Prima protesta in piazza, ieri, per i collaboratori di «Italia Lavoro», l’agenzia del ministero del Welfare che ha come mission il collocamento delle categorie deboli, ma che negli ultimi mesi ha rescisso il contratto a 17 cocoprò e non lo ha rinnovato a un’altra quindicina.
Prima protesta in piazza, ieri, per i collaboratori di «Italia Lavoro», l’agenzia del ministero del Welfare che ha come mission il collocamento delle categorie deboli, ma che negli ultimi mesi ha rescisso il contratto a 17 cocoprò e non lo ha rinnovato a un’altra quindicina.
I lavoratori si sono dati appuntamento davanti alla sede di via Monti Parioli a Roma, con le loro famiglie e i bambini, tenendo in mano palloncini colorati con impresse le proprie storie: «Sono incinta al sesto mese»; «Avevo imiei sogni, e ce li ho ancora »; «Ho una grave malattia ». Tra i licenziati, ci sono infatti anche una donna al sesto mese di gravidanza e un uomo che ha subito un delicato intervento e si deve ancora riprendere. Ma non basta: il marito della collaboratrice in gravidanza, anche lui cocoprò di Italia Lavoro, è tra i recenti «non rinnovati»: il che vuol dire che tutta la famiglia è piombata nella disoccupazione e non ha alcun sostegno al reddito. I collaboratori avevano inviato in gennaio una lettera cautelativa rispetto sui diritti pregressi, così come disposto dal «Collegato lavoro», la legge voluta dal titolare del Welfare, Maurizio Sacconi: per tutta risposta, l’agenzia diretta da Paolo Reboani, ex responsabile della segreteria delministro, ha inviato una comunicazione di rescissione unilaterale dei contratti, giudicando incrinato il rapporto di fiducia. I precari prestano servizio continuativamente presso Italia Lavoro da diversi anni, alcuni anche da una decina, e in condizioni organizzative paragonabili a quelle dei dipendenti. Ieri la dirigenza dell’agenzia aveva manifestato la volontà di incontrare una delegazione, «ma dopo averci fatto consegnare i documenti in portineria -– spiega Roberto D’Andrea, segretario nazionale Nidil Cgil -– ci hanno fatto aspettare 45 minuti dicendo che il presidente era assente». Il sindacato a quel punto è andato via, ma resta sul tavolo la richiesta Cgil di un incontro urgente. Ad essere inguaiati non sono solo i 30 precarimessi alla porta, ma in prospettiva tutti i 500 collaboratori di Italia Lavoro, dato che dal 2008 vige un regolamento secondo il quale non si possono rinnovare contratti oltre i 36 mesi, e quasi tutti sono in scadenza quest’anno. Accanto ai collaboratori sono scesi in piazza anche i dipendenti, in particolare gli iscritti alla Fisac Cgil, che hanno diffuso una lettera di solidarietà. Al presidio anche esponenti di Sel, Italia dei Valori, e Pd: l’opposizione ha presentato una interrogazione parlamentare. Fulvio Fammoni, segretario confederale Cgil, chiede di «bloccare la rescissione dei contratti»: «L’agenzia incontri il sindacato, si reinseriscano i lavoratori licenziati e si discuta dell’uso generale dei contratti
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