De Luna: cadute le utopie, è tempo di mitezza

Da anni il parco memoriale degli Stati europei e dell’Italia è cresciuto, dando voce a una molteplicità  di vittime del XX secolo, spesso messe tra loro in concorrenza, come ricordava una quindicina d’anni fa un saggio del filosofo e sociologo francese Jean-Michel Chaumont (La concourrence des victimes, ed. La Découverte).

Da anni il parco memoriale degli Stati europei e dell’Italia è cresciuto, dando voce a una molteplicità  di vittime del XX secolo, spesso messe tra loro in concorrenza, come ricordava una quindicina d’anni fa un saggio del filosofo e sociologo francese Jean-Michel Chaumont (La concourrence des victimes, ed. La Découverte). Alle nuove date memoriali che si apprestano a scandire un rinnovato e più denso calendario della nostra religione civile e spesso si propongono di sostituire quelle attualmente condivise e riconosciute (anche se da qualche parte contestate, come il 25 aprile), corrispondono frequentemente conflitti, recriminazioni, proposte di riscritture radicali della storia, anche alla luce dell’uso che politica e mass media ne fanno, non tanto per scopi di conoscenza del passato, ma per giustificare scelte e posizioni del presente.
Giovanni De Luna, ne La Repubblica del dolore, sottolinea come proprio «il paradigma vittimario si presenti oggi nello spazio pubblico con i tratti di una marcata egemonia culturale» , spesso a scapito della conoscenza storica. E sottolinea come il termine «vittima» ricorra con insistenza nelle leggi che dal 20 luglio del 2000 (data dell’istituzione del 27 gennaio come Giornata della memoria delle vittime della Shoah) sono state approvate dal parlamento italiano, tanto da considerarlo la «spia linguistica del tenere insieme — scrive De Luna — Resistenza e Ragazzi di Salò, foibe e lager, terrorismo delle Br e mafia, attraverso la costruzione, nel segno della compassione per le vittime, di una memoria avvinta dall’emozione e assorbita dalla sofferenza» .
 È indubbio che questo sguardo all’indietro sul nostro passato sia una caratteristica determinata anche dall’eclissi delle grandi utopie. Mutilato del suo orizzonte, il XX secolo al nostro sguardo— sottolinea il sociologo della politica Enzo Traverso— si mostra come un’epoca di guerre, totalitarismi e genocidi. Così, anche grazie alla voce dei testimoni dei lager nazisti e dei gulag, ormai accolta nell’universo della letteratura, le vittime sono diventate i «passatori «della storia… Il problema, sottolinea De Luna, riguarda l’Italia e l’Europa nel suo insieme, ma che affidamento oggi può essere concesso a una simile memoria «carica di contraddizioni e così esposta ai venti delle passioni e dei sentimenti?» .
 Prendere atto del fallimento della classe politica nel dare vita a un nuovo patto di memoria per rafforzare la comunità civile e la nazione non significa rinunciare a cercare, proprio a partire da questa crisi, una soluzione possibile. Così a conclusione del suo bel saggio, De Luna sceglie la «mitezza» come venne enunciata da Bobbio, una virtù sociale che «per rifulgere ha bisogno dell’altro, deve essere inserita nei legami sociali che tengono avvinta una comunità» . Forse, proprio la mitezza può essere il fondamento di una memoria immune dalle contese risarcitorie tra vittime ed eredi delle vittime.

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