PISA · In prima l’opera di Francesco Filidei
Un esercizio della memoria che è anche esplorazione di uno dei luoghi più oscuri dell’Italia repubblicana.
PISA · In prima l’opera di Francesco Filidei
Un esercizio della memoria che è anche esplorazione di uno dei luoghi più oscuri dell’Italia repubblicana.
Rappresentato per la prima volta a Montecarlo nel 2009 e poi ripreso al Festival musicale di Strasburgo, va in scena domani, al teatro Verdi di Pisa (ore 21), in prima nazionale e nell’ambito della stagione concertistica della Scuola Normale Superiore del capoluogo toscano, N.N. Sulla morte dell’anarchico Serantini. Firmata da Francesco Filidei, che ne affida l’esecuzione a sei voci soliste e sei percussioni (rispettivamente, quelle dei Neue Vocalsolisten Stuttgart e di Ars Ludi), l’opera nasce dall’incontro del musicista pisano, diplomato al Conservatorio di Firenze e specializzatosi a Parigi, con Il sovversivo, ovvero il libro che, tre anni dopo i fatti di cui narra, lo scrittore e giornalista Corrado Stajano ha dedicato alla vicenda di Franco Serantini, assassinato dalla polizia a Pisa nel maggio del ’72, in occasione di un presidio antifascista indetto contro il comizio di Giuseppe Niccolai, onorevole iscritto nelle fila del Msi. «Rileggendola a distanza di così tanto tempo», confessa Stajano, «la cosa che più mi ha colpito è che la storia di questo ragazzo, all’epoca poco più che ventenne, può sembrare un’invenzione settaria, vera e propria materia da romanzo: abbandonato al brefotrofio di Cagliari, Serantini perde presto anche la madre adottiva e viene affidato per un breve periodo ai nonni, prima di essere mandato all’istituto per l’osservazione dei minori di Firenze e di qui, senza motivo, al riformatorio di Pisa. Crescendo, Serantini scopre la vita attraverso la politica. L’attivismo e i nuovi compagni lo aiutano a uscire dalla solitudine, gli impartiscono un’educazione e gli danno una speranza. Intollerante verso qualsiasi forma di autorità o vincolo, è naturale che il suo percorso finisse per incrociare quello dei movimenti anarchici, tanto più in una città come Pisa che, in quel periodo, con Torino e Trento, è uno degli epicentri della contestazione giovanile.
Pure, la sua vita breve e difficile è stata un tale cumulo di ingiustizia e violenza che, si può dire, l’unico dono che abbia ricevuto dal destino sia stato, per assurdo, un memorabile funerale, seguito da manifestazioni e iniziative che hanno mantenuto vivo il ricordo di un episodio di efferatezza inaudita ed insensata».
Cronaca e insieme storia dei vent’anni che l’hanno preceduto, Il sovversivo ricostruisce l’affaire Serantini con una forza e un’esemplarità ancora intatte, mescolando narrazione, inchiesta e testimonianza in un’ibridazione che non trascura l’importanza documentale delle indagini giudiziarie; tra queste carte spicca, per il suo agghiacciante referto, l’autopsia eseguita l’8 maggio sul corpo del giovane anarchico, massacrato di botte dagli uomini del I Raggruppamento celere di Roma.
Nonostante il vigore del Giudice Istruttore Paolo Fumaioli, il quale, ricorda Stajano, «si batté come un leone» contro il Procuratore generale Mario Calamari, «un personaggio da vetrata medievale», il processo si concluse però con un nulla di fatto a carico dei responsabili dell’omicidio.
«Come la sua vita può dirsi divisa in due», prosegue Stajano, «con da un lato la solitudine e le difficoltà di un’infanzia disagiata e inquieta e, dall’altro, la scoperta di una possibile partecipazione in prima persona alla trasformazione del paese, così la morte fu, per Franco Serantini, doppia: quella fisica, per le percosse subite, e quella istituzionale, che non gli ha affatto reso giustizia.
Fortunatamente, il suo caso non è stato del tutto dimenticato, anche se le recenti tragedie di Federico Aldrovandi a Ferrara, nel 2005, e Stefano Cucchi a Roma, nel 2009, insieme ai fatti di Genova, la morte di Carlo Giuliani e l’episodio dell’irruzione nella scuola Diaz durante il G8 del 2001 lasciano pensare che, negli ultimi quarant’anni, davvero poco sia cambiato nei meccanismi di gestione del potere».
Nel pomeriggio di domani, N.N. (che in versione operistica sarà portata a Roma il prossimo autunno) verrà preceduto nel pomeriggio a partire dalle 16 da un incontro al Ridotto del Teatro Verdi con gli stessi Stajano e Filidei insieme al librettista Stefano Busellato e allo storico e sociologo Marco Revelli.
0 comments