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Il primo giorno da uomo libero via dal carcere, poi la fuga in albergo

È arrivato nell’hotel di notte, dopo aver seminato i fotografi che lo inseguivano dal carcere “Ha trascorso giorni di ansia, per dormire prendeva antidepressivi. Ora attende le figlie” Il governo vuole che tv e giornali tolgano la loro luce da questo affare il prima possibile

È arrivato nell’hotel di notte, dopo aver seminato i fotografi che lo inseguivano dal carcere “Ha trascorso giorni di ansia, per dormire prendeva antidepressivi. Ora attende le figlie” Il governo vuole che tv e giornali tolgano la loro luce da questo affare il prima possibile

BRASILIA – «Vivrà a Rio e farà lo scrittore», assicura Luis Barroso l´avvocato che lo ha difeso davanti all´Alta Corte. «È felice, finalmente rilassato dopo un periodo duro. Ha trascorso giorni di ansia, prendeva antidepressivi per dormire. Ora attende l´arrivo delle due figlie, Valentina e Charlene, che vengono da Parigi insieme a Fred Vargas. Interviste? No, non può. Non può muoversi e non può parlare. È senza documenti. Deve aspettare che gli concedano il visto di residenza permanente». Cesare Battisti ha trascorso le prime ore da uomo libero, dopo oltre quattro anni dall´arresto del marzo 2007 a Copacabana, in un albergo nel centro di Brasilia, il Manhattan Plaza. Un edificio anni Sessanta, grigio lucido, a sedici piani con i terrazzini rettangolari di vetro. Era un facile approdo visto che si trova esattamente di fronte al più lussuoso «Kubitschek», l´albergo dove la giallista francese Fred Vargas ha trascorso lunghe e nervose settimane in attesa dei verdetti, da dove ha costruito la strategia per ottenere la liberazione del suo fraterno amico, e dove è attesa nelle prossime ore. Per la prima volta dopo oltre trent´anni Battisti non è più un fuggiasco fra il Messico, la Francia e il Brasile, ma forse non se ne sarà neppure accorto visto che la sua momentanea condizione di immigrato illegale lo costringe a nascondersi ancora.
Al Manhattan Plaza è arrivato in piena notte dopo aver seminato le moto dei fotografi, che lo inseguivano da quando è uscito dal carcere, fingendo di fermarsi in un condominio, il «Solar Brasil». C´è chi giura che ad aspettarlo ci fosse Joice Lima, la sua fidanzata di Rio de Janeiro. Solo il più potente network brasiliano Rede Globo ha saputo in anticipo dove stava e questo vuol dire soltanto una cosa: è tornato in pista l´avvocato Greenhalgh. Chiusa la partita del Tribunale Supremo il costituzionalista Barroso esce di scena e Battisti viene ripreso in consegna da Luis Eduardo Greenhalgh, l´avvocato del Partito dei lavoratori (Pt) di Lula e Dilma Rousseff. Nei primi anni Ottanta, quando Lula faceva il sindacalista nelle fabbriche di automobili della cintura industriale di San Paolo, e c´era la dittatura, Greenhalgh era l´avvocato del «soccorso rosso» che tirava fuori gratis gli oppositori dalla galera: oggi è uno degli uomini più influenti del paese. E Battisti gli deve la libertà visto che fu lui a convincere il ministro della Giustizia, Tarso Gerno, a concedergli l´asilo politico avviando quella catena di equivoci – l´ex terrorista che si trasforma in un perseguitato politico – conclusasi l´altra notte con la scarcerazione.
Ora sarà Greenhalgh a gestirlo almeno nelle prime settimane ed è probabile che lo porterà a San Paolo appena possibile: l´operazione è farlo sparire almeno per un po´ e tenerlo lontano dall´assedio dei mass media. Al desk del Manhattan Plaza gli impiegati hanno le bocche cucite e l´ordine di non dare dettagli sull´inquilino eccellente che ha scelto il loro albergo per la prima doccia da uomo libero. Anzi depistano.
Secondo i loro racconti Battisti sarebbe entrato verso le due del mattino dell´altra notte ed uscito poco dopo le quattro, prima dell´alba, pagando 400 reais (poco meno di 200 euro). Un po´ troppo per un hotel tre stelle.
Cameramen, fotografi e giornalisti non ci credono e bivaccano nella piazzetta rotonda davanti all´albergo vicino alla statua in bronzo argentato di Kubitschek, il presidente che cinquant´anni fa fondò Brasilia.
La massima preoccupazione del governo è che tv e giornali tolgano la loro luce da questo affare il prima possibile e sperano che non facendolo vedere, l´interesse per l´ex terrorista dei Pac vada rapidamente scemando. La «presidenta», Dilma Rousseff, ha detto un suo portavoce è stata informata delle durissime reazioni italiane alla liberazione di Battisti ed ha rilasciato solo una dichiarazione molto secca: «Le decisione del Tribunale Supremo non si discutono». Peccato che due anni fa il Tribunale aveva deciso l´opposto, ovvero l´estradizione, e che Lula dopo aver giurato per mesi che avrebbe rispettato la sentenza dell´Alta Corte l´abbia rovesciata nell´ultimo giorno del suo mandato. Pressioni ne hanno ricevute molte, sia Lula sia Dilma.
E non solo le lettere del presidente Napolitano. Anche D´Alema venne a Brasilia ad incontrare Marco Aurelio Garcia, il braccio destro di Lula.
L´altra notte quando c´è passato davanti all´uscita del carcere di Papuda, nell´auto nera con il finestrino abbassato, Battisti aveva un impercettibile ghigno nel sorriso e l´aria perplessa davanti ai flash. I capelli tinti rossicci, camicia e pantaloni chiari, e lo sguardo timidamente allegro di chi pensa d´averla fatta franca. A 56 anni forse ha smesso di fuggire ma continua ad aver paura di chiunque gli parli in italiano come se i fantasmi dei suoi anni da killer continuassero a circondarlo.

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