«Quando lo sono andato a prendere per portarlo al processo aveva il viso gonfio e macchie sotto gli occhi». È il ricordo stampato nella mente del carabiniere Piero Schirone, che certo ieri in aula è apparso meno sicuro di quando si era trovato davanti al pm ma ha comunque confermato la sua versione «non credo sia stato pestato, ma qualche schiaffo sì», ha detto.

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Processo Cucchi. A un carabiniere: «M’hanno menato»

«Quando lo sono andato a prendere per portarlo al processo aveva il viso gonfio e macchie sotto gli occhi». È il ricordo stampato nella mente del carabiniere Piero Schirone, che certo ieri in aula è apparso meno sicuro di quando si era trovato davanti al pm ma ha comunque confermato la sua versione «non credo sia stato pestato, ma qualche schiaffo sì», ha detto.

«Quando lo sono andato a prendere per portarlo al processo aveva il viso gonfio e macchie sotto gli occhi». È il ricordo stampato nella mente del carabiniere Piero Schirone, che certo ieri in aula è apparso meno sicuro di quando si era trovato davanti al pm ma ha comunque confermato la sua versione «non credo sia stato pestato, ma qualche schiaffo sì», ha detto.

E di schiaffi gli aveva parlato anche Stefano: «Mi disse: m’hanno menato gli amici miei». Secondo lui, insomma, Stefano Cucchi – il ragazzo romano fermato con l’accusa di spaccio e morto dopo una settimana di ricovero al Pertini – avrebbe subito qualche violenza nella sua prima notte passata in caserma. E’ questo un punto fondamentale nella ricostruzione di cosa sia accaduto a Stefano, ma difficilmente verrà fuori: tutta l’inchiesta dei pm Barba e Loy mira a sostenere che Stefano sia stato picchiato in tribunale e poi abbandonato dai medici del Pertini. «Aveva il viso gonfio come un pallone e mi disse: non hai capito che mi hanno incastrato?», è quanto ha ricordato il padre, Giovanni Cucchi, che lo vide per l’ultima volta nell’aula del tribunale. Ieri alla Corte d’Assise sono stati infatti interrogati come testimoni anche i famigliari di Stefano.

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