II funerale domani, giovedì, ore 11 alla Chiesa di San Eustorgio, Milano

Ha fatto in tempo a gioire per i risultati dei referendum e, due settimane fa, a festeggiare la «liberazione» di Milano. Questo un poà ci consola. Ma anche ci rattrista perché Franco Vanzati meritava di viverla questa nuova stagione annunciata dalle urne. Ieri mattina Franco, 63 anni, sindacalista, è morto a Milano dopo una lunga malattia che non gli aveva tolto il sorriso e la voglia di fare. Amava il manifesto a tal punto da farsi piacere anche i rifacimenti grafici meno riusciti. Il giornale era la sua casa politica, il suo partito. Quarant'anni fa ci aveva dato una mano a installare le rotative in via Valtellina.

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Ciao Franco. Addio a Franco Vanzati

Franco Vanzati

II funerale domani, giovedì, ore 11 alla Chiesa di San Eustorgio, Milano

Ha fatto in tempo a gioire per i risultati dei referendum e, due settimane fa, a festeggiare la «liberazione» di Milano. Questo un poà ci consola. Ma anche ci rattrista perché Franco Vanzati meritava di viverla questa nuova stagione annunciata dalle urne. Ieri mattina Franco, 63 anni, sindacalista, è morto a Milano dopo una lunga malattia che non gli aveva tolto il sorriso e la voglia di fare. Amava il manifesto a tal punto da farsi piacere anche i rifacimenti grafici meno riusciti. Il giornale era la sua casa politica, il suo partito. Quarant’anni fa ci aveva dato una mano a installare le rotative in via Valtellina.

Franco Vanzati

II funerale domani, giovedì, ore 11 alla Chiesa di San Eustorgio, Milano

Ha fatto in tempo a gioire per i risultati dei referendum e, due settimane fa, a festeggiare la «liberazione» di Milano. Questo un poà ci consola. Ma anche ci rattrista perché Franco Vanzati meritava di viverla questa nuova stagione annunciata dalle urne. Ieri mattina Franco, 63 anni, sindacalista, è morto a Milano dopo una lunga malattia che non gli aveva tolto il sorriso e la voglia di fare. Amava il manifesto a tal punto da farsi piacere anche i rifacimenti grafici meno riusciti. Il giornale era la sua casa politica, il suo partito. Quarant’anni fa ci aveva dato una mano a installare le rotative in via Valtellina.

L’altro ieri in ospedale aveva raccomandato alla moglie di conservare le copie della scorsa settimana «perché quando torno a casa devo fare i ritagli del convegno sulla primavera araba».

Nonostante la grande passione per il calcio (e per il Milan), il manifesto per Franco veniva prima della «rosea» Gazzetta dello sport.

Giovane delegato Flm negli anni Settanta diffondeva il giornale all’ingresso della sua fabbrica, la Fiar.

Era un metalmeccanico carnitiano. Resta nella Fim di Giorgio Tiboni fino alla fine degli anni Ottanta poi passa alla Fiom. Negli ultimi dieci anni sta nella segreteria della Cgil di Pavia, dove con umanità e concretezza si occupa di inclusione sociale e nuove povertà: ex detenuti a cui trovare un lavoro, rom da difendere dagli sgomberi, immigrati da aiutare a ottenere il permesso di soggiorno. Un settore difficile, e di scarse soddisfazioni in tempi di egoismi, di forzaleghismo, di sinistra ridotta al lumicino.

Proprio ora che il bene comune riacquista diritto di cittadinanza, Franco ci lascia. La sua resistenza, sempre aperta alla speranza, non è stata invano. Lo salutiamo con affetto e gratitudine. una abbraccio alla moglie Licia e ai figli

Gabriele ed Emanuela.

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