Atene, il giorno degli Indignati

GRECIA Il sindacato si unisce al movimento, che ora mira a una riforma del sistema politico

 

GRECIA Il sindacato si unisce al movimento, che ora mira a una riforma del sistema politico

 

ATENE – Gli «Indignati» di Syntagma e delle altre piazze greche si sono dati nuovamente appuntamento per oggi, per intensificare la lotta contro i 28 miliardi di tagli e il secondo maxi-prestito, mentre il due vicepresidenti del governo greco, Venizelos e Pangalos, cercano con la carota e il bastone di raggirare il movimento di protesta, rompere la sua lotta comune con i sindacati e guadagnare tempo per far passare con un’esigua maggioranza al parlamento la fiducia al nuovo governo di Papandreou, i tagli e la concessione del nuovo prestito.
Il variopinto popolo degli «Indignati» di Syntagma scommette che la manifestazione di oggi sarà senza precedenti e spera che non ci saranno infiltrazioni poliziesche a causare disordini.
Il governo prova a resistere. Evangelos Venizelos, il nuovo ministro delle Finanze, ha chiesto ai greci di sostenere i nuovi tagli, perché hanno «valore simbolico» e rappresentano il «passaporto di affidabilità» per ottenere la quinta tranche (12 miliardi) del prestito accordato dalla troika (Commissione-Bce-Fmi) e la concessione del nuovo maxi-prestito, che potrebbe arrivare fino a 150 miliardi, compresse le privatizzazioni e i prestiti dai inversori privati. Venizelos ha promesso anche «equilibrio» e «giustizia» nella politica dei sacrifici.
L’iniziativa l’ha presa però ancora una volta l’oramai secondo vicepresidente del governo, Theodoros Pangalos, che ha sferrato un nuovo e durissimo attacco contro Alexis Tsipras e la sua coalizione di sinistra Syriza.
Per Panglos Syriza e Tsipras «sono un partito di bulli e teppisti», che ci «minacciano di farci scappare in l’elicottero, di riempirci di botte, di tirarci addosso uova e yogurt».
Il Pasok (il partito «socialista» al governo) cerca di utilizzare i disordini per colpire Tsipras e Syriza, che rappresentano l’unica forza parlamentare che sostiene gli «Indignati», che hanno raccolto anche il sostegno dei sindacati.
«Il movimento sindacale si è incontrato con gli “Indignati”. Il corteo in occasione dello sciopero generale del 15 giugno è finito a Syntagma e le manifestazioni per il nuovo sciopero generale di 48 ore contro i tagli e il nuovo prestito le faremo a Syntagma. Insieme con gli “Indignati”. Come aveva proposto anche la loro assemblea popolare di venerdì» rivela al manifesto Giorgos Gavriil, vicepresidente dell’unica centrale sindacale greca Gsee, controllata dai socialisti.
Da parte loro gli «Indignati» hanno preparato la manifestazione di oggi con fiducia e molta allegria. «Saremo nelle piazze. Siamo sempre tanti e diversi. Mi volevano far credere che ho tanti problemi perché non posso pagare il prestito della casa. Se fossi sola sarebbe vero. Ma siamo in tanti. Il problema sono le banche. Vogliono tutto da noi» dice Eleni Bexlivanidi, 38enne disoccupata e con una piccola figlia, che in questi giorni ha partecipato per prima volta a una manifestazione, avvolta da nuvole di lacrimogeni sparati dalla polizia.
«Gli “Indignati” rappresentano una speranza per fronteggiare questa politica di matti, in Grecia e in Europa. Ci rubano la vita» sostiene Ilias Chronopoulos, 26enne economista e disoccupato, membro della Commissione per l’informazione degli «Indignati».
«Con i social network e il nostro sito abbiamo rovesciato il loro predominio nella televisione e nella stampa. Anche sotto una pioggia di lacrimogeni, cinquanta persone hanno continuato a informare da quattro siti fissi a Syntagma, il giorno dello sciopero generale del 15 giugno. Solo il nostro sito ufficiale ha avuto 150.000 visite e i nostri siti con materiale, fotografie e video più 280.000 visite proprio mentre la gente continuava a protestare con la lacrime e gli occhi gonfi dai gas» dice Ilias.
Ma molti degli «Indignati» in caso di elezioni anticipate si sentirebbero con le spalle al muro, perché non hanno un partito da votare ma non vogliono votare bianco o nullo o andare al mare.
Eppure la trasformazione del movimento in una formazione politica non piace quasi a nessuno. Invece guadagna terreno l’idea che il movimento si debba trasformare in un punto di riferimento per una riforma costituzionale che potrà garantire il sistema elettorale proporzionale e forme di democrazia diretta, come i referendum popolari. Non a caso gli «Indignati» di Syntagma hanno brindato alla vittoria contro il nucleare e la privatizzazione dell’acqua in Italia.
Dopo l’occupazione simbolica di cinque sedi dell’amministrazione periferica – regionale la settimana scorsa gli «Indignati» di Sparta hanno preso l’iniziativa più clamorosa: cominciare oggi sera una marcia di 225 km. dalla statua del re Leonida fino a Syntagma. Un’opera da spartani vista la distanza, le alte temperature e il sole che brucia.

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