Una «bella» Liberazione con la camicia nera

Non ci resta che aspettare Giorgio Napolitano che di certo qualcosa il 25 aprile la dirà . Perché a metterla così, a bocce ferma, dell’anniversario della Liberazione non ci resteranno che i bollini rossi che la società  autostradale ha sparso sulle cartine del Belpaese annunciando traffico intenso e invito alla prudenza.

Non ci resta che aspettare Giorgio Napolitano che di certo qualcosa il 25 aprile la dirà . Perché a metterla così, a bocce ferma, dell’anniversario della Liberazione non ci resteranno che i bollini rossi che la società  autostradale ha sparso sulle cartine del Belpaese annunciando traffico intenso e invito alla prudenza.

 Oppure, peggio, gli ignobili manifesti affissi in giro per Roma. Immagini e simboli fascisti – e fascisti non lo diciamo così, tanto per dire – in campo aperto. Sopra la scritta 25 aprile, in mezzo una ricercatissima immagine d’epoca che orgogliosamente esibisce un gruppo di giovani militanti fascisti con in testa il fez e armi in pugno e sotto quello che ai creativi dei manifesti deve essere sembrato un testo provocatorio e intelligente: «Buona pasquetta». Nessun punto esclamativo a sottolineare l’arguzia ma tre fasci littori che la Liberazione listano a lutto. Immediata la reazione del sindaco di Roma Gianni Alemanno – quello che la celtica ce l’ha appesa al collo – che all’Ama dà immediato mandato di rimuovere i manifesti: «Condanno in maniera ferma, a nome di tutta l’Amministrazione capitolina, i manifesti affissi sui muri di alcuni quartieri della città, manifesti che offendono la memoria storica del nostro Paese». La Liberazione – anzi Pasquetta – in mano ai fascisti. Quelli che i manifesti li affiggono senza nemmeno firmarsi e quelli che li rimuovono forti di una fascia tricolore tardivamente rispolverata. E mentre a Roma marciano le camicie nere, in quel di Corsico – sconosciuta ma evidentemente assai goliardica località del milanese – alcuni ignoti tentano senza peraltro riuscirci di dar fuoco alle bandiere italiane che avvolgono il monumento dedicato alla Resistenza. E atti vandalici vengono denunciati anche contro il monumento dedicato agli Alpini. «Un gesto inqualificabile e inaccettabile – dice il sindaco Maria Ferrucci -, una provocazione che respingiamo al mittente, perché la memoria della Resistenza e della conquistata libertà contro l’autoritarismo non possono essere denigrate o cancellate da chi intende negare la storia». Preoccupante, perché già in apologia di fascismo, la dichiarazione che arriva da «La Destra» di Lamezia terme: Non abbiamo mai festeggiato il 25 aprile e non è nostra intenzione neanche pensarci. Continuiamo a considerare la pseudo ‘festa nazionale’ come ‘misera bugia’ con la quale si può ricordare solo la sconfitta nella Guerra Mondiale e la fine sanguinosa di una guerra civile». Anzi continuano da Lamezia, «ad ogni celebrazione si vuole ricordare che i partigiani sconfissero la dittatura,ma ci si dimentica di menzionare che il loro fine ultimo era istaurare una dittatura assai più feroce: quella comunista, sovietica, stalinista, tutto ciò attraverso mostruose efferatezze di cui si macchiarono anche nei confronti di Partigiani non-comunisti. Per noi, i partigiani sono stati antidemocratici di professione e assassini per vocazione, perché continuarono la guerra civile per altri due anni dopo il 25 aprile, uccidendo ancora senza pietà, acconsentendo, nei territori italiani dell’Istria e della Dalmazia, al ‘Genocidio Italiano’ delle Foibe ». Che farà e che dirà Giorgio Napolitano il 25 aprile? La corona al milite ignoto, in occasione del 66° anniversario della Liberazione, quest’anno non potrà bastare. Perché i fascisti non è vero che sono inoffensivi e non necessariamente li riconosci solo perché portano appesa al collo la croce celtica. Per passatempo, si dilettano ormai ad attaccare la Costituzione.

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