Se un imprenditore alimentare distribuisse un prodotto adulterato, verrebbe incriminato per procurato avvelenamento. In campo editoriale, a quanto pare, si può impunemente diffondere merce contraffatta, purché l'imprenditore abbia l'accortezza di precisare, sulla confezione, che gli ingredienti sono «veri o presunti». ">

I diari di Mussolini sono falsi e Libero lo sa…

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falsoSe un imprenditore alimentare distribuisse un prodotto adulterato, verrebbe incriminato per procurato avvelenamento. In campo editoriale, a quanto pare, si può impunemente diffondere merce contraffatta, purché l’imprenditore abbia l’accortezza di precisare, sulla confezione, che gli ingredienti sono «veri o presunti».

falsoSe un imprenditore alimentare distribuisse un prodotto adulterato, verrebbe incriminato per procurato avvelenamento. In campo editoriale, a quanto pare, si può impunemente diffondere merce contraffatta, purché l’imprenditore abbia l’accortezza di precisare, sulla confezione, che gli ingredienti sono «veri o presunti». Bompiani stampa I diari di Mussolini (veri o presunti) che in realtà – come dimostro in Autopsia di un falso – furono scritti nel dopoguerra da due signore vercellesi condannate nel 1962 a due anni di reclusione per falso e truffa; viene così inaugurato un singolare precedente: la pubblicazione di una fonte storica presentata dallo stesso editore come di dubbia autenticità.

Un filone limitato al mercato italiano, poiché nessun editore straniero ha accettato di tradurli: all’estero è infatti ben risaputo il carattere fraudolento di questo materiale, che ha girato mezza Europa nella vana ricerca di un acquirente, prima di venire «scoperto» dal senatore Dell’Utri. Assai eloquente il raffronto con i diari della Petacci, stampati da Rizzoli (come Bompiani, del gruppo Rcs) e diffusi in una quantità di edizioni straniere. Claretta batte Benito? No: a fare la differenza è l’autenticità del materiale. A una settimana dalla comparsa di Autopsia di un falso l’editor di Bompiani, Elisabetta Sgarbi, non ha commentato, mentre autorevoli esponenti del gruppo Rcs dichiarano in conversazioni private di essersi convinti dell’inautenticità delle agende 1935-39, che tuttavia verranno egualmente pubblicate, considerato che il mercato ne assorbe comunque alcune migliaia di copie. L’editore è peraltro vincolato al contratto con Dell’Utri, che per l’appunto prevede la stampa in 6 volumi dei suoi diari (di Dell’Utri, non del duce).

L’ispiratore dell’operazione diaristica (disinvolta o truffaldina), annuncia imminenti perizie calligrafiche: quelle stesse che secondo logica avrebbe dovuto attuare prima di intraprendere la pubblicazione. Se la Bompiani tace, Libero – che in queste settimane distribuisce a dispense l’agenda fasulla del 1939 – si difende a spada tratta, alternando interventi tonitruanti a sottili distinguo: il giornale milanese nega di avere affermato l’originalità del materiale distribuito. Per Francesco Borgonovo, «né Dell’Utri né Bompiani né Libero che allega i fascicoli hanno mai sostenuto che si trattasse sicuramente di originali».

Affermazioni smentite dal comunicato pubblicitario di Libero riprodotto fotograficamente a p. 82 di Autopsia di un falso: sotto il ritratto di Feltri e Belpietro campeggia la scritta Libero regala i diari di Mussolini, con lo slogan La storia scritta di suo pugno. Più chiaro di così… Borgonovo ha scritto con Nicholas Farrell I diari del Duce. La storia vista da un protagonista (non è chiaro se il protagonista sia Farrell o Mussolini), distribuito a fine 2010 con Libero per preparare l’uscita in fascicoletti del fatidico diario. Pubblicazione fantasiosa, come traspare dalla presentazione di retrocopertina: «Misteri, colpi di scena, protagonisti straordinari nella grande caccia al Santo Graal del fascismo». Il centro del libriccino trascrive carteggi e documenti che lo storico statunitense Brian Sullivan consegnò in copia a Farrell: le pagine 29-71 riguardano infatti Sullivan o le sue carte.

