MARXISMO Un saggio dedicato all’opera di Louis Althusser
MARXISMO Un saggio dedicato all’opera di Louis Althusser
Il lavoro di ricerca che da lungo tempo Fabio Raimondi sta dedicando all’opera di Louis Althusser ha un intento determinato: a fronte della rimozione conseguente al fallimento dei socialismi reali, bisogna invece ribadire che l’attività dell’interrogazione filosofica, permanente ed autocritica, sui problemi aperti e della scienza marxiana e sugli esiti disastrosi delle politiche ispirate dallo stalinismo, costituisce l’impegno teorico indispensabile alla riconfigurazione di pratiche di resistenza e di lotta nella nuova epoca della mondializzazione. La necessità di questo impegno trova in Althusser la sua figura emblematica. Degli scritti dell’ultima produzione althussseriana, Raimondi ha curato la traduzione di Marx nei suoi limiti (Milano); ora ci propone la ricostruzione dell’avvincente itinerario di ricerca del filosofo francese nel libro Il custode del vuoto. Contingenza e ideologia nel materialismo radicale (Ombre corte, pp. 347, euro 29).
Il principale oggetto degli sforzi teorici di Althusser è stato la nozione d’ideologia, che, inizialmente, il filosofo collega alle rivoluzioni teoriche indotte da Marx e Freud. Questi due autori hanno svelato i presupposti esteriori delle formazioni ideologiche: i modi di produzione e l’attività propria dell’inconscio; entrambi portano alla luce due specie diverse di rimosso: ciò che resta l’impensato dell’economia e quanto viene costituendo la falsa immediatezza delle coscienze individuali. Nelle opere che rappresentano sicuramente il maggiore contributo offerto agli sviluppi della teoria marxista nella seconda metà del Novecento – Per Marx ed i saggi di Leggere il Capitale -, Althusser perviene ad un’autonoma concezione dell’ideologia: questa è un tutto reale, prodotto impersonale, risultato di una storia costituita da una molteplicità di processi, in cui il posto del soggetto è sempre vuoto (contro il teleologismo della dialettica hegeliana, Marx viene avvicinato a Spinoza al fine di spiegare il divenire storico come insieme dei processi di rapporti sociali in perenne movimento).
Produttori d’inconscio
L’ideologia è, per Althusser, produzione inconscia di comportamenti, opinioni, gesti; è fabbrica d’identità attraverso la funzione dell’immaginario che contribuisce ad ipostatizzare l’impensato, l’Altro. L’utilizzazione esplicita dei registri lacaniani segna in questo caso una differenza precisa: Lacan assegna all’attività simbolica la produzione dell’inconscio, che apre al concreto di significanti vuoti che funzionano come ideologia per gli individui; secondo Althusser, è l’ideologia stessa che attiva l’inconscio dando origine ad un ordine simbolico che copre la dimensione dei conflitti e naturalizza la realtà delle diseguaglianze. L’ideologia opera comunque a favore della classe dominante: nel famoso saggio Idéologie et appareils idéologiques d’État (1970), l’autore descrive il carattere eterno e storico dell’ideologia che costituisce il sistema di quegli apparati – istituzioni, organizzazioni e pratiche – finalizzati alla sottomissione della forza lavoro alle regole dell’ordine prestabilito.
In tale contesto, il soggetto è sempre un effetto ideologico, ossia un effetto inconscio, perché è il trasferimento immaginario di un’identità definita ideologicamente (cioè socialmente) a un nuovo essere umano che, assimilandola involontariamente tramite l’educazione, la fa diventare il proprio inconscio. Come sottrarsi alla dimensione autoproducentesi del sistema, in cui gli uomini figurano unicamente come supporti anonimi di formazioni sociali di produzione?
Per un verso, la risposta althusseriana richiama ad un incerto obiettivo di desoggettivazione che gli individui dovrebbero attivare come lotta permanente (di classe) contro la propria stessa ideologia; per un altro versante, ancora fino alla metà degli anni Settanta, il filosofo francese confida nella funzione del partito di classe che costruisce organizzazione collettiva di lotta contro gli apparati ideologici. A fine anni Settanta precipita la crisi umana, scientifica e politica di Louis Althusser, annunciata nella lettera a Merab (16 gennaio 1978) con l’espressione in cui dice di trovarsi nella «merda teorica e politica» senza precedenti. Dapprima, l’esplicita denuncia dell’insufficienza della tradizione teorica prodotta da Marx, Lenin e Gramsci: non solo in riferimento all’inadeguatezza degli assunti enigmatici del materialismo dialettico, ma anche all’evidente inconsistenza della riflessione sullo Stato e sulle caratteristiche proprie dell’organizzazione partitica di classe (Que faire? e Marx dans ses limites, 1978); in seguito, l’allontanamento dal Partito comunista francese e, soprattutto, il tragico evento dell’uccisione della moglie.
Nei anni successivi a quel tragico evento e fino alla sua morte avvenuta nel 1990, Althusser si propone di costruire una filosofia materialistica per il marxismo, a suo parere indispensabile per potere ancora problematizzare la pensabilità stessa della politica. Attraverso il commento di una serie di scritti straordinari – di cui una buona parte inedita -, Raimondi ricostruisce la nuova radicale prospettiva althusseriana, laddove il filosofo francese riprende categorie già utilizzate nel tempo – contingenza, aleatorietà, vuoto – e argomenta la possibilità di istituire relazioni significative tra il pensiero atomistico epicureo-lucreziano, il sistema di Spinoza, le istanze materialistiche presenti in Marx fino ai risultati più rilevanti dell’epistemologia francese contemporanea (Canguilhem e Bachelard).
Il materialismo aleatorio
Questa linea di materialismo aleatorio vuole rispondere innanzitutto alla necessità di contestare ogni pretesa di assegnare al Logos un primato sulla realtà. Per althusser infatti bisogna invece far valere il primato della contingenza nelle relazioni d’incontro che si rendono possibili nella struttura di vuoto/pieno che costituisce la struttura dell’universo. Ponendo al centro il problema della materialità delle sovrastrutture e delle pratiche ideologiche, la filosofia giustifica il ritorno della politica che viene a giocare negli interstizi e nei margini dei vuoti. La filosofia si fa custode del vuoto poiché è nelle dinamiche delle contingenze che può essere pensata una politica aleatoria di classe in grado di dare forma ad un ordine politico capace di conservare la propria apertura a trasformarsi come dinamica costitutiva del proprio essere quell’ordine specifico; in breve, il materialismo aleatorio, o dell’incontro, diviene ora il tentativo filosofico di pensare quest’ordine-senza-società: un ordine come movimento anziché come Stato. Althusser esplicita pure che questa nuova forma della politica può assumere i caratteri della democrazia e del federalismo.
Queste rapide notazioni non consentono di soffermarci in modo conveniente sull’ultima parte del libro di Raimondi, dedicata all’importanza che assume per Althusser la figura di Machiavelli. Conviene solo annotare che grazie ai suggerimenti che provengono dal segretario fiorentino Althusser discute della prospettiva di un principe del tutto nuovo nell’epoca della globalizzazione: quella politica capace di schierarsi dalla parte dell’inesistente impossibile popolo comunista, che è quella classe universale che in quanto tale abolisce in permanenza se stessa, classe sempre parzialmente vuota, proletariato migrante ed eccentrico dal volto cangiante che impedisce la chiusura identitaria
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