Elisabetta in Irlanda Disinnescata una bomba L’ordigno, in grado di esplodere, era su un bus

LONDRA — «Benvenuta» sua maestà . Con un bel completo in verde irlandese, accompagnato da un cappellino in tinta, Elisabetta II è scesa dalla scaletta dell’aereo nella base che porta il nome dell’eroe indipendentista Roger Casement preceduta da un regalino speciale: una bomba piazzata lunedì sera su un autobus fermato all’altezza del Glenroyal Hotel di Maynooth, nella contea di Kildare, a pochi chilometri dalla capitale.

LONDRA — «Benvenuta» sua maestà . Con un bel completo in verde irlandese, accompagnato da un cappellino in tinta, Elisabetta II è scesa dalla scaletta dell’aereo nella base che porta il nome dell’eroe indipendentista Roger Casement preceduta da un regalino speciale: una bomba piazzata lunedì sera su un autobus fermato all’altezza del Glenroyal Hotel di Maynooth, nella contea di Kildare, a pochi chilometri dalla capitale. Per fortuna l’ordigno, che era perfettamente funzionante, è stato trovato in tempo, forse grazie a una telefonata anonima, e disinnescato da un team di artificieri. Sul mezzo viaggiavano una trentina di passeggeri e si stava dirigendo a Dublino. Nel vano portabagagli i terroristi avevano sistemato un tubo di ferro con innesco e sostanze esplosive. Secondo alcune fonti, l’ordigno è stato rinvenuto lungo il percorso previsto del corteo della regina. Per qualche ora la visita è stata messa in dubbio, fino a che l’imponente apparato della sicurezza, il cui costo secondo la Bbc è di 30 milioni di euro, ha dato il via libera al decollo. Così, dopo un secolo di guerre e di moti nazionalisti soffocati dalla repressione, di attentati e di rivolte, la riconciliazione fra la Corona e la Repubblica d’Irlanda è diventata una pagina di storia. L’ultimoWindsor a sbarcare a Dublino fu il nonno di Elisabetta, quel Giorgio V che rifiutò di concedere la grazia al patriota Roger Casement spedendolo alla pena capitale per alto tradimento. Buckingham Palace ha colmato il vuoto ma la diplomazia ha dovuto lavorare per diciotto anni prima che si concretizzassero le condizioni di questa visita ufficiale: fu infatti nel 1993 che i due primi ministri dell’epoca, il conservatore britannico John Mayor e il moderato irlandese Bertie Ahern avviarono il processo di distensione. Ma la «pace» si è completata soltanto lo scorso anno con la definizione di un accordo quadro comprensivo pure della questione nordirlandese. Dublino ha infatti sempre chiesto che Londra concludesse il processo di devoluzione dei poteri di giustizia penale e di polizia a favore di Belfast prima di arrivare alla stretta di mano con Buckingham Palace. Alle solide relazioni economiche già stabilite fra i due Stati (40 mila manager irlandesi lavorano nel Regno Unito e gli scambi commerciali fra Gran Bretagna e Irlanda hanno un valore superiore a quello di Dublino con i mercati emergenti del BRIC, Brasile, Russia, India e Cina) si affianca ora la normalizzazione politica. Ieri, le note di «God save the Queen» sono risuonate all’arrivo di Elisabetta II (che si fermerà quattro giorni) e del premier David Cameron. E la cosa non è piaciuta ad alcune decine di repubblicani irlandesi che hanno manifestato nel centro di Dublino. Ma il programma, nonostante un altro allarme bomba, non ha subito interruzioni. La regina ha compiuto il gesto simbolico più importante e significativo quando al Giardino della Memoria ha reso omaggio ai caduti per l’indipendenza dell’Irlanda deponendo una corona di fiori. Un minuto di raccoglimento per superare i «Troubles» e il secolo della guerra civile. Nonostante le frange di dissidenza che vivono nella nostalgia della violenza e delle bombe.

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