L’urlo del popolo dei precari

Non si salva nessuno. A osservare il popolo dei precari sceso ieri in piazza, a Roma e nel resto d’Italia, ci si rende conto che nessuna categoria ne è indenne. Non serve a nulla prendere una laurea in ingegneria né diventare architetto e nemmeno puntare sulle nanotecnologie: i precari sono ovunque. E dallàEuropa arriva un nuovo allarme. A laciarlo il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet: «NellàEurozona abbiamo ancora un livello della disoccupazione inaccettabile».

Non si salva nessuno. A osservare il popolo dei precari sceso ieri in piazza, a Roma e nel resto d’Italia, ci si rende conto che nessuna categoria ne è indenne. Non serve a nulla prendere una laurea in ingegneria né diventare architetto e nemmeno puntare sulle nanotecnologie: i precari sono ovunque. E dallàEuropa arriva un nuovo allarme. A laciarlo il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet: «NellàEurozona abbiamo ancora un livello della disoccupazione inaccettabile».

Gli striscioni non lasciavano spazio a dubbi. Dalla Rai all’Alitalia, dai grandi settori della ricerca agli addetti alle letture dei contatori del gas: chi assume, usa dei contratti atipici. È un universo di quasi 4 milioni di persone, in continuo aumento secondo uno studio della Cgia di Mestre. In pratica, un italiano su 15 è precario, compresi vecchi e bambini. Cifre che aumentano molto se si va al Sud e in alcuni settori come la ristorazione, il turismo o i servizi sociali. Più di un precario su due lavora nel Meridione e tra il 2008 e il 2010 l’aumento dei lavoratori atipici è stato del 4%. Sono soprattutto persone che hanno meno di 40 anni. Negli ultimi due anni la riduzione del numero degli occupati sotto i 35 anni è stata di quasi un milione, sottolinea la Confartigianato, un calo del 13,1%.

Una protesta di poco conto, afferma il ministro del Welfare Maurizio Sacconi, perché a scendere in piazza «non sono i precari, sono solo alcune associazioni: anzi la Cgil è l’unica organizzazione che appoggia», sottolinea sollecitando «una stagione simile a quella degli Anni 50 e degli Anni 60», in pratica «una nuova ricostruzione» dell’impresa e del lavoro dopo la recessione.

È vero che Cisl e Uil non sono presenti con le loro bandiere, ma Susanna Camusso leader della Cgil sorride: «Ne ho visti tanti mescolati nella folla». Dopo anni di scarsa considerazione del fenomeno il suo sindacato ha invece capito che è ora di occuparsi anche dei problemi di chi ha contratti atipici e ora tenta di recuperare il tempo perso in passato. «Il Paese non dà nessuna prospettiva a intere generazioni di precari – denuncia la Camusso -. Come da tanto tempo abbiamo detto, il tema della precarietà è il tema del futuro del nostro Paese». La protesta si è svolta contemporaneamente in oltre 50 città italiane raccogliendo l’appello lanciato in rete dal comitato «Il nostro tempo è adesso». «Denunciamo la sordità della classe dirigente, una sordità che dura da ormai troppi anni» afferma il comitato promotore. E a Luca Cordero di Montezemolo che ha scritto un intervento sul «Corriere della Sera» insieme a Pietro Ichino e Nicola Rossi per affrontare il tema del precariato, rispondono chiedendo un dibattito e accusando la «flessibilità monca» delle politiche degli ultimi 15 anni.

Molte le idee e i flash mob, come in una sorta di lungo show di protesta a cui hanno partecipato politici come Nichi Vendola, Rosy Bindi, Fabio Mussi. A un certo punto a Roma su un lato di una piazza sono spuntate delle tende da campeggio, gli unici alloggi che i precari possono permettersi. I ricercatori dell’Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), con mascherine bianche per togliergli identità, per tre volte lungo il percorso si sono inginocchiati per strada e hanno mimato la loro uccisione, simbolicamente, sotto i colpi di pistola dei tagli imposti dalla Finanziaria. Trampolieri vestiti da vecchi hanno lanciato caramelle e fette di pane alla folla.
Sacconi: «Manifestazioni di poco conto» La risposta della Cgil: «È il tema del futuro»

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