Due anni dopo Ultimi fuochi di resistenza la vicenda della Volante Rossa torna nelle librerie con un nuovo titolo che si concentra sulla figura di Giulio Paggio, alias tenente Alvaro, comandante dell’organizzazione.
Due anni dopo Ultimi fuochi di resistenza la vicenda della Volante Rossa torna nelle librerie con un nuovo titolo che si concentra sulla figura di Giulio Paggio, alias tenente Alvaro, comandante dell’organizzazione.
L’autore, Massimo Recchioni, racconta la vita del personaggio mettendone in evidenza la scelta politica e il relativo costo pagato in termini di esilio in un paese straniero. Nel libro la storia di Paggio viene ricostruita anche grazie ai racconti di altri ex militanti e persone che, spinti da motivi diversi,mai comunque del tutto estranei alla politica, hanno lasciato l’Italia e si sono recati nell’ex Cecoslovacchia. Rispetto a Ultimi fuochi di resistenza, l’esposizione di fatti e circostanze che hanno caratterizzato la vita del protagonista si sviluppa in modo corale con una serie di testimonianze diverse e di ricordi che abbracciano un lungo periodo di tempo: quello compreso fra gli anni Quaranta e i nostri giorni. Quella della Volante Rossa è una vicenda a tutt’oggi poco nota, narrata da alcuni in modo lacunoso e privo di riferimenti contestuali, manipolata da altri con mistificazioni storiche che non permettono una corretta conoscenza dei fatti. Per comprendere le scelte fatte da chi, come Paolo Finardi, protagonista di Ultimi fuochi e da Giulio Paggio che alla fine della guerra erano poco più che ventenni, occorre ricordarsi dell’Italia di allora: un paese ridotto in macerie, reduce da una dittatura durata vent’anni e da una guerra devastante combattuta dalla parte sbagliata. Bisogna ripensare alla feroce occupazione nazista, alle violenze repubblichine, al terrorismo delle bande che, come quella di Pietro Koch, si distinguevano per il loro sadismo. L’Italia dell’immediato dopoguerra veniva da queste esperienze traumatiche ed era un paese da ricostruire materialmente e moralmente. In tale contesto si inserisce la storia della Volante Rossa, organizzazione operante aMilano, impegnata a sostenere, soprattutto nelle fabbriche, le attività del Partito comunista e del sindacato. Dotata di una struttura clandestina, mette in pratica iniziative armate di tipo antifascista e antipadronale e spara contro delatori e seguaci del precedente regime cui si deve la morte di partigiani consegnati a repubblichini e nazisti e che avevano goduto di un’amnistia considerata intollerabile da molti combattenti della Resistenza. Non altrettanta clemenza caratterizzerà il processo celebrato contro i membri della Volante Rossa nel 1951 e conclusosi con ventitré condanne comprendenti quattro ergastoli. Due anni dopo, la sentenza di secondo grado non conterrà sconti per nessuno degli imputati. Tra essi Paolo Finardi e Giulio Paggio che, costretti alla fuga, riparano in Cecoslovacchia per sottrarsi al carcere a vita. Con l’aiuto del Partito comunista approdano in un paese entrato nella sfera di influenza dell’Unione Sovietica per vivere da esuli, potendo contare tutt’al più sulla possibilità di contatti sporadici e prudenti con i familiari rimasti in Italia. È là che inizia la nuova vita di Giulio Paggio, operaio della Innocenti di Lambrate fino al 1949, giovane resistente durante la guerra, dall’8 settembre capo della Brigata 118, una delle formazioni armate che avevano svolto un ruolo di rilievo nella lotta per la Liberazione e capo della Volante Rossa. La sua vicenda viene ricostruita nel libro grazie a una serie di testimonianze che raccontano gli anni giovanili di Giulio Paggio, le difficoltà e le esperienze in Cecoslovacchia, le sue frequentazioni e la sua abitudine di guardarsi sempre alle spalle, di cercarsi sempre e dovunque, al ristorante, al caffè, un posto vicino alla porta, una via di fuga. E poi imomenti di ansia, gli scatti improvvisi, regalo di una notte del 1944 trascorsa in un tombino tra la melma e i topi per sfuggire ai suoi inseguitori tedeschi. Giulio Paggio era ricercato in Italia, nel febbraio del 1949 la sua foto era finita sulla copertina del settimanale Oggi (riprodotta nel libro) che descriveva la Volante Rossa come un’organizzazione intenta a servire l’idea con il calibro 12. Quell’immagine che lo ritraeva sarebbe diventata una foto segnaletica destinata a girare per le questure, a uso dei poliziotti che si sarebbero presentati al funerale del padre nel caso vi avesse partecipato anche lui, pronti ad arrestarlo e a chiudere definitivamente i conti con la Volante.Ma Giulio Paggio era ormai lontano, alle prese con una lingua che avrebbe sempre parlato con un marcato accento italiano. Il libro ripercorre i decenni vissuti da esule e in essi la vita di tutti i giorni nel quadro di momenti storici significativi come la Primavera di Praga e il crollo dei regimi dell’est e quelli, come la grazia concessa da Pertini, che avrebbero rappresentato una svolta nell’esistenza di Paggio, come in quella degli altri ex membri della Volante che nel racconto vengono ricondotti alla loro dimensione umana forse meno nota, dato il prevalere delmito dei combattenti. Ne risulta una testimonianza di grande interesse e pathos che, attraverso la descrizione di una figura, scomparsa ormai da tre anni, e di un fenomeno quale quello dell’emigrazione politica in Cecoslovacchia, cerca di collocare in modo corretto la vicenda della Volante Rossa e i processi storici e umani da essa innescati. Operazione quantomai opportuna dato il clima revisionista che inquina la verità storica e rifugge da qualsiasi necessaria contestualizzazione. Pansa docet!
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