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“Suicida in carcere dopo un pestaggio”

Bari, la procura indaga per istigazione. Il giovane aveva già  denunciato violenze Aveva 22 anni, era in isolamento L’ultima lettera alla sorella: “Vieni, ho troppa paura”

Bari, la procura indaga per istigazione. Il giovane aveva già  denunciato violenze Aveva 22 anni, era in isolamento L’ultima lettera alla sorella: “Vieni, ho troppa paura”

BARI – Carlo Saturno, 22 anni, si è impiccato in una cella del carcere di Bari, ma qualcuno potrebbe averlo spinto a farlo. “Istigazione al suicidio” è l´ipotesi di reato per la quale procede la procura del capoluogo, dopo il decesso di un giovane della provincia di Taranto, che era detenuto per furto e che già una volta aveva tentato di togliersi la vita. Carlo, come riferiscono i suoi familiari, era disperato e in una lettera alla sorella l´aveva pregata di andarlo a trovare: «Non smetto mai di guardare la foto dove stiamo tutti insieme e mi viene da piangere, perché ho tanta paura – scriveva – Non so quando vi posso riabbracciare, non so quando uscirò, non so niente e questo mi fa stare molto triste». Il giovane nei giorni scorsi avrebbe dovuto testimoniare in un processo per maltrattamenti e vessazioni, in corso a Lecce, a carico di nove agenti di polizia penitenziaria dell´istituto minorile salentino, dove era stato rinchiuso nel 2006. In sua assenza, il processo è stato rinviato e i reati finiranno in prescrizione. Una settimana fa, poi, gli avevano comunicato un cambiamento di padiglione, e lui aveva reagito male, aggredendo un agente e fratturandogli la mano. Sarebbe stato a sua volta picchiato, episodio sul quale indaga la procura e che, in un modo o nell´altro, potrebbe averlo indotto l´indomani a togliersi la vita. Il 30 marzo, il corpo penzolante da un lenzuolo all´interno della cella di isolamento nella quale si trovava, era stato tirato giù dai secondini, nel tentativo di salvargli la vita. Dopo una settimana di coma, Carlo è morto ieri nel reparto di rianimazione del Policlinico di Bari. A seguito del decesso, i pm Pasquale Drago e Isabella Ginefra hanno disposto l´autopsia e perquisizioni nella casa circondariale, alla ricerca di documenti relativi alla detenzione, per ricostruire i giorni precedenti al suicidio. Sua sorella Anna, che ora si batte per la verità, si dice certa che Carlo sia stato picchiato in carcere e che la morte sia stata provocata dai maltrattamenti subiti da parte della polizia penitenziaria. «Lo hanno fatto morire – sussurra tra le lacrime – Sono degli assassini, trattano i detenuti solo come delinquenti, quando potrebbero essere figli loro. Ora andremo fino in fondo». A lei si associa il presidente della giunta regionale pugliese, Nichi Vendola: «Ci devono dire se Carlo si è suicidato e per quale ragione nessuno si sia accorto di questa deriva esistenziale – dice – oppure se è stato suicidato secondo quelli che sono i sospetti della famiglia. Niente sconti né rumore attenuato». Intanto il capo del Dipartimento dell´amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, ha disposto un´inchiesta amministrativa per fare «massima chiarezza». Chiarezza viene chiesta anche da alcuni senatori del Pd e dal deputato democratico Dario Ginefra che ha presentato una interrogazione al Guardasigilli, Angelino Alfano. Il presidente dell´associazione Antigone, Patrizio Gonnella annuncia che «sulla vicenda del processo alle guardie penitenziarie, in cui il giovane era parte lesa, rinviato a dopo la prescrizione dei reati, è pronto un esposto al Csm».

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