Nessun sussulto di riscatto dal mondo intellettuale ellenico, lontano dal sentire comune dei cittadini e dominato da rigurgiti nazionalisti e fede cieca nel neoliberismo globale ">

Grecia, crisi economica e intellettuale

Nessun sussulto di riscatto dal mondo intellettuale ellenico, lontano dal sentire comune dei cittadini e dominato da rigurgiti nazionalisti e fede cieca nel neoliberismo globale

Nessun sussulto di riscatto dal mondo intellettuale ellenico, lontano dal sentire comune dei cittadini e dominato da rigurgiti nazionalisti e fede cieca nel neoliberismo globale

In meno di un mese, lo scorso aprile, la Grecia ha perso cinque tra le figure che più hanno contribuito a mantenere vivo lo spirito critico del Paese. Due cantautori, Nikos Papazoglou e Manolis Rassoulis, uno scrittore teatrale, Iakovos Cabanellis, un attore, Thanassis Veggos e l’eroe della Resistenza Lakis Santas (che, il 30 maggio del 1941, in compagnia di Manolis Glezos, calò la bandiera del Terzo Reich che sventolava sull’Acropoli, inaugurando così la Resistenza) morirono a pochissimi giorni di distanza uno dall’altro.

Cinque voci che hanno taciuto per sempre, lasciando un gran vuoto nella dignità culturale greca, della quale avevano espresso l’intelligenza, l’ironia e la passione: morti loro, protagonisti del meglio che la società ellenica aveva proposto nei decenni dal dopo guerra a oggi, la Grecia pare privata di ogni positiva volontà di riscattarsi. Il desiderio di rivincita dettato dall’orgoglio nazionale, invece, è all’ordine del giorno nella retorica di tutte le destre, mentre un intero popolo ha i nervi messi a nudo dalla sensazione o certezza che la propria catastrofe economica sia ormai prossima.

Dallo scoppio della crisi, il mondo intellettuale ellenico non ha pronunciato altro che timide, poco fantasiose e generiche considerazioni, circa “il male che ci è capitato”, “le scelte passate che ci hanno portato dove ci troviamo”, le responsabilità collettive, guarnite da qualche richiamo nazionalista, quel “noi soli contro i nostri creditori internazionali” di Mikis Thodorakis e, addirittura, da rabbrividenti inviti a mandare migranti, zingari e tossicodipendenti a coltivare la terra su un isolotto disabitato tanto per cominciare a mettere ordine da qualche parte (come sostiene Dionisis Savvopoulos, cantautore).

Balbettii e silenzi sono stati interrotti la settimana scorsa, quando trentadue esponenti del mondo accademico e artistico del Paese, hanno firmato una lettera intitolata: “Osate!”. L’invito, dal tono vagamente militarista, è rivolto alla classe politica del Paese: al governo che, stando ai trentadue firmatari, non deve tergiversare oltre e applicare alla lettera tutte le imposizioni europee; alle opposizioni, che devono abbandonare ogni calcolo politico e sostenere l’operato del governo e, pertanto, la completa osservanza del memorandum firmato in occasione del prestito di 110 miliardi del 2010 (nella lettera non si fa alcun cenno a un’eventuale impossibilità ideologica dei partiti della sinistra ad attuare le ricette del neoliberismo per curare i mali ellenici).

Mentre tutta la società, chi a casa, chi alle manifestazioni dei sindacati, chi al negozio sotto casa, chi nelle piazze degli ‘Indignati’ greci, pensa, discute e cerca alternative alla ricetta, inaugurata quindici mesi fa per salvare la Grecia dal deficit, i trentadue firmatari dell’invito ripropongono la strada che non solo non ha prodotto i risultati auspicati dal governo, quelli per cui la Grecia si sarebbe risollevata a partire dal 2012, ma che si trova in completa antitesi rispetto al sentire dell’opinione pubblica del Paese.

Il richiamo quasi nostalgico dei trentadue alla “forza” che è derivata alla Grecia dalla sua appartenenza alla eurozona, pare l’auspicio per il ritorno al Paese di prima della crisi. Tale viaggio a ritroso non pare auspicabile e nemmeno possibile, mentre si delinea in maniera molto limpida il carattere profondamente conservatore dell’invito a “osare” espresso nella lettera. Nessuna nuova idea, pertanto, ma la stucchevole ripetizione di idee già elaborate da altri, già esplorate da altri. Accanirsi sul fallimento: questa, in sintesi, la proposta dei trentadue intellettuali greci, distanti, come mai prima di oggi, dalla società greca, dal suo sentire e dal suo soffrire.

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