Era dal 2007 che una delegazione internazionale non oltrepassava il valico di Rafah. Resteranno fino al 15 maggio, per commemorare la scomparsa dell'attivista, assassinato il mese scorso e l'anniversario della Nakba, in solidarietà  con la popolazione palestinese

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Entra a Gaza il Convoglio Restiamo Umani. In memoria di Arrigoni

Era dal 2007 che una delegazione internazionale non oltrepassava il valico di Rafah. Resteranno fino al 15 maggio, per commemorare la scomparsa dell’attivista, assassinato il mese scorso e l’anniversario della Nakba, in solidarietà  con la popolazione palestinese

Era dal 2007 che una delegazione internazionale non oltrepassava il valico di Rafah. Resteranno fino al 15 maggio, per commemorare la scomparsa dell’attivista, assassinato il mese scorso e l’anniversario della Nakba, in solidarietà  con la popolazione palestinese

ROMA – Corum, il Convoglio Restiamo Umani, partito il 10 maggio dall’Italia, ha appena attraversato il valico di Rafah, entrando nella Striscia di Gaza, mai stato attraversato da gruppi di internazionali dopo il blocco imposto da Israele nel 2007, anno in cui Hamas prese il controllo della Striscia.  La delegazione, composta da circa 80 persone  fra singoli, membri di associazioni e movimenti da sempre vicini, alla popolazione palestinese, dopo la fine del coprifuoco è partita stamane dal Cairo a bordo di due autobus, dopo aver superato diversi check point. Arrivati nel tardo pomeriggio alla frontiera egiziana, hanno attraversato il valico alle 16.30, senza incontrare problemi. “Più che umanitario è un convoglio umano”, spiegano telefonicamente i partecipanti della delegazione, prevalentemente italiani, che vede anche una presenza di attivisti provenienti da Polonia, Germania e Francia.
Confermate quindi le aspettative alimentate dalle dichiarazioni rilasciate nei giorni scorsi dal ministro degli Esteri egiziano Nabil El-Arabi all’emittente Al-Jazeera, che aveva promesso di alleggerire il blocco su Gaza, consentendo il passaggio di persone e merci senza l’autorizzazione delle autorità israeliane.

Un media center, una scuola di musica, incontrare ed ascoltare il popolo palestinese, per costruire nodi di comunicazione che ristabiliscano quel flusso di informazioni reciso con la morte di Vittorio Arrigoni: questi alcuni degli obiettivi del CORUM, il “Convoglio Restiamo Umani” che, fino al 18 maggio, cercherà di dare seguito il lavoro cominciato dall’attivista italiano dell’ISM (International solidarity movement) brutalmente assassinato il 15 aprile scorso e per portare solidarietà al popolo palestinese nei giorni della Nakba (la catastrofe), anniversario dell’inizio di un assedio che continua ancora dopo circa 63 anni, tanti quanti la fondazione dello stato di Israele.

“Nell’era post Mubarak, l’Egitto, sta dimostrando una notevole apertura verso i palestinesi” hanno spiegato gli attivisti del convoglio. “Consideriamo gli sconvolgimenti partiti dal basso e messi in atto dalle rivolte giovanili un segnale positivo per varcare quel confine non solo geografico, che divide Gaza dal resto del mondo”. Dedicati alla memoria di Arrigoni, i giorni del 14 e del 15 maggio, in cui ricorrerà il tregesimo della sua morte, ricordata attraverso incontri con le realtà con le quali era connesso. Previsti seminari con gli studenti dell’Università di Khan Younis, conferenze sulla Campagna internazionale di boicottaggio e disinvestimento; meeting con associazioni impegnate sul territorio e con realtà quotidianamente impegnate nella difesa del diritto all’autosufficienza alimentare.

Fra queste, i contadini della ‘buffer zone’, la zona cuscinetto a nord-ovest della Striscia di Gaza che, interdetta ai palestinesi, sottrae oltre il 30% delle terre un tempo coltivate ad aranci e ulivi, oggi sradicati da incursioni militari e bulldozer. Aree che vedono la vita di tantissimi contadini, decisi a coltivare i loro terreni, messa costantemente in pericolo dal fuoco israeliano. Atteso anche l’incontro con i pescatori della Striscia di Gaza ed i sindacati di categoria, che hanno dato vita, insieme agli internazionali alla “Barca Oliva”, nato per monitorare e impedire che il fuoco delle motovedette sui pescherecci. Il progetto  è stato lanciato, nel corso dei lavori di apertura della VI “Conferenza dei comitati popolari di resistenza non violenta” tenutasi a  Bi’lin (West Bank) l’aprile scorso: “Vittorio aveva lavorato molto a questa iniziativa” spiega Abdullah Abu Rahma, coordinatore del Comitato popolare di resistenza non violenta di Bi’lin, in Europa per un ciclo d’incontri sulla realtà palestinese. “La presenza degli internazionali è fondamentale, sia durante le manifestazioni che nei villaggi, nel corso dei raid notturni dell’esercito israeliano. E’ un deterrente alla violenza dei militari, e fornisce testimonianze preziose attraverso media e denunce al cospetto delle corti israeliane durante i processi”.

Non mancherà l’incontro con quei giovani che hanno manifestato per reclamare una nuova unità, auspicata dalla firma dell’accordo di riconciliazione, sottoscritto il 3 maggio scorso al Cairo, da Hamas e Fatah, che ha sancito la volontà di creare un unico governo nazionale, rispettoso dell’applicazione del diritto al ritorno profughi. “Quello dell’assedio non è il problema di un ingresso da una parte all’altra, ma un problema politico” concludono gli attivisti del convoglio. “Importante continuare ad aprire passaggi e spazi di agibilità a popolazione, internazionali e a chi vuole stare al fianco della popolazione palestinese. “Il 15 maggio sarà un anniversario della Nakba speciale” assicurano. “Dopo anni di divisioni, sarà festeggiata una svolta storica che spalanca nuovi orizzonti per le rivendicazioni dei diritti della popolazione”. (Loredana Menghi)

 

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