Napolitano ai palestinesi: «Un’ambasciata a Roma»

Elevato il rango della loro missione diplomatica

Elevato il rango della loro missione diplomatica

BETLEMME — Abu Mazen l’aveva chiesto esplicitamente sabato: «Spero che anche il vostro Paese, come hanno ormai fatto altri Stati europei, dia un segnale di attenzione verso le nostre aspettative» . E il «segnale» arriva quasi in tempo reale, con un’anticipazione di Giorgio Napolitano accompagnata dagli applausi in conferenza stampa. «Ho il mandato di annunciare la decisione del governo italiano, accolta da me con grande compiacimento, di elevare la delegazione dell’Autorità nazionale palestinese in Italia al rango di missione diplomatica. Di conseguenza il suo responsabile viene accreditato con il rango di ambasciatore» . E’un passo «di grande significato» aggiunge, spiegando che la «nuova feluca» presenterà le credenziali al Quirinale già prima del 2 giugno (festa della Repubblica che quest’anno coincide con il centocinquantesimo anniversario dell’unità), quando lo stesso presidente dell’Anp sarà ospite a Roma insieme al presidente israeliano Shimon Peres. La scelta è stata presa «a ragion veduta e dopo accurata riflessione» conclude, lasciando «intatta la volontà di collaborazione con lo Stato di Israele» . Si completa con una tappa nei Territori palestinesi, a Betlemme, la visita di Napolitano nell’area storicamente più critica del Medio Oriente, dopo i colloqui di domenica con i vertici israeliani. Una visita segnata dall’ansia di incoraggiare le parti a «rilanciare al più presto la prospettiva negoziale» , piuttosto che «attendere ciò che accadrà a settembre» , quando della questione sarà investita l’assemblea dell’Onu, dove sarà presentata la dichiarazione d’indipendenza dello Stato palestinese. L’Italia, assicura il nostro presidente, darà sostegno alla ricerca del dialogo. E lo stesso dovrebbe fare l’Unione Europea, aggiunge, dato che l’Ue «condivide la responsabilità della pace qui e non deve dunque sottrarsi a tale impegno, ma deve anzi dimostrarlo con la massima generosità e con lungimiranza» . La formula di ogni possibile intesa resta ovviamente quella dei «due popoli due Stati» , che ha per presupposto la reciproca accettazione e la coesistenza pacifica: «Si tratta di farne discendere accordi che permettano la sua effettiva realizzazione» . E in questa prospettiva sono cruciali, per Napolitano, le assicurazioni di Abu Mazen sull’avvenuta «riconciliazione» tra Fatah e Hamas e sul fatto che la vicina nascita di un nuovo governo «tecnico» non toglierà all’Autorità palestinese (e al suo presidente) «la titolarità esclusiva di condurre il negoziato con Israele rispettando i principi fissati da Onu, Russia, Usa e Ue» . Contro qualsiasi diffidenza, Abu Mazen ripete che «Hamas è una forza politica ed è parte del popolo palestinese» . Ma, insiste, non vi può essere trattativa senza il congelamento degli insediamenti israeliani nei Territori palestinesi. 

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