Un intero archivio di documenti statunitensi classificati sui 779 prigionieri passati per l’inferno di Guantanamo, il carcere Usa nella base yankee sull’Isola di Cuba. Sono centinaia i documenti resi noti ieri da una serie di testate internazionali che li hanno ottenuti daWikiLeaks.
Un intero archivio di documenti statunitensi classificati sui 779 prigionieri passati per l’inferno di Guantanamo, il carcere Usa nella base yankee sull’Isola di Cuba. Sono centinaia i documenti resi noti ieri da una serie di testate internazionali che li hanno ottenuti daWikiLeaks.
Nelle carte non ci sarebbe però traccia delle torture subite dai prigionieri musulmani della cosiddetta «guerra al terrorismo » lanciata dall’allora presidente repubblicano George W. Bush all’indomani degli attentati dell’ 11 settembre 2001, abusi pure documentati intanti rapporti indipendenti e testimonianze affidabili. Secondo il britannico Guardian i documenti mettono in piazza «l’analisi interna condotta dagli stessi StatiUniti di quasi di dieci anni di interrogatori controversi su alcuni dei terroristi più pericolosi del mondo» tra cui Khalid Sheikh Muammad, considerato l’ideatore delle stragi dell’11 settembre aNew York e Washington. Quello che però ha destato scalpore è la biografia di tanti detenuti – la stragrande maggioranza dei quali trattenuti per anni in regime di detenzione amministrativa, senza che nei loro confronti fosse stato formulato alcun capo d’imputazione – e il loro spesso inconsistente profilo criminale. Secondo il Telegraph,Guantanamoè stata usata per incarcerare decine di terroristi che hanno confessato di voler organizzare spaventosi attentati contro l’Occidente, ma anche almeno 150 individui completamente innocenti. Secondo i cablogrammi, i prigionieri venivano divisi per grado di «pericolosità terrorista ». Ma poi c’erano pure un sacco di persone -magari catturate con pericolose e costose operazioni di rendition con la collaborazione di Stati amici in Europa e Medio Oriente – che col terrorismo non avevano nulla a che fare. Tra questi, Mohammed Sadiq, contadino afghano all’epoca di 89 anni malato di demenza senile, e un ragazzino di 14 imprigionato dopo esser stato rapito e costretto ad arruolarsi tra i taleban. Dopoquattro mesi trascorsi in una prigione in Afghanistan, Sadiq era stato trasferito a Cuba e interrogato per sei settimane al termine delle quali era stato giudicato «non affiliato ad al Qaeda e privo di valore di intelligence per gli Stati Uniti». Ciononostante il vecchio era stato rimpatriato solo quattromesi più tardi. Durante i nove anni presi in esame dalle carte pubblicate da Wiki- Leaks, gli Stati Uniti hanno invitato almeno 10 agenzie di intelligence straniereper interrogare i prigionieri e condividere informazioni raccolte sui «sospetti terroristi». Tra le nazioni invitate a collaborare negli interrogatori ci sono state Cina, Tunisia, Marocco, Russia, Arabia Saudita, Tagikistan, Giordania, Algeria, Yemen e Kuwait, in pratica tutti gli alleati tradizionali degli Usa in MedioOriente con l’aggiunta di Pechino eMosca. Ma da WikiLeaks emergono anche nuovi dettagli sulla pericolosità di Al Qaeda. Khalid Sheik Mohammed, secondo i documenti, minacciò che l’organizzazione di bin Laden avrebbe scatenato «un inferno nucleare» in Occidente se Osama fosse stato catturato oucciso.Nei file compaiono affermazioni di comandanti di al Qaeda secondo le quali i terroristi avrebbero nascosto una bomba nucleare in Europa, che sarebbe scoppiata in caso di cattura o uccisione del loro capo. Alla base della pubblicazione dei nuovi documenti inmanoaWikiLeaks ieri c’è una vera e propria «guerra tramedia». Alcuni, tra cui il Daily Telegraph, Le Monde e Washington Post avevano ricevuto mesi fa i documenti su Guantanamo ma non così il New York Times e il Guardian con cui il gruppo anti-segreti di Assange aveva stretto i primi accordi di collaborazione ma con cui i rapporti in seguito si sono guastati. Il New York Times ha tuttavia ottenuto lo stesso dossier autonomamente da fonti sue e ha condiviso il materiale con il Guardian. Gli altri giornali legati a WikiLeaks hanno dovuto accelerare la pubblicazione quando, l’altro ieri notte,hanno appreso che le testate rivali avevano deciso di andare in stampa.
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