Carceri, la battaglia solitaria di Pannella. Quanto sarebbe piaciuta a Voltaire

«Ancora Pannella?» si sente dire e sussurrare ogni volta che il leader radicale intraprende uno sciopero della fame e della sete. Ancora Pannella, certo. Troppi scioperi della fame e della sete, forse. Ma se non ne parla lui, chi è che si occupa al suo posto di temi impopolari, di ingiustizie consumate nell’indifferenza, di soprusi subìti nel silenzio? Ancora Pannella, certo. Ma càè bisogno di morire di sete per considerare inaccettabili carceri disumane che ci mettono al di fuori del mondo civile? Pannella non sta bene. Il rifiuto di mangiare e di bere sta preoccupando seriamente i sanitari. È accaduto altre volte, ma il leader radicale se làè sempre cavata. Non è buon motivo per sottovalutarne le ragioni.

«Ancora Pannella?» si sente dire e sussurrare ogni volta che il leader radicale intraprende uno sciopero della fame e della sete. Ancora Pannella, certo. Troppi scioperi della fame e della sete, forse. Ma se non ne parla lui, chi è che si occupa al suo posto di temi impopolari, di ingiustizie consumate nell’indifferenza, di soprusi subìti nel silenzio? Ancora Pannella, certo. Ma càè bisogno di morire di sete per considerare inaccettabili carceri disumane che ci mettono al di fuori del mondo civile? Pannella non sta bene. Il rifiuto di mangiare e di bere sta preoccupando seriamente i sanitari. È accaduto altre volte, ma il leader radicale se làè sempre cavata. Non è buon motivo per sottovalutarne le ragioni.

Voltaire sosteneva che il grado di civiltà di una Nazione si misura sullo stato delle sue prigioni. Un Voltaire redivivo, visitando i nostri istituti penitenziari, potrebbe dedurne che il nostro grado di civiltà è davvero bassissimo. Solo che, tranne i Radicali, nessuno ne parla mentre infuria ogni giorno il duello rusticano sulla giustizia. I garantisti dimezzati non hanno a cuore la sorte dei poveracci. I giustizialisti, nella loro ossessione carceraria, nemmeno sono sfiorati dall’obbrobrio di una maggioranza di detenuti in attesa di giudizio costretti a vivere in prigioni infernali. Il punto è questo, non Pannella. Anzi il punto è che solo Pannella, con la radicalità estrema dei suoi gesti, può far sì che se ne parli. Questo è il punto, il punto scandaloso.
Di questo, non di altro, bisognerebbe parlare. Poi si può parlare delle esagerazioni sempre più insopportabili e meno sorvegliate del Pannella che, lo notava anche un suo amico come Adriano Sofri sul Foglio, equipara la nostra imperfetta e sgangherata democrazia repubblicana al nazismo e si appunta sul bavero la stella gialla mettendo addirittura sullo stesso piano l’ostracismo televisivo nei confronti dei radicali e la Shoah. E si può parlare anche di un abuso dello strumento dello sciopero della fame e della sete che rischia di diventare una routine, qualcosa di ordinario e prevedibile nella scena della politica italiana, oppure dell’insofferenza sempre più accentuata di Pannella alle critiche che gli vengono dall’esterno ma anche dall’interno del mondo radicale. Ma sono tutti motivi che non giustificano il silenzio con cui l’intero mondo dei media, per distrazione e pigrizia culturale e non certo per oscure cospirazioni, circonda quest’ultima iniziativa di Pannella che sta mettendo in serissimo allarme i medici e chi gli vuole bene. E che non assolvono la politica dei grandi partiti, dal Pdl al Pd, che non dedicano a Pannella se non attenzione blanda e parole rituali. Come se il problema delle carceri non fosse esplosivo, come se non esistesse il fenomeno dei detenuti suicidi, come se il sovraffollamento non fosse una drammatica realtà. Tutti a volersi far perdonare l’indulto di qualche anno fa, uno dei provvedimenti bipartisan più impopolari degli ultimi decenni. E tutti a mettere in un angolo ogni considerazione umana e umanitaria sullo scandalo delle carceri italiane. Ci vuole un rischiosissimo sciopero della fame e della sete per parlarne? Evidentemente sì. Ma allora ogni legittima e ragionevole critica a Pannella non può far dimenticare che troppo spesso i Radicali siano stati gli unici a ingaggiare battaglie di libertà e di giustizia ignorate da tutti gli altri. E che davanti all’ambasciata siriana, mentre a Damasco si compiono massacri inimmaginabili, gli unici a protestare siano sempre loro: i Radicali di Marco Pannella. Poi si può e si deve discutere di tutto e sottoporre Pannella alle critiche sacrosante sui suoi metodi di lotta. Ma intanto un po’ di rispetto. Per lui. E per i carcerati che soffrono una condizione che Voltaire non avrebbe esitato a definire incivile.

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