Uno scandalo sui fondi statali alle Madri per la costruzione di case. La destra scatenata contro Hebe e Cristina
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Dal ’77, l’ora più difficile per la Madri

HEBE BONAFINI.  La storica leader della lotta sui desaparecidos al centro di una brutta storia su cui si butta la destra. Uno scandalo sui fondi statali alle Madri per la costruzione di case. La destra scatenata contro Hebe e Cristina
 

HEBE BONAFINI.  La storica leader della lotta sui desaparecidos al centro di una brutta storia su cui si butta la destra. Uno scandalo sui fondi statali alle Madri per la costruzione di case. La destra scatenata contro Hebe e Cristina
 

BUENOS AIRES – Le Madri della piazza di Maggio, indomite guerriere contro venti e maree, emblema della lotta per i diritti umani in Argentina, stanno vivendo uno dei momenti più difficili da quando, nel ’77, un anno appena dopo il golpe militare, si misero in testa un fazzoletto bianco e cominciarono a girare silenziosamente davanti alla Casa rosada reclamando per i loro figli desaparecidos.
Alla fine di maggio in Argentina è scoppiato un grosso scandalo sull’uso dei finanziamenti milionari destinati alla associazione delle Madri nell’ambito di un programma di costruzione di case finanziato dal governo di Cristina Fernández de Kirchner.
Lo scandalo, le cui dimensioni stanno emergendo mano a mano che continuano le perquisizioni negli uffici delle Madri, viene brandito come un’arma dai media e dai politici d’opposizione nel tentativo di mettere sul banco degli imputati la presidente delle Madri, Hebe de Bonafini, e il governo della peronista di centro-sinistra Cristina.
Bonafini e le sue compagne, che hanno ormai fra gli 82 e i 96 anni, ribattono accusando colui che era il procuratore con pieni poteri dell’associazione, Sergio Schoklender, di aver messo in piedi una «banda» e di «tradimento». Le stesse Madri hanno presentato lunedì scorso una querela davanti alla Giustizia federale di Buenos Aires e hanno denunciato Schoklender, suo fratello Pablo e altri del suo gruppo di aver costituito una «associazione illecita» al fine di commettere una frode.
Ma il caso appare estremamente intricato per via delle polemiche personalità che vi sono coinvolte e per le ripercussioni politiche, dal momento che vien usato da più di una parte per screditare l’insieme della lotta per i diritti umani a tre mesi dalle elezioni per il sindaco di Buenos Aires e a quattro da quelle per il presidente della repubblica.
I fratelli Schoklender hanno fatto irruzione sulle prime pagine già nel lontano 1981 quando, ancor molto giovani, uccisero i loro genitori che, a quanto sembra, li maltrattavano. Una volta usciti di prigione, Hebe virtualmente li adottò dando loro tutta la sua fiducia. Fino a che, qualche settimana fa, ha dovuto prendere atto che almeno Sergio era padrone di varie proprietà di lusso, di yacht e di una Ferrari, il bottino di un’infinità di «irregolarità».
Quanto a Hebe, lei è entrata nelle Madri una settimana dopo che, il 30 aprile 1977, le prime 14 donne si ritrovarono nella plaza de Mayo per sollecitare l’aiuto della chiesa cattolica. Solo qualche mese più tardi, il marinaio Alfredo Astiz, l’infame «l’angelo della morte», sarebbe riuscito a infiltrarsi nel gruppo che si riuniva nella chiesa di Santa Cruz a Buenos Aires e avrebbe consegnato a una squadra della morte dell’Esma le fondatrici Azucena Villaflor, Esther Ballestrino de Careaga e María Ponce de Bianco, successivamente torturate e buttate nel Río de la Plata.
In quel momento terribile, Hebe si pose alla testa del gruppo di donne che lottavano quasi da sole contro la dittatura atroce guidata dal generale Videla.
Il fazzoletto bianco delle Madri divenne un’icona mondiale. Da allora, l’associazione ha ampliato il suo raggio d’azione ed è stata all’avanguardia delle lotte sociali nella traumatica democrazia argentina, recuperata nell’83, al punto che nel collasso politico ed economico del 2001, benché ormai vecchie signore, le Madri furono in prima linea nei corpo a corpo con la polizia a cavallo in strada.
