Insegna shock a Roma. Lapidi imbrattate. L’Anpi: atti di gente fuori dalla storia. Sdegno bipartisan per la frase copiata dal lager e firmata da un “Comitato no morti sul lavoro”
Insegna shock a Roma. Lapidi imbrattate. L’Anpi: atti di gente fuori dalla storia. Sdegno bipartisan per la frase copiata dal lager e firmata da un “Comitato no morti sul lavoro”
ROMA – Muri imbrattati, scritte cupe, aggressive, cariche di rancore e odio, croci celtiche e stelle a cinque punte. Persino la ricostruzione, con la stessa grafica e lo stesso materiale, il ferro battuto, dell´insegna che accoglieva gli ebrei ad Auschwitz: «Arbeit macht frei», il lavoro rende liberi. L´hanno trovata ieri mattina, nel giorno di festa per la Liberazione dal nazifascismo, saldata ad un ponticello, nel quartiere romano di periferia del Pigneto. Quattro metri di lunghezza, le lettere alte 30 centimetri. Chi ha fatto questo gesto, trasversalmente definito «ignobile», ha scelto di scrivere il testo nella sua traduzione inglese: «Work will make you free» e ha lasciato anche uno striscione rosso, completo di 4 stelle a cinque punte, che vuol essere una sorta di firma: «Basta morire uccisi dal lavoro e dall´indifferenza. Comitati no morti sul lavoro». Individuare gli autori non sarà facile. Gli inquirenti indagano a tutto campo, da destra a sinistra.
Il sindaco postfascista Gianni Alemanno, che passa ormai parte del suo tempo a indignarsi ufficialmente del linguaggio dei muri romani e a far rimuovere i corpi di reato, ha fatto subito tirar giù lo sfregio. Poche ore prima, gli addetti del Comune avevano dovuto strappare i manifesti contro la Liberazione, quelli con i fasci littori e le camicie nere in armi e braccia tese. Manifesti affissi dappertutto, anche negli spazi pubblici del Campidoglio. «Segno di impotenza, frustrazione – lo definisce Nicola Zingaretti, presidente Pd della Provincia di Roma – gesto di quattro deficienti e codardi».
Via (ma non del tutto) i poster repubblichini da Roma. E via dalle strade di Milano, il riferimento, di qualche giorno fa, in perfetto stile berlusconiano, alle Br “nascoste”in Procura. Sporcare, insultare, minacciare. Tanto più il 25 Aprile. Il leghista Mario Borghezio, già Ordine Nuovo, non scrive sui muri ma usa parole livide: «Questa non è una festa di tutti, ma soltanto di una parte. Il 25 Aprile va abolito». Se non sono parole sono segni, come la croce celtica marchiata sul tricolore ai piedi del monumento ai Caduti della Resistenza in piazza Costantino a Milano. L´hanno trovata ieri i reduci dell´Anpi, assieme al timbro di fabbrica FN, Forza Nuova (ma l´organizzazione neofascista disconosce la paternità dell´impresa).
Note di spregio, note che certificano il degrado raggiunto. Carlo Smuraglia, neopresidente dell´Anpi, non circoscrive la lettura degli episodi al solo giorno della Festa: «C´è un humus che favorisce le uscite fuori luogo. Un po´ di gente in Italia rema contro, gente fuori dalla storia, fuori da tutto, gente che è nemica della democrazia. In genere sono silenti, escono allo scoperto quando sentono un clima favorevole. E il clima “favorevole” c´è, con gli attacchi reiterati alla Costituzione, alle istituzioni di garanzia, persino, indirettamente, al Capo dello Stato».
Il «clima» produce a Venezia questo striscione: «25 Aprile, lutto nazionale», appeso ieri sul monumento alla Partigiana in Riva Sette Martiri. Mentre a Firenze i muri si riempiono di scritte contro Giovanni Gentile: «Gentile fascista eri il primo della lista, morte a te e a chi ti difende». Viaggio trasversale nell´inciviltà. A Poggio Bustone, provincia di Rieti, ignoti distruggono la lapide dedicata al giovane partigiano Emo Bustoni, morto nel ‘44 durante un rastrellamento. E Livorno si risveglia con le stelle a cinque punte “stampate” su alcuni tricolori appesi ai lampioni lungo la strada della celebrazione del 25. A Corsico, hinterland milanese, bruciano gli addobbi del monumento alla Resistenza. «Clima favorevole», denuncia il presidente dell´Anpi, comunque felice di com´è andata a Milano: «Eravamo in tanti, mai così tanti».
Meno contento di festeggiare il 25 Aprile il presidente della Provincia di Salerno, e deputato Pdl, Edmondo Cirielli (noto per la legge salva-premier da lui confezionata). Ha fatto tappezzare, per una sua personale par condicio, la città di manifesti. Lodi alla Resistenza (bontà sua) ma dito puntato sulle foibe e la «complicità morale del leader dei comunisti italiani Palmiro Togliatti».
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