SIRIA Scontro all’Onu sulla risoluzione di condanna di Francia-Gb e Usa. Il regime teme la nascita di roccaforti di ribelli sul confine, dove far entrare armi, denaro e reclute, come a Bengasi in Libia
SIRIA Scontro all’Onu sulla risoluzione di condanna di Francia-Gb e Usa. Il regime teme la nascita di roccaforti di ribelli sul confine, dove far entrare armi, denaro e reclute, come a Bengasi in Libia
DAMASCO – Sono 1.600 i siriani rifugiati in Turchia ormai, conferma l’Unhcr-Onu, ma altre migliaia sono accampate sul lato siriano del confine. Attraversano ogni ora in motocicletta o su camion, dice un ufficiale turco. Le autorità turche controllano le identità, poi li trasportano nella tendopoli di Yayladagi (può ospitare 5mila persone), ma si prepara un altro campo ad Altinozu. Ambulanze stazionano al valico di Yayladagi per portare i feriti all’ospedale ma giornalisti sul luogo dicono che il governo turco ha posto telecamere nei campi e proibisce+ di intervistare i rifugiati.
Jisr al-Shughour, 50mila abitanti a 20 km dal confine turco, è una città fantasma, raccontano i residenti, restano solo 200 uomini per evitare saccheggi. Per la Tv siriana i residenti hanno lasciato l’area per permettere lo svolgimento delle operazioni militari contro le bande terroriste. Il Coordinamento dei comitati locali dell’opposizione riferisce a Saraqeb (Idleb) di un uomo ucciso e 6 feriti quando i residenti hanno tentato di bloccare una colonna di 22 pullman della sicurezza. Jisr al-Shughour sarebbe circondata da 40 carri armati e circa 30mila effettivi delle unità speciali al comando di Maher al Assad in quella che si annuncia come una dura operazione militare, secondo attivisti. Per il dissidente siriano Amr Al-Azm, il regime è pietrificato dalla paura che si creino roccaforti di ribelli sul confine dove far entrare armi, denaro e reclute, sul modello di Bengasi in Libia. Questo spiegherebbe la straordinaria violenza usata contro Daraa, Banias, e ora Jisr al-Shughour.
Crescono le voci di defezioni dall’esercito, «Al Jazeera» ha trasmesso la testimonianza (un video amatoriale dell’ong Avaaz di cui non può verificare l’autenticità) di un membro dei servizi di sicurezza che ha disertato perché ha ricevuto l’ordine di sparare sui manifestanti disarmati. «Se c’è una spaccatura dell’esercito, il cui comando è in mano a fedeli generali alawuiti, con gruppi di soldati che passano dalla parte delle proteste, allora siamo ad un punto di svolta» dice un analista siriano che chiede l’anonimato, «il regime risponderà con ancora più violenza, che porterà alla guerra civile tra sunniti ed alawuiti. Assad non potrà più presentarsi come il garante della stabilita». Un altro video che suscita grande indignazione è quello dei funerali del 15enne Thamer Mohamad Sahri, arrestato con il suo amico Hamza al-Khateeb il 29 aprile a Daraa, il cui corpo appare sfigurato da tortura.
Navi Pillay, Commissario ai diritti umani, chiede un missione Onu, il papa invita l’ambasciatore siriano in Vaticano a rispettare la «dignità del popolo». Il Consiglio di sicurezza discute la risoluzione di condanna della Siria di Francia, Gran Bretagna, sostenuta dagli Usa, che pure non chiede sanzioni o un intervento armato. Russia e Cina si oppongono perché «aggraverebbe la crisi, che è tale da non minacciare la sicurezza e la pace nel mondo». Gli attivisti hanno chiamato la giornata di protesta di oggi, venerdì 10, «il giorno delle tribù».
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