Si lavora ad un Esecutivo di unità  nazionale. Il centro destra: "Tagli meno severi" ">

Atene in piazza, proteste e scontri il premier Papandreou cambia il governo

Si lavora ad un Esecutivo di unità  nazionale. Il centro destra: “Tagli meno severi”

Si lavora ad un Esecutivo di unità  nazionale. Il centro destra: “Tagli meno severi”

MILANO – George Papandreou gioca la carta di un rimpasto del governo per allentare la tensione in Grecia e pilotare il Paese fuori dalla crisi. Il premier ellenico annuncerà forse già oggi la nuova compagine dell´esecutivo. Secondo le indiscrezioni circolate nella serata di ieri, il leader del Pasok potrebbe affidare qualche dicastero chiave (forse lo stesso ministero dell´economia) a figure istituzionali d´alto profilo in grado di allargare il consenso sia in Parlamento che nel Paese. Il nuovo governo potrebbe affrontare a stretto giro di posta il voto di fiducia per poi varare entro fine mese il piano di tagli da 28 miliardi necessario per sbloccare gli aiuti di Ue, Bce ed Fmi (si parla di 65 miliardi) ed evitare il default di Atene.

La mossa di Papandreou – alle prese con il crollo del Pasok nei sondaggi e una maggioranza che inizia a perdere pezzi – è arrivata alla conclusione di una giornata convulsa e ad altissima tensione. Lo sciopero generale convocato dai sindacati per protestare contro il nuovo giro di vite sullo stato sociale (30mila partecipanti secondo la polizia) è degenerato in incidenti davanti al Parlamento e in un assalto con bottiglie incendiarie al ministero della finanze. Bilancio finale: 12 feriti e 40 arresti.
Una conferma in più di come la strada per il premier sia ormai strettissima: la disoccupazione è schizzata al 16%, il pil 2011 scenderà del 3%. La Trojka di organismi internazionali spinge per un´approvazione immediata del piano lacrime e sangue che prevede un taglio del 20% dei dipendenti pubblici e nuove tasse. Ma le sirene della piazza – dove ai tradizionali cortei sindacali si è aggiunta la oceanica protesta apolitica degli “indignati” ellenici – hanno iniziato a far scricchiolare la granitica coesione con cui il Pasok aveva affrontato finora la situazione sotto la guida di Papandreou. «Per dire sì a un giro di vite di questo genere bisogna essere feroci come tigri. E io non lo sono», ha scritto ieri in una lettera un deputato della vecchia guardia, George Lianis, annunciando la sua uscita dal Partito socialista.
Con una maggioranza ridotta a 155 parlamentari su 300 (e tra voci di altre imminenti defezioni) il premier è stato costretto così a sparigliare le carte. Prima ha provato a sondare l´opposizione per varare un governo d´unità nazionale, soluzione caldeggiata da Washington e Bruxelles. Per convincere il leader del centrodestra Antonis Samaras a dire di sì ha messo persino sul tavolo l´ipotesi delle sue dimissioni per far spazio a un nuovo presidente del consiglio, ponendo come unica condizione un´intesa bipartisan immediata ai 28 miliardi di tagli. Samaras però ha risposto picche. E Papandreou ha avviato la macchina del rimpasto, con l´obiettivo di “spoliticizzare” l´esecutivo per cercare più voti in Parlamento.
Il tempo stringe: Atene deve trovare entro fine luglio 12 miliardi per rifinanziare il suo debito. Soldi che in cassa non ci sono. A garantirli dovrebbe essere Ue,Bce e Fmi. Che però senza l´ok ai 28 miliardi di tagli non garantiranno né questa tranche di aiuti (parte del primo piano da 100 miliardi) né il nuovo salvagente bis necessario per traghettare la Grecia fino al 2015 senza necessità di cercare soldi su un mercato dove i rendimenti sui titoli ellenici a dieci anni sono al record storico del 18%.

 

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