Quella di Hebe è una figura polemica nel campo dei diritti umani. Tutti ne riconoscono l’onestà e la tenacia. In effetti lei continua a vivere in una modestissima casa di La Plata città in i suoi due figli scomparvero nel nulla. Però ci sono molti, a sinistra e nei diversi organismi, che denunciano l’autoritarismo e l’arbitrarietà della titolare della Madri, che a volte giunge al disprezzo per quelli che la circondano e che l’ha portata, per esempio, a non dare ascolto ai molteplici avvertimenti ricevuti sui fratelli Schoklender. Lo stesso avvocato di Hebe, il costituzionalista Eduardo Barcesat, ha rivelato di aver preso in due occasioni precedenti le distanze dalle Madri proprio per i suoi scontri con l’intoccabile ex-procuratore plenipotenziario.
Un carattere ostico che ha portato Hebe a rompere con Estela de Carlotto, la leader della Nonne della piazza di Maggio, e con le dirigenti della Associazione Madri della piazza di Maggio-Línea fundadora.
Poi, i suoi atteggiamenti molto aggressivi in pubblico (che contrastano con quelli di una persona dolce in privato) e prese di posizione come la celebrazione clamorosa dell’attentato contro le Torri gemelle newyorkesi, le hanno procurato reazioni ostili da parte di settori poco politicizzati della classe media.
Solo con il governo di Néstor Kirchner, che a partire dal 2003 ha fatto sua la causa dei diritti umani, le esponenti delle Madri, delle Nonne e della Línea fundadora sono tornate a condividere tribune e manifestazioni, pur continuando a non parlarsi.
Provocando uno scandalo, di fronte a una precisa domanda, Estela Carlotto e Nora Cortiñas, della Línea fundadora, hanno preso le distanze da Hebe e hanno detto che dovrebbe assumersi le sue responsabilità. Di fatto, Bonafini presiede una associazione che riceve 130 milioni di euro dallo stato. Dopo la crisi del 2001, diversi gruppi si sono ritrovati a maneggiare piani sociali sorti per far fronte al collasso dello stato e, nel caso in questione, molti anche di quelli che non le amano, riconoscono che le case e i quartieri costruiti dalle Madri sono opere ineccepibili.
Il poderoso gruppo mediatico che fa capo al quotidiano Clarín – l’asse principale dell’opposizione al governo di Cristina – e altri sulla stessa linea, hanno messo in campo tutto il loro potere di fuoco per amplificare le dichiarazioni critiche di Estela Carlotto. Una situazione paradossale perché la leader delle Nonne, che conduce da anni una guerra senza quartiere per sapere se i due figli adottivi della proprietaria di Clarín, Ernestina Herrera de Noble, siano stati in realtà rubati a madri desaparecidas, di regola non riesce mai a poi mai a scalfire la cappa di silenzio su di lei imposto dai media del gruppo egemonico.
Di fronte alle ripercussioni delle sue parole, le Abuelas, i Familiares de desaparecidos y detenidos, le Madres della Línea fundadora e Hijos, l’associazione dei figli degli scomparsi, l’11 giugno hanno firmato un comunicato congiunto in cui denunciano «il tentativo da parte di settori legati ai crimini politici ed economici del terrorismo di stato di insozzare i fazzoletti bianchi» e tornano a reclamare «il diritto all’identità per Marcela e Felipe Noble Herrera», diritto finora sepolto nei meandri della giustizia. Questo comunicato, però, è passato quasi sotto silenzio sui media dell’opposizione.
Il governo ha espresso il suo appoggio incondizionato a Hebe e cerca di circoscrivere il problema a Schoklender. L’alleanza fra Cristina e le Madri è solida, ma l’opposizione insiste che lo stato avrebbe dovuto controllare un piano finanziato con fondi pubblici, specialmente essendo noto a tutti che il ministero responsabile, quello della pianificazione, non è quello che si dice una casa di cristallo.

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