«Hessel ci folgorò, ma cambiammo il titolo del libro»

ualche volta l’entusiasmo può cambiarti la vita. È quel che è successo a Sylvie Crossman, ex corrispondente da Los Angeles e da Sydney di «Le Monde» e nel 1996 fondatrice con il compagno Jean-Pierre Barou, a sua volta ex capo redattore di «Libération» , delle edizioni Indigène. Questa piccola casa editrice di Montepellier ha pubblicato Indignatevi! del novantatreenne Stéphane Hessel, caso editoriale dell’anno.

ualche volta l’entusiasmo può cambiarti la vita. È quel che è successo a Sylvie Crossman, ex corrispondente da Los Angeles e da Sydney di «Le Monde» e nel 1996 fondatrice con il compagno Jean-Pierre Barou, a sua volta ex capo redattore di «Libération» , delle edizioni Indigène. Questa piccola casa editrice di Montepellier ha pubblicato Indignatevi! del novantatreenne Stéphane Hessel, caso editoriale dell’anno. «Nella primavera 2009— racconta Sylvie, a Torino per accompagnare Hessel che questa mattina sarà uno dei protagonisti di Biennale Democrazia — andai a sentire al Plateau des Glières, uno dei luoghi simbolo della Resistenza francese, il discorso che, dall’anno dell’elezione di Sarkozy, Stéphane teneva ogni anno ai suoi vecchi compagni di lotta. Ne rimasi talmente impressionata che gli chiesi se voleva scrivere un testo per la nostra nuova collana “Coloro che marciano contro il vento”, in cui escono brevi pamphlet a tre euro. Hessel rispose subito di sì, ma invece di scrivere un testo, invitò me e Jean-Pierre a intervistarlo. Registrammo quelle conversazioni, le sbobinammo, le sottoponemmo all’autore per le correzioni e nell’ottobre 2010 le mandammo in libreria con il titolo Indignatevi! invece di quello suggerito inizialmente da Stéphane, Il dovere di indignarsi. La tiratura iniziale era di ottomila copie» . La passione di Stéphane Hessel e la sapienza giornalistica di Sylvie Crossman e Jean-Pierre Barou hanno trasformato quel testo di sessanta pagine sulla necessità di resistere e impegnarsi, destinato ai circuiti alternativi, nel caso editoriale degli ultimi tempi: a oggi le vendite nella sola Francia hanno sfiorato i due milioni di copie, cui bisogna aggiungere quelle distribuite nei 27 Paesi che hanno acquisito i diritti, compresa l’Italia, dove Indignatevi! è pubblicato dalla torinese Add. «La nostra casa editrice — racconta Sylvie — si occupava all’inizio soprattutto di indigeni appartenenti a società non industriali come gli aborigeni d’Australia e i tibetani. Non in un’ottica antropologica. Queste non sono società primitive e immobili, ma hanno messo in atto una modernizzazione spirituale specifica, con una storia e uno sviluppo diversi dal nostro. Abbiamo pubblicato alcuni dialoghi sulla neurobiologia di eruditi tibetani con grandi scienziati occidentali come Antonio Damasio e Richard Davidson, che attestano questa evoluzione» . Oggi gli orizzonti della casa editrice si sono allargati, grazie al successo, dice Sylvie, dovuto anche all’aiuto delle librerie indipendenti. Ma la linea di impegno civile rimane sempre la stessa. «In giugno, oltre alla nostra piccola sede di Montepellier, apriremo un ufficio a Parigi e presto pubblicheremo due libri che ci daranno soddisfazione: il diario di Lina Ben Mhenni, la blogger protagonista della rivoluzione tunisina, e la testimonianza narrativa di Brigitte Brami sulla prigione di Fleury Merogis, il più grande carcere d’Europa. Un testo alla Jean Genet» . E Hessel? «Adesso tutti corteggiano Stéphane, i grandi editori che avevano suoi vecchi libri nel cassetto li hanno precipitosamente tirati fuori. Noi siamo passati ad altro» .

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