La prevalenza del militante

Le preferenze politiche sono come la tosse e la scarlattina: non è possibile nasconderle a lungo. Dopo un poà, bucano la carta e si offrono nude all’attenzione del lettore. Meglio, allora, rivelarle subito, specie quando càè da attendere ad impegni scientifici: si guadagna in consapevolezza e càè meno rischio di svisare le cose per accomodarle meglio agli umori (e ai malumori) del momento.

Le preferenze politiche sono come la tosse e la scarlattina: non è possibile nasconderle a lungo. Dopo un poà, bucano la carta e si offrono nude all’attenzione del lettore. Meglio, allora, rivelarle subito, specie quando càè da attendere ad impegni scientifici: si guadagna in consapevolezza e càè meno rischio di svisare le cose per accomodarle meglio agli umori (e ai malumori) del momento.

Merito di Angelo d’Orsi è di aver chiarito immediatamente sotto quali cieli è nata L’Italia delle idee, che è una galleria delle esperienze culturali e delle teorie politiche dall’Unità ad oggi, allestita con il conforto degli insegnamenti di Antonio Gramsci (nella foto). A tanta franca schiettezza, però, non sempre è seguita una ricostruzione equanime dei fatti (che ciascuno naturalmente è libero di interpretare a suo modo); ma i fatti, i fatti nella loro testarda evidenza, vanno bene riportati per quelli che sono. Ecco: qui e là si ha l’impressione che il militante abbia sopravanzato lo storico, muovendolo a tacere realtà che non si ingranano con i suoi valori. Un esempio. Quando d’Orsi discorre degli intellettuali che, riuniti intorno a «Mondoperaio» , assecondarono la svolta riformatrice del socialismo italiano, non si trattiene dall’ingrossare la voce e ne colorisce questo ritrattino: «La sostanza del loro messaggio concerne la non compatibilità di quasi tutti i diritti sociali (anche di qualche diritto politico) con le logiche del “libero mercato”» ; come dire che «Mondoperaio» aveva ceduto al liberismo più aguzzo. Senza ricordare così che proprio sulla stessa rivista tenne banco un acceso dibattito sull’autogestione. Certo, di quei progetti oggi possiamo anche ricordarci con indulgente scetticismo. Ma ricordarcene dobbiamo. Per scrupolo di verità. Precisamente quella verità che scapita assai quando d’Orsi sale nei giri sonori dei suoi risentimenti. Peccato che sia andata così. Perché in fondo il libro si legge di buona voglia, fosse solo per la virtù dei contrasti che aiutano ad affinare le proprie acquisizioni. Che è poi, questa del contrasto, la prima verità della sapienza liberale.

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