Le nuove rivelazioni imbarazzano la Casa Bianca Nelle carte anche gli errori di valutazione sui detenuti catturati dopo l’11 settembre
Le nuove rivelazioni imbarazzano la Casa Bianca Nelle carte anche gli errori di valutazione sui detenuti catturati dopo l’11 settembre
NEW YORK – Il ciclone WikiLeaks si abbatte su Guantanamo: dalla tortura degli innocenti alla liberazione di veri terroristi, le rivelazioni sul supercarcere militare rilanciano le controversie su un´istituzione che Barack Obama aveva promesso di chiudere ma di cui non riesce più a disfarsi. La Casa Bianca tenta di contenere il disastro, definisce «superate» le informazioni di WikiLeaks (che vanno dal febbraio 2002 al gennaio 2009) perché «in seguito ogni detenuto è stato oggetto di un riesame del suo dossier di accuse».
Ma intanto i file consegnati dal sito di Julian Assange a Washington Post, Repubblica, l´Espresso ed ad altri giornali americani ed europei – con 750 “schede di valutazione” degli inquirenti militari su ogni prigioniero – aprono uno squarcio di verità che imbarazza tutti. Spiegano perché lo stesso Obama ha sostanzialmente rinunciato a trasferire i residui 172 detenuti in carceri civili e a sottoporli a processi normali: «La maggioranza delle prove a carico contenute in quei dossier – commenta il New York Times – non sarebbero accettate come valide da un giudice». Perché estorte con la violenza; oppure da confessioni di altri detenuti inaffidabili.
WikiLeaks fornisce argomenti a sostegno della sinistra democratica, che negli Usa ha sempre visto in Guantanamo un´intollerabile violazione dei diritti umani e della tradizione legale americana. Ma in quella mole di documenti – che dovevano restare segreti per 20 anni – c´è anche di che sostenere la tesi opposta, quella dei “falchi”, la destra repubblicana che al Congresso ha bloccato i trasferimenti di detenuti verso istituzioni civili. Non mancano infatti gli errori del segno inverso, prigionieri rilasciati che sono tornati a militare nelle file di Al Qaeda e a organizzare attacchi terroristici contro l´America e i suoi alleati.
Un caso a sé è quello del libico Ahmed Hamuda: rilasciato dopo cinque anni a Guantanamo, è riapparso tra i leader dei ribelli anti-Gheddafi, passando così nei ranghi degli “alleati” della Nato.
Tra le rivelazioni di WikiLeaks c´è anche la mole di notizie raccolte dagli americani sugli spostamenti di Osama bin Laden durante e subito dopo l´11 settembre: dritte tardive o inutilizzate, visto che la cattura del leader storico di Al Qaeda si è sempre rivelata un miraggio.
I documenti pubblicati da WikiLeaks danno ragione alla valutazione che Obama fece nel maggio 2009, quando definì Guantanamo «un disastro». Le schede compilate dai militari addetti agli interrogatori confermano la loro dipendenza dalle spiate degli “informatori” interni, detenuti trasformati in accusatori dei propri compagni: spesso nell´assenza di controlli incrociati, per cui le “prove” si rivelarono in seguito delle illazioni fabbricate per compiacere i carcerieri. Tra le vittime di questi metodi, un caso estremo è quello di un contadino afgano di 89 anni, malato di demenza senile, deportato a Guantanamo solo perché trovato in possesso di numeri telefonici sospetti. Un ragazzo di 14 anni è stato detenuto nel supercarcere militare per la sua «possibile» conoscenza di qualche leader taliban. In certi casi gli inquirenti si contraddicevano tra loro: il “prigioniero 1051”, un pastore afgano di nome Sharbat, è stato tenuto a Guantanamo per tre anni nonostante che fin dai primi interrogatori i militari americani lo avessero scagionato. Un giornalista sudanese di Al Jazeera è detenuto per sei anni per carpirgli notizie sui «metodi di raccolta delle informazioni» della sua rete tv.
In quanto alla tortura, una vittima illustre è il cosiddetto “ventesimo dirottatore” dell´11 settembre, il saudita Mohammed Qahtani, tenuto al guinzaglio come un cane e sottoposto a ripetute umiliazioni sessuali. All´estremo opposto, il prigioniero Alam Shah fu liberato con la motivazione che «non è una minaccia»; appena tornato in Afghanistan, nel 2004 si rivelò essere il terrorista pachistano Abdullah Mensuh e organizzò un attentato con 31 morti. Un´altra rivelazione scottante è il ruolo svolto a Guantanamo da agenti dei servizi cinesi e russi, “invitati” dagli americani a condurre degli interrogatori con i loro metodi. Le confessioni estorte da cinesi e russi sono poi finite nei dossier a carico dei prigionieri. Anche queste verrebbero respinte da qualsiasi tribunale civile (e probabilmente anche militare) degli Stati Uniti.
0 comments