Un diario con le ultime pagine strappate e una lettera scritta proprio nel suo ultimo giorno di vita. A distanza di nove mesi, la morte di Daniele resta avvolta da troppe ombre ">

Caso Franceschi, l’ultimo mistero

Un diario con le ultime pagine strappate e una lettera scritta proprio nel suo ultimo giorno di vita. A distanza di nove mesi, la morte di Daniele resta avvolta da troppe ombre

Un diario con le ultime pagine strappate e una lettera scritta proprio nel suo ultimo giorno di vita. A distanza di nove mesi, la morte di Daniele resta avvolta da troppe ombre

Nove mesi non sono bastati per fare luce sulla morte di Daniele Franceschi, il ragazzo di Viareggio deceduto nel carcere di Grasse, Francia, in circostanze non ancora chiarite. Una verità difficile da illuminare anche per il muro di silenzio sollevato dalle autorità francesi, tanto impenetrabile da far pensare che più che riservatezza, a protezione delle indagini in corso, si tratti quasi di omertà. L’ultimo capitolo di questo giallo, il ritrovamento di una lettera di Daniele scritta poche ore prima di morire e di un diario dal quale mancano le ultime pagine, ha qualcosa di surreale. Peacereporter ne ha parlato con Aldo Lasagna, avvocato della madre della signora Cira Antignano, e con Giovanni Gemignani, presidente del Consiglio provinciale di Lucca, da mesi in pressing sulle autorità italiane perché pretendano risposte chiare dalla Francia, quelle che finora non sono arrivate.

Partiamo dal ritrovamento del diario.

AL: “La mamma ne ha ottenuto la restituzione; riporta tutti i pensieri gli appunti, i ricordi annotati scrupolosamente. Questo, fino al 30 luglio. Dal 31 luglio in poi c’è un autentico buco: mancano completamente le pagine di agosto e secondo la madre sono visibili tracce di abrasione. La signora è convinta che quelle pagine siano state strappate e questo dà corpo a dei sospetti atroci. Lei mette in relazione la scomparsa delle pagine con i primi sintomi del male che ha colpito Daniele e ne deduce i francesi abbiano fatto sparire ogni traccia di qualcosa che poteva dimostrare una loro responsabilità per omissione”.

 

Quando e come ha ricevuto gli indumenti di Daniele?

AL: “Li ha ricevuti dalla collega italiana in Francia poco più di una settimana fa”.

 

E nei vestiti ha trovato qualcosa che alimenta ulteriormente il mistero…

AL: “La signora mi ha raccontato di aver trovato una lettera del figlio all’interno di un maglione”.

 

E’ stata nascosta, gli inquirenti francesi non l’hanno vista o hanno fatto finta di non vederla?

AL: “Questo è un altro mistero. La madre sostiene di averla trovata ben occultata, come se qualcuno avesse voluto nasconderla. La signora aggiunge un’altra cosa interessante: che a questa lettera aveva fatto riferimento un compagno di cella di Daniele, facendole capire che qualcuno l’avesse nascosta perché potesse arrivarle. Resta comunque molto difficile pensare che la missiva sia sfuggita al controllo delle autorità carcerarie, che è assolutamente ferreo. L’altro elemento sorprendente è che questi indumenti erano sotto sequestro da mesi, sin da subito dopo la scoperta della morte del ragazzo”.

 Sul fronte delle indagini, ci sono novità?

AL: “Durante l’ultimo nostro incontro alla Farnesina, le autorità italiane ci avevano assicurato di essere in costante in contatto con quelle francesi e con il consolato italiano di Nizza. Ci dissero anche che sviluppi si sarebbero avuti a maggio, mese in cui è previsto che il giudice istruttore francese che sta conducendo le indagini consegni il fascicolo nelle mani del procuratore della Repubblica con le richieste istruttorie. Lì si saprà chi è imputato e di cosa. I funzionari della Farnesina ci fecero capire che c’erano indizi gravi a sostegno di una gigantesca omissione di soccorso, ipotesi che resta assolutamente valida, e che prevedibilmente ci sarebbe stata l’apertura di un procedimento a carico del personale sanitario del carcere”.

Resta l’altra questione, quella degli organi di Daniele prelevati dalle autorità francesi per un’autopsia particolarmente invasiva e non ancora restituiti alla famiglia. Vi è stato detto qualcosa, a tal proposito?

GG: “Dello stato di conservazione degli organi non sappiamo niente anche se è un elemento importante che un domani ci permetterebbe di fare una controperizia rispetto a quanto emergerà dalle indagini della magistratura francese. La cosa che più mi preoccupa, da microbiologo e titolare di un laboratorio di ricerca, è che il corpo di Daniele è stato conservato per 55 giorni a due gradi. Una pessima conservazione che non permetterà di stabilire, attraverso una perizia di parte, le cause della morte di Daniele. Il paradosso dei paradossi è che gli organi sono ancora in Francia, dopo nove mesi Attraverso l’avvocato Lasagna ho chiesto che fosse avanzata un’istanza per stabilirne il grado di conservazione. E’ il punto centrale. Per questo motivo sono andato a Nizza a incontrare il console italiano e abbiamo incontrato il ministro degli Esteri Franco Frattini. Ci aspettiamo pressioni sulla Francia ”.

 

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