Funerali a Bulciago per Vittorio Arrigoni. Davanti a duemila persone, commozione e speranza nelle parole della madre
E’ morto sulla croce come il Cristo, per la resurrezione di un popolo martoriato, affinché questo popolo potesse avere giustizia e pace. Le parole dell’arcivescovo emerito di Gerusalemme, Hilarion Capucci, hanno risuonato ieri nella palestra del centro sportivo di Bulciago, gremita di amici per dare l’ultimo saluto a Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza il 15 aprile da estremisti islamici.
Funerali a Bulciago per Vittorio Arrigoni. Davanti a duemila persone, commozione e speranza nelle parole della madre
E’ morto sulla croce come il Cristo, per la resurrezione di un popolo martoriato, affinché questo popolo potesse avere giustizia e pace. Le parole dell’arcivescovo emerito di Gerusalemme, Hilarion Capucci, hanno risuonato ieri nella palestra del centro sportivo di Bulciago, gremita di amici per dare l’ultimo saluto a Vittorio Arrigoni, ucciso a Gaza il 15 aprile da estremisti islamici.
Sono arrivati in centinaia dall’Italia e dall’estero tra amici, conoscenti, autorità e persone comuni, per partecipare alle esequie. Avvolti nelle kefiah, con foto del pacifista stampate su fogli di carta, insieme a poesie e pensieri improvvisati, in centinaia hanno riempito il palazzetto dello sport, mentre altre centinaia attendevano fuori. Più di duemila persone, giunte sole, in gruppo o in delegazione, portando solo bandiere della pace, perché la famiglia non ha voluto altri vessilli. Vik non aveva bandiere, solo quella palestinese. A coprire la bara che lo conteneva, i tre colori della bandiera italiana, insieme agli stessi colori, più il nero, di quella palestinese.
Due sono state le messe celebrate nella giornata della Pasqua cristiana. La prima, il rito cattolico officiato dal prelato di Gerusalemme, con il parroco e l’ex parroco del paesino brianzolo, Don Fabrizio e Don Felice, accompagnati da canti pasquali. La seconda, il rito laico ‘celebrato’ dalle parole di sindaci, amici, volontari umanitari e dalla madre Egidia Beretta, (lei stessa primo cittadino di Bulciago), accompagnati da ‘Bella ciao‘.
Il vescovo di Gerusalemme ha reso omaggio a Vittorio con parole toccanti: “Io sono un vescovo, e il vescovo è un servitore, è un pastore che difende il suo gregge quando arriva il lupo. Il mio gregge è tutto il popolo palestinese, un popolo sofferente e maltrattato. Non sono stato l’unico a difendere questo gregge. Anche nostro figlio Vittorio è stato il buon pastore, che ha difeso i palestinesi. Non ci sono parole per ringraziarlo. Vittorio è stato italiano di nazionalità e palestinese di cuore. Siamo felici di considerarlo cittadino palestinese”.
Una folta delegazione di palestinesi ha presto parte ai funerali. Tra loro, in prima fila accanto alla sorella di Vittorio, Alessandra, c’era anche Osama, l’amico palestinese che era andato da Londra a Gaza per accompagnare il feretro nel viaggio di ritorno. Contemporaneamente alla cerimonia funebre di Bulciago, si svolgevano due messe per Vittorio: una a Gaza e una a Ramallah.
Applausi scroscianti sono stati tributati a don Nando Capovilla, coordinatore di Pax Christi, che ha denunciato la totale assenza di rappresentanti del governo italiano ai funerali: “Ci inquieta l’assenza totale del nostro governo nazionale a questa cerimonia – ha detto don Nando -. Ci inquieta ma non ci sorprende più”.
I rappresentanti di associazioni filo-palestinesi hanno ricordato l’assedio di Gaza e fortemente criticato la politica di Israele: “Vittorio, sei rimasto sotto le bombe durante l’operazione ‘Piombo Fuso’ per raccontare i crimini del governo israeliano. Noi porteremo avanti il boicottaggio contro Israele, contro un governo colonialista e razzista, ci spenderemo perché la Palestina sia liberata dal fiume al mare”.
Infine, la madre Egidia: “Vittorio non è nè un eroe, né un martire, ma solo un ragazzo che ha voluto riaffermare con una vita speciale che i diritti umani sono universali, e come tali vanno rispettati e difesi in qualsiasi parte del mondo – ha detto la signora Beretta -, che l’ingiustizia va raccontata e documentata, perché nessuno di noi, nella nostra comoda vita possa dire ‘io non c’ero, io non sapevo’. Vittorio è stato un testimone, un grande attivista per i diritti umani. Da lui dobbiamo apprendere la forza della coerenza agli ideali. Dalla sua scelta radicale e non violenta attingere la forza per azioni concrete, per diventare ovunque, anche noi, attivisti per i diritti umani. Noi non immaginavamo, non sapevamo in quanti voi lo amaste, in tutte le latitudini e le longitudini. Credetemi, in questi giorni di dolore, questo è stato l’inaspettato soccorso ai nostri cuori feriti. Abbraccio voi e tutti i figli della Palestina. Con un abbraccio particolare e riconoscente agli amici gazawi di Vittorio. Là era la sua seconda casa. Continuate a lavorare per la vostra terra restando uniti, con coraggio e speranza. Ricordando che Vittorio aveva una sola arma: la parola e la testimonianza. Stay human, restiamo umani. Salam aleikum”.
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