L’attentato incendiario all’Eni
Dopo i raid a Bologna l’inchiesta della procura: sessanta perquisizioni, cinque arresti, sette misure cautelari, il sequestro penale del circolo “Fuoriluogo”. Tra i fermati un sospettato per l’attentato incendiario all’Eni. Oltre trecento uomini impegnati anche in altri capoluoghi dell’Emilia, a Milano, Lecce e Napoli: diversi gruppi erano in contatto fra loro anche grazie a una rivista “clandestina”. Contestata l’associazione per delinquere aggravata dalla finalità eversiva
L’attentato incendiario all’Eni
Dopo i raid a Bologna l’inchiesta della procura: sessanta perquisizioni, cinque arresti, sette misure cautelari, il sequestro penale del circolo “Fuoriluogo”. Tra i fermati un sospettato per l’attentato incendiario all’Eni. Oltre trecento uomini impegnati anche in altri capoluoghi dell’Emilia, a Milano, Lecce e Napoli: diversi gruppi erano in contatto fra loro anche grazie a una rivista “clandestina”. Contestata l’associazione per delinquere aggravata dalla finalità eversiva
Oltre trecento uomini impegnati in sedici città, dall’Emilia alla Puglia e alla Campania, in una operazione anti-terrorismo, partita da Bologna, che ha nel mirino militanti anarco-insurrezionalisti. La polizia del capoluogo emiliano ha condotto dalle prime ore del giorno sessanta perquisizioni nei confronti di esponenti dell’ala insurrezionalista del movimento anarchico. I provvedimenti sono eseguiti nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla Procura della Repubblica di Bologna, svolta dalla Digos del capoluogo felsineo e dalla direzione centrale della Polizia di Prevenzione (Ucigos).
Molotov e raid incendiari. L’inchiesta, condotta dal pm Morena Plazzi, parte da lontano, dal 2009, ed è stata aggiornata fino alla fine del 2010, con recenti fatti. Riguarda, per esempio, campagne anarchiche di pubblicistica ma anche episodi come quelli contro il centro di identificazione ed espulsione di Bologna, l’Unicredit (per una campagna ambientalista, perché finanziatrice di Impregilo), contro l’Eni (per le attività in Paesi sottosviluppati).
LA MAPPA degli attentati
GLI ULTIMI RAID All’Eni | All’Ibm
Cinque arresti e altre sette misure cautelari. Nel mirino i frequentatori del circolo bolognese “Fuoriluogo”, che è stato oggetto di sequestro penale. La Digos ha eseguito 12 misure cautelari disposte dal Gip del capoluogo: si tratta di cinque arresti e sette misure di obbligo o divieto di dimora, per episodi di eversione, danneggiamenti, incendi e altri reati.
Gli arrestati: Stefania Carolei, bolognese, 55 anni; Annamaria Pistolesi, bolognese, 36 anni; Martino Trevisan e Robert Ferro, 25enni e originari dell’Alto Adige, il primo di Bressanone e il secondo di Bolzano; Roman Nicusor, 31 anni, romeno. Obbligo di dimora nel Comune di appartenenza per Sirio Manfrini (26 anni, di Rovereto), Roberto Nadalini (modenese 32enne), Maddalena Calore (24 anni, Padova), Francesco Magnani (24 anni, Ferrara). Divieto di accesso nel Comune di Bologna per Stella Paola Molina (25 anni, trentina), Giuseppe Valerio Caprioli (27 anni, potentino), Simone Ballerini (21 anni, di Bologna).
Le misure sono per l’accusa associativa; quanto ai singoli episodi che è stato possibile attribuire a persone specifiche, nel tempo sono stati trattati singolarmente dagli inquirenti: per ognuno è stato avviato un procedimento e alcuni di questi sono anche conclusi. Gli episodi più ‘eclatanti’ (come le bombe a due agenzie interinali del maggio 2007 o gli attentati esplosivi contro filiali Unicredit tra 2008 e 2009) sono rimasti per ora senza colpevoli. Sono invece attribuiti agli attivisti di
Fuoriluogo ripetuti episodi di danneggiamenti a banche, il raid incendiario di via San Donato del luglio scorso e varie
manifestazioni sfociate in episodi di violenza. C’è anche il rovesciamento del banchetto della Lega nord del marzo 2009.
Incastrato da una telefonata. Fermato anche un sospettato per l’attentato incendiario alla sede dell’Eni (foto | leggi): si tratta di Francesco Magnani, 24 anni, ferrarese. E’ finito in carcere per attentato per finalità terroristiche. E’ stato incastrato da una intercettazione telefonica, da cui si evinceva che il giovane avesse a che fare con il raid all’Eni: nella telefonata, fatta dall’ufficio del padre, Magnani chiama Carolei, che è a Roma; la invita a venire a Bologna per l’iniziativa che si farà due giorni dopo, e siccome Carolei non capisce a cosa si riferisca il giovane ferrarese, Magnani fa riferimento a un’azione contro l’Unicredit e poi alla situazione libica per indicare fra le righe l’obiettivo Eni. Altre informazioni sono state reperite grazie a una cimice che era stata posta da inquirenti toscani a una fotocopiatrice trasferita poi a Bologna quando il circolo Fuoriluogo ha aperto.
Secondo gli inquirenti il gruppo aveva dato vita a un sodalizio interessato ad aggredire “antagonisti” politici e sociali, individuati nelle forze di polizia, in centri di potere economico (banche ed altre aziende), in esponenti di opposte formazioni politiche (Lega Nord), in simboli di politiche governative avversate (Centri per l’identificazione ed espulsione). Il peso della misura cautelare dipende dal presunto ruolo giocato nell’associazione: in carcere è finito chi è ritenuto essere promotore del sodalizio, mentre gli altri, che hanno avuto una misura più lieve, sono considerati semplici partecipi.
“Associazione per delinquere con finalità eversiva”. Gli indagati sono accusati di appartenere ad una associazione per delinquere aggravata dalla finalità eversiva, diretta al compimento di azioni delittuose di natura violenta contro persone e cose, realizzate a Bologna: nei giorni scorsi in città un raid incendiario contro uffici commerciali della Eni e dell’Ibm. La Procura ha lanciato un allarme parlando di “segnali inquietanti”, e si è mossa ipotizzando il reato di atto di terrorismo. Anche il ministro Roberto Maroni si era detto “preoccupato” dell’escalation di episodi registrato in città. Il procuratore capo Roberto Alfonso è tornato a parlare oggi dopo le novità sull’inchiesta parlando di “un fenomeno che, specie per
episodi come quello contro la sede Eni di Bologna, provoca allarme, ci preoccupa molto e sollecita l’attenzione di investigatori, forze dell’ordine e della Procura”.
LEGGI Procura, ipotesi atto di terrorismo
VIMINALE Raid, Maroni “preoccupato”
Operazioni in 16 città. Sono oltre 300 gli uomini della Polizia di Stato impiegati nell’operazione. I provvedimenti vengono eseguiti, oltre che a Bologna, anche nelle città di Ferrara, Modena, Roma, Padova, Trento, Reggio Calabria, Ancona, Torino, Lecce, Napoli, Trieste, Genova, Teramo, Forlì, Ravenna e Milano: questo perché il gruppo bolognese aveva contatti con altre realtà tramite una rivista clandestina, “In vece”. In tutta Italia è stato sequestrato materiale ritenuto interessante.
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