La protesta delle lamette nell’isola spaccata in due

Ingoiano lamette da barba, pezzi di vetro, frammenti acuminati: è la protesta estrema contro il rimpatrio forzato messa in atto dai migranti tunisini rinchiusi nel centro di Lampedusa. Nella struttura d’«accoglienza» di Lampedusa al momento si trovano circa 190 tunisini, molti dei quali (almeno quelli approdati dopo il 5 aprile) verranno riportati a casa, secondo l’accordo Italo-tunisino.

Ingoiano lamette da barba, pezzi di vetro, frammenti acuminati: è la protesta estrema contro il rimpatrio forzato messa in atto dai migranti tunisini rinchiusi nel centro di Lampedusa. Nella struttura d’«accoglienza» di Lampedusa al momento si trovano circa 190 tunisini, molti dei quali (almeno quelli approdati dopo il 5 aprile) verranno riportati a casa, secondo l’accordo Italo-tunisino.

 Prima venti, giovedì notte altri dieci, sono per lo più i giovani a procurarsi ferite autolesionistiche rischiando la morte. Per ora sono stati tutti salvati negli ospedali di Agrigento e Palermo. L’isola siciliana è spaccata in due: da una parte la disperazione dei migranti dall’altra lo show, andato in scena ieri fino al tramonto, per lampedusani e turisti con Claudio Baglioni, Luca Barbarossa e altri pezzi della nazionale italiana cantanti. Una kermesse per «sottolineare l’approdo e l’accoglienza dei immigrati», dicono, in uno spazio (il porto di Cala Pisana) «simbolo dell’emergenza umanitaria di questi ultimi mesi in cui si fa il concerto che significa dialogo». E addirittura «per voltare pagina», il sindaco Bernardino De Rubeis invoca il ritorno di Silvio Berlusconi: «E non per fare una passeggiata, bensì per portare serie risposte a un territorio che lo ha accolto con applausi e senza contestarlo».

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