A lezione d’immaginazione

Una università  europea autogestita in uno spazio extraterritoriale: San Marino. Per ridare autonomia alla conoscenza

 

Una università  europea autogestita in uno spazio extraterritoriale: San Marino. Per ridare autonomia alla conoscenza

 

Quando nel 1931 il regime fascista chiese un giuramento di fedeltà ai professori universitari italiani, solo una dozzina su oltre 1600 rifiutarono di piegarsi al ricatto autoritario. I migliori se n’erano già andati. Piero Sraffa da alcuni anni esule, insegnava a Cambridge, e i grandi cervelli della fisica erano già andati in America. Qualcosa di molto simile sta succedendo oggi, in questo paese dove per due volte in un secolo ha trovato forma politica il totalitarismo e la barbarie. Oggi, mentre il governo Berlusconi distrugge la scuola pubblica e l’Università attaccando insieme le radici della produzione scientifica e quelle della civiltà, la classe accademica non è meno codarda e connivente di quanto fu nel 1931. Il nazional-populismo mediatico italiano non è più un fenomeno isolato in Europa. L’Ungheria, la Finlandia, perfino la Francia sono sempre più apertamente infettate dalla barbarie anticulturale. Ma l’aggressione contro l’autonomia della conoscenza non è un residuo di fascismi antichi: essa è del tutto coerente con la politica neoliberista di sottomissione della produzione e trasmissione del sapere al pregiudizio economicista e più concretamente agli interessi del capitale finanziario. Nazional-populismo mediatico e ferocia neoliberista si sposano perfettamente nel tentativo – che al momento appare vincente – di imporre su scala sempre più vasta la dittatura dell’ignoranza. Ignoranza e crescita della destra sono due fenomeni che si alimentano perversamente: quando la destra vince, la sua principale attività consiste nell’impoverire la scuola e nel sottomettere la ricerca, per poter contemporaneamente diffondere conformismo mediatico. E se l’ignoranza e il conformismo si rafforzano, naturalmente le destre accrescono il consenso e vincono democraticamente le elezioni. 

Nove secoli fa, racconta la leggenda, nella città di Bologna si formò la prima Universitas. Studiosi di provenienza araba germanica o siciliana si ritrovarono nella città di Guido Guinizelli per produrre e diffondere un sapere che aveva un carattere nuovo. Non aveva come referente istituzionale la Chiesa, ma piuttosto la dimensione civica, il Comune nascente di Bologna.
Questo fu l’Università ai suoi inizi e durante tutta la sua storia: istituto dell’autonomia della conoscenza. L’autonomia non è un formale connotato politico-giuridico dell’istituto che Irnerio e gli altri glossatori crearono a Bologna intorno al 1087. L’autonomia è il tratto epistemologico essenziale del sapere. Non vi è sapere senza autonomia, perché se la ricerca la scoperta, l’insegnamento e l’apprendimento dipendono da un principio esterno alla ricerca stessa, allora non esistono. Semplicemente sono un’altra cosa: propaganda, dogma, imbonimento.
Nella città di Bologna, dove è nata, l’università moderna è anche morta. Nel 1999 con la firma della Carta di Bologna da parte dei ministri dell’educazione dei paesi dell’Ue inizia il processo di formale sottomissione dell’istituzione di produzione e trasmissione del sapere a un nuovo dogma, quello dell’economia neoliberale. Il processo era già cominciato molto tempo prima soprattutto negli Usa, ma con la Carta di Bologna la sottomissione del sapere all’economia viene formalizzato esplicitamente. Nei dieci anni successivi la subordinazione dei processi di ricerca ai criteri del profitto e della crescita ha compiuto passi da gigante, ma con il collasso finanziario del 2008 si apre la prospettiva di un’accelerata distruzione dell’istituto universitario moderno. Al suo posto viene costituendosi un pulviscolo di agenzie di trasmissione di un sapere frattalizzato cellula rizzato e de-personalizzato che deve formare soggetti precari e flessibili capaci di entrare-uscire dal processo della produzione ricombinante e di subirne le regole feroci.
I movimenti di studenti e di ricercatori che sono esplosi alla fine del 2010 hanno attaccato il processo di sottomissione e la dittatura dell’ignoranza, ottenendo risultati formidabili di attivazione del corpo sociale, ma non sono riusciti a scalfire in alcun modo la determinazione dei devastatori. 
A differenza di altri luoghi in cui la classe intellettuale conserva il senso della propria dignità e il piacere della conoscenza, la classe accademica italiana, ottusa e servile per lunga tradizione, si limita a difendere i propri privilegi feudali che si integrano perfettamente con l’efficienza della devastazione neoliberale.
La Scuola europea per l’immaginazione sociale parte dalla constatazione che l’istituzione universitaria in Italia è morta, e si propone di costituire le condizioni per l’autonomia della conoscenza e l’autorganizzazione dell’intellettualità precaria e cognitiva. La Scuola nasce in uno spazio extraterritoriale, a San Marino, fuori dalla barbarie italiana e dal dogmatismo economicista europeo, e si propone come primo compito di reimmaginare la missione europea. Dopo il 1945 la missione d’Europa era chiara: superare la guerra militare e culturale tra la tradizione identitaria della Germania Romantica e la tradizione giuridica della Francia Illuminista, oltre che superare le condizioni geopolitiche della guerra franco-tedesca che dal 1813 ha insanguinato l’intero continente. La missione fu portata a compimento. Negli anni ’80 la missione d’Europa fu il superamento della Guerra Fredda e la tendenziale unificazione del territorio che sta a ovest dei monti Urali. Con tutte le sue ambiguità e tutti i suoi pericoli, quel processo fu portato a compimento. Ma ora qual è la missione d’Europa? Dal discorso pubblico pare che questa missione consista oggi nella riaffermazione delle linee fallimentari dell’economia neoliberista, e lo spostamento di risorse dalla società verso la finanza. Riduzione del costo del lavoro, ridimensionamento della spesa pubblica, impoverimento della vita quotidiana e diffusione massiccia dell’ignoranza. Questa è la sola missione che l’Europa sembra sapersi dare. Non deve sorprendere se i partiti nazional-populisti e razzisti prevalgono alle elezioni nazionali, visto che un’immaginazione d’Europa pare scomparsa. Nel 1087 l’Università nacque come luogo di elaborazione delle dimensioni tecniche, giuridiche e concettuali della società borghese nascente e del Comune – la ricostituzione dell’autonomia del sapere è condizione per uscire dalla miseria e dalla depressione cui la dittatura del capitalismo finanziario ci ha destinato. È questa l’intenzione – ambiziosa, certo, ma di fronte alla barbarie occorre essere coraggiosi – con cui nasce Scepsi. Nel segno di Pirrone di Elide, nemico di ogni dogma.

0 comments

Leave a Reply

Time limit is exhausted. Please reload CAPTCHA.

Sign In

Reset Your Password