MAYDAY · Verso lo sciopero generale. Al centro: welfare, cultura, casa e immigrazione

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Il miracolo di San Precario

MAYDAY · Verso lo sciopero generale. Al centro: welfare, cultura, casa e immigrazione

MAYDAY · Verso lo sciopero generale. Al centro: welfare, cultura, casa e immigrazione

May Day, May Day, dieci anni dopo. Inizia ad avere i suoi annetti la festa dei precari di Milano ed è tempo di bilanci e di rilanci.Nel 2001 il variegatomondo del precariato milanese invadeva per la prima volta le strade della città, sotto lo sguardo comprensivo di un santo nuovo di pacca: San Precario. L’appuntamento della May Day nel frattempo è cresciuto, assumendo una dimensione internazionale con i cortei di Barcellona, Berlino, Londra. Ed è cambiato: da piccola manifestazione colorata e goliardica si è trasformato, fino a somigliare negli ultimi anni troppo da vicino a una gigantesca street parade. Da quest’anno, però, si cambia musica. Niente più camion che sparano drum’n’bass e techno a tutto volume lungo il percorso e poi, in piazza Castello, fino almattino. La May Day 2011 sarà forse più piccola, certamente meno rumorosa e, promettono gli organizzatori, più concentrata sui contenuti. Il corteo sarà suddiviso in cinque spezzoni tematici, dedicati ad altrettanti assi in cui si declina la precarietà. Si parte dal reddito e dalla necessità di garantirne la continuità anche a chi si trova a vivere saltando da un impiego all’altro. E poi welfare e spazi sociali. Uno spezzone sarà dedicato alla casa, un tema obbligato in una città in cui chi non ha i soldi per pagare l’affitto vede spuntare come i funghi i grattacieli dell’Expo. Ci sarà poi spazio per l’immigrazione, perché non si può dimenticare che clandestinità e precarietà vanno a braccetto, come compagni inseparabili. Infine, una riflessione sulla cultura e su tutto quel che riguarda la produzione di contenuti, affidata ormai nella quasi totalità a una manodopera precaria e sottopagata, i cognitari. L’edizione numero undici sarà comunque soprattutto l’occasione per lanciare lo sciopero precario del prossimo autunno. Sì, perché è lo sciopero la nuova scommessa del mondo del precariato, un’idea già accarezzata da alcuni anni e ufficialmente annunciata nel corso degli Stati generali della precarietà che si sono svolti a Roma un paio di settimane fa. Un appuntamento tutto da costruire, attraverso una sorta di consultazione che prenderà il via proprio oggi in piazza, con un questionario da sottoporre ai partecipanti. Perché scioperare non ha niente di automatico, niente di scontato per i precari. «Il diritto di sciopero, sancito anche dalla Costituzione, è per i precari nient’altro che un diritto formale », spiega Fabrizio Bassani di San Precario. Per riconquistarlo, per trasformarlo in una possibilità reale di lotta, è necessario inventare nuove pratiche di sabotaggio. «Che contratto hai?», si legge nel questionario distribuito oggi in piazza in migliaia di copie. «Chi ti precarizza?», ma soprattutto: «Come puoi partecipare allo sciopero precario?». Nella giungla di ricatti che danno forma alla precarietà l’assenteismo, la falsa malattia, i picchetti, i blocchi del trasporto pubblico possono diventare strumenti per riappropriarsi del diritto di sciopero. Precario, precariato, precarietà: per tanti anni sono rimasti concetti di nicchia, astrusi neologismi. Ora sono entrati a pieno titolo nel linguaggio comune e nel dibattito pubblico. A prezzo, però, di un’estrema semplificazione, una banalizzazione a volte, che ha portato con sé quella che gli organizzatori della manifestazione chiamano la «narrazione della sfiga». Troppo spesso si rappresentano i giovani come una massa indistinta di poveracci senza presente e senza futuro. «Vogliamo scardinare la concezione del precario come un essere isolato, privo di connessioni e di reti sociali, senza possibilità si cambiare la propria sorte», spiega Fabrizio. «La scommessa è quella di trovare la voce per esprimere potenza e ridisegnare il futuro, smettendo di subire e iniziando finalmente a cavalcare la tigre della precarietà.

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