittadinanza svedese. Era lì per fare interviste per l’agenzia, ma era evidentemente al centro della cosiddetta Operación Europa, con cui il servizio segreto colombiano segue e minaccia gli oppositori del governo in Europa, controllando illegalmente persino rappresentanti delle istituzioni europee. È stato consegnato a Bogotà senza alcun procedimento giuridico, in violazione dei diritti del perseguitato politico a non essere torturato o sottoposto a trattamenti inumani e degradanti, è stato violatoil diritto all’intervento di un paese terzo, in questo caso la Svezia.
Perché si era rifugiato in Svezia?
Era un sopravvissuto al massacro della Unión Patriotica, un partito politico creatosi nell’84 a seguito degli accordi di negoziato intercorsi fra il presidente colombiano di allora, Belisario Betancourt, e le Farc. Ne ho fatto parte anch’io. Ho subito minacce e attentati come molti colleghi. Becerra, che fin da giovane difendeva i diritti degli indigeni del Cauca, divenne consigliere comunale nel municipio di Corinto. Up venne sterminato dalle bande paramilitari in complicità con l’esercito, polizia e servizi segreti. Si calcolano intorno alle 3.000 vittime fra dirigenti, candidati presidenziali e simpatizzanti. Quando anche la moglie venne uccisa, Becerra fuggì in Svezia, dove acquisì la cittadinanza, rinunciando a quella d’origine. Ha vissuto lì per 18 anni, e ha fondato Anncol.. Ora è in una cella di massima sicurezza in isolamento, al freddo e malnutrito. Come gli oltre 7500 prigionieri politici colombiani.
Cosa pensa della legge per il recupero delle terre alle famiglie vittime del conflitto, votata il 24 maggio in Colombia, in cui il governo prende atto dell’esistenza di un conflitto armato? Pensa che possa costituire un primo passo verso l’apertura delle trattative governo-guerriglia?
È insufficiente e impossibile da realizzare. Chi ha cacciato i contadini non vuole restituire il maltolto, i leader contadini che reclamano la terra continuano ad essere uccisi.. Per riconoscere il conflitto armato non serve una legge, perché tutti i giorni muoiono soldati, poliziotti e guerriglieri, tutti i giorni ci sono combattimenti, bombardamenti, imboscate. Serve la volontà politica del governo e della guerriglia di sedersi a dialogare e risolvere il conflitto attraverso il negoziato. Se non si arriva alla pace e alla giustizia sociale, la guerra proseguirà per altri 50 anni..

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