L’Anpi: no al tentativo di legittimare il filosofo fascista
Quello di Giovanni Gentile non fu un assassinio, ma una vera e propria azione militare tanto che il gappista che lo uccise, Bruno Fanciullacci, è stato poi insignito di medaglia d’oro alla memoria. Il 17 luglio ‘ 44 Fanciullacci, catturato dai nazisti, si suicidò poi a Villa Triste dopo essere stato orribilmente torturato. Non aveva ancora 25 anni.
L’Anpi: no al tentativo di legittimare il filosofo fascista
Quello di Giovanni Gentile non fu un assassinio, ma una vera e propria azione militare tanto che il gappista che lo uccise, Bruno Fanciullacci, è stato poi insignito di medaglia d’oro alla memoria. Il 17 luglio ‘ 44 Fanciullacci, catturato dai nazisti, si suicidò poi a Villa Triste dopo essere stato orribilmente torturato. Non aveva ancora 25 anni. L’ avvocato Francesco Mandarano ha scritto in suo onore un libro intitolato «Dalla parte di Bruno Fanciullacci». Venerdì scorso, nel 67 ? anniversario della morte del filosofo fascista, in Santa Croce si è tenuta una commemorazione con diversi esponenti del Pdl in prima fila, anche i giovani neofascisti di Casaggì lo hanno ricordato. L’omicidio del filosofo fu la risposta al massacro di 5 giovanissimi renitenti alla leva rastrellati a Vicchio e fucilati innocenti dai repubblichini a Campo di Marte. Il medievista Franco Cardini chiede al sindaco di rompere il silenzio su Gentile, lo storico Arrigo Petacco su La Nazione parla di «omicidio ignobile» e definisce «vergognoso» il fatto che non sia stata ancora dedicata una strada di Firenze. I tentativi per cercare di ribaltare la storia non si fermano e distanza di tanti decenni c’è ancora chi vuole far passare Gentile come «un intellettuale di altissimo livello». Lo fu, veramente. «Ma questo filosofo ha condiviso tutte le cose peggiori del fascismo, è stato il pensatore, è rimasto in silenzio di fronte alle leggi razziali del regime» precisa Silvano Sarti, presidente provinciale dell’Anpi. L’ex partigiano, dal nome di battaglia Pillo, ricorda che in Gentile «non c’è mai stato un istinto di buona volontà nel dire: queste cose le rifiuto, le ha sempre condivise tutte». «Non deve essere per nulla ricordato» sentenzia Silvano Sarti.
Quando parla la sua voce è ferma e decisa, nessun tentennamento nell’affermare che «se l’amministrazione comunale di una città come Firenze, medaglia d’oro della Resistenza, deve parlare di Gentile lo dovrà fare per quello che ha fatto durante il fascismo. Se dicessero cose diverse da queste, allora, vuol dire non riconoscere la storia per come si è svolta» dice Sarti. «Quella di Gentile è stata una scelta di vita, non era mica un contadino qualsiasi? Quando siamo arrivati a decidere da che parte bisognava stare lui ha avvertito la famiglia: ho preso una decisione che forse mi costerà la vita. Non si è tirato indietro quando ha detto che Hitler andava sostenuto e l’Italia non poteva voltare le spalle. Gentile era questo» spiega Sarti «lui era consapevole di tutti i crimini commessi e addirittura condivideva tutte le decisioni di un signore che si chiamava Mario Carità, che era un delinquente comune, non si può dire che non lo sapeva, perché le urla dei partigiani torturati le sentiva» aggiunge il presidente dell’Anpi provinciale di Firenze. «Ci hanno massacrato cinque ragazzi a Campo di Marte, che il Presidente Napolitano gli ha dato la medaglia d’argento, non gliela data d’oro perché in tasca non avevano neanche un temperino. Lui spingeva il mondo studentesco ad aderire alla Repubblica Sociale Italiana» ricorda Silvano Sarti. In ricordo dei cinque martiri di Vicchio c’è un Sacrario vicino allo stadio Franchi, e lo scorso 22 marzo nella cerimonia di commemorazione dell’eccidio c’era anche il sindaco di Firenze, Matteo Renzi. «Il Comitato di liberazione nazionale, che decideva, poi i gappisti agivano decise che c’erano personaggi da togliere di mezzo, Gentile era uno di questi» commenta l’ex partigiano. «Non scherziamo, quando si parla di ricordare un persona del genere» dice Silvano Sarti, accanto a lui il suo vice Alberto Alidori annuisce. «Un convegno su Gentile in Palazzo Vecchio è naturale che non si debba mai fare» dice Alidori. Altro che strada. «Lui è stato un corruttore, vogliamo ricordarlo per questo? Non dare onorificenze a Gentile è la prima cosa che va messa in chiaro» aggiunge il vicepresidente dell’associazione degli ex partigiani, che punta ad organizzare una manifestazione cittadina in difesa della Costituzione antifascista.
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