Un «gesto di civiltà ». È positivo il commento di Sabina Rossa alla notizia della liberazione di Vincenzo Guagliardo e Nadia