Si scrive “aganaktismenoi” si legge «indignati». Dilaga in Grecia la protesta nata in Spagna

Migliaia di persone da giorni affollano piazza Syntagma nel centro della capitale
Atene, giovani e anziani uniti «Non ce la facciamo più»
Da piazza Syntagma ad Atene le voci degli «indignati» greci. Decine di migliaia di persone colpite dalla crisi manifestano ispirandosi agli spagnoli di Puerta del Sol. Ed esortano gli italiani ad imitarli.

Migliaia di persone da giorni affollano piazza Syntagma nel centro della capitale
Atene, giovani e anziani uniti «Non ce la facciamo più»
Da piazza Syntagma ad Atene le voci degli «indignati» greci. Decine di migliaia di persone colpite dalla crisi manifestano ispirandosi agli spagnoli di Puerta del Sol. Ed esortano gli italiani ad imitarli.

Da Atene a Salonicco, da Patrasso a Volos. Sono gli aganaktismenoi, gli indignati greci, che hanno risposto all’ appello partito dalla Puerta del Sol a Madrid. La mobilitazione in Grecia continua da cinque giorni in piazza Syntagma ad Atene, rispondendo a un tam-tam lanciato tramite Faceboook. Nel fine settimana almeno 30mila persone sono passate da quella piazza dove non ci sono bandiere dei partiti, ma molti vessilli bianchi e azzurri della Grecia. Professori, studenti, lavoratori di aziende statali e private, pensionati e giovani che hanno perso il lavoro. Anche sotto la Torre Bianca di Salonicco si discute, ciascuno dice la sua su come si potrebbe evitare il baratro del fallimento, il default di cui si parla a Bruxelles. Tutti sostengono che i diritti dei cittadini in ogni caso vengono prima delle banche, dei tassi di interesse e delle politiche monetarie. «Zitti che svegliamo gli italiani», è scritto su uno degli striscioni srotolati a poche decine di metri dal Parlamento ellenico. Dopo che gli spagnoli avevano inaugurato la protesta con un «non gridiamo altrimenti si svegliano i greci», ora via internet (uno dei siti è http://real-democracy.gr) si cerca un «contagio propositivo» verso Roma, Milano, Parigi.
DOCENTE DI ESTETICA
«Quello che vogliamo far capire è che siamo arrivati al limite. I greci stanno facendo sacrifici su sacrifici, non si riesce a vedere la fine», ci dice la professoressa di estetica e scienze della comunicazione Pepi Rigopoulou, una delle protagoniste della rivolta del Politecnico contro la dittatura dei colonnelli, ora in piazza con i suoi studenti. Per lei «le mobilitazioni di questi giorni si pongono, senza dubbio, al di fuori di ogni clichet. E quello che colpisce di più è la presenza di cittadini di tutte le età, che vogliono far capire al mondo che il popolo greco non vuole più essere colpevolizzato, che non è composto da ladri, che non siamo il peggior popolo d’Europa». I ragazzi montano le tende per rimanere a dormire in piazza, ci sono anche giovani padri e madri. Un bambino sulle spalle del padre indossa una maglietta con la scritta: «I Ellas anikei sta paidià», (la Grecia appartiene ai bambini), che suona come un manifesto o forse uno scongiuro.
CON IL PASSARE DEI GIORNI
«È normale che tutti si domandino cosa succederà, se il nostro movimento degli indignati riuscirà a resistere al passare dei giorni», ci dice il 27enne Kostas Mitrakas. Sta per concludere un dottorato di ricerca all’Università Panteion e parallelamente lavora come guardia giurata. «Vogliamo che il memorandum firmato con Ue e Fmi venga cancellato, non possiamo sopportare altre misure di austerità», e aggiunge che «se la mobilitazione di estenderà a tutti i paesi d’Europa, quello che appare impossibile potrebbe diventare fattibile: arrivare, cioè, alla cancellazione del debito e ridiscutere diritti e doveri dei cittadini e regole fondanti dell’economia, su basi del tutto nuove».
Anche ad Atene, come nell’Argentina affamata dai piani di Menem, a sera si fanno sentire i rumori di pentole vuole, il cacerolazo. Anastasia Bouloukou, 25 anni, può ritenersi fortunata: è riuscita a non interrompere il suo praticantato come avvocato, a 600 euro al mese, in un’azienda di telecomunicazioni anche se da 25 avvocati ora sono rimasti in 15 e tra i suoi compagni di corso, 16 sono emigrati all’estero e solo 5 continuano a lavorare ad Atene. «Ci siamo mobilitati per orgoglio e amor proprio, da noi si dice filòtimo, un sentimento profondamente greco. Dobbiamo tagliare le spese eccessive, ma i pensionati e i lavoratori non sono in grado di subire altri tagli».

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