Per il rimanente si tratta di un centone irrilevante, con la ricopiatura di chilometrici articoli su telenovele diaristiche che imperversano da mezzo secolo. Il teorema del libretto è strampalato: «Questi diari sono stati copiati nel dopo guerra da falsari che avevano in mano una delle tre copie in microfilm originali»; gli autori s’ispirano ad una boutade di Vittorio Sgarbi per concludere in un modo indicativo più che altro della loro nullità storiografica: «La fiction è più interessante della realtà. Sgarbi, come quasi sempre, uomo perverso ma geniale, ha ragione. Ma la differenza fra la fiction e la realtà, nel caso dei diari, dove si trova?». Ebbene, oggi i due colleghi dimostrano una curiosa forma di strabismo: secondo Borgonovo, «Ci sarebbe molto da discutere sulla tesi di Franzinelli secondo cui i diari sarebbero stati scritti dalle signore Rosetta e Mimì Panvini Rosati di Vercelli, madre e figlia.

Ma non è questo il luogo, torneremo nei prossimi giorni sull’argomento» (Libero, 7 aprile); Farrell rivendica nientemeno la paternità delle tesi presentate da Autopsia di un falso e il suo articolo è comicamente intitolato Franzinelli prima mi critica e poi mi copia senza dirlo (Libero, 10 aprile). In realtà è lui che ha copiato, e malamente, da Sullivan: significativa, nel lungo articolo, l’omissione del nome dello storico statunitense, da parte dello smemorato Farrell, cui non piace ammettere i suoi debiti. Da notare che Sullivan, cui inviai in anteprima stralci dell’Autopsia di un falso, riconosce oggi di essersi sbagliato e si dice convinto che quelle agende siano fasulle. I quattro interventi di Libero dal 7 al 12 aprile non portano una sola argomentazione a sostegno dell’autenticità dei diari.

Essi comprovano in compenso l’abilità nel rimuovere argomentazioni «scomode», l’anguillesco spostamento della discussione su temi estranei, selezionati sulla base della rispondenza a finalità polemiche: costituito il bersaglio ideale, si apre un fuoco di copertura che nasconde i veri problemi. Per concludere, sarebbe eccesso di ottimismo sperare in una pubblica discussione sui Diari 1939 (veri o presunti) con gli artefici dell’operazione disinformativa: hanno persino rifiutato la pubblicazione di una mia puntualizzazione. Resto comunque in attesa che Bompiani, Dell’Utri e i giornalisti di Libero vogliano replicare all’analisi sviluppata in modo circostanziato nelle 280 pagine di Autopsia di un falso, dove si dimostra – con una quantità di riscontri interni al testo e con la comparazione su fonti d’epoca – l’origine truffaldina delle agende pseudomussoliniane in via di pubblicazione in volume e nelle dispense allegate al quotidiano milanese.

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L’AUTORE
La storia «nascosta»
dall’Ovra al Piano Solo

Mimmo Franzinelli, studioso dell’Italia del ‘900, si è occupato dell’epurazione («L’amnistia Togliatti»), della crisi politica del 1946 («Il Piano Solo») e della strategia della tensione («La sottile linea nera. Neofascismo e servizi segreti da piazza Fontana a piazza della Loggia»). Per Bollati Boringhieri ha pubblicato «I tentacoli dell’Ovra», sui servizi segreti del regime fascista, «Rock & servizi segreti» e ha curato scritti inediti di Salvemini, Rossi e Gasparotto.

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L’INDAGINE
Come si falsifica la storia
e manipola l’opinione pubblica

«Autopsia di un falso. I Diari di Mussolini
e la manipolazione della storia» di Mimmo Franzinelli
(pp. 278, euro 16, Bollati Boringhieri): le prove della falsità dei diari.

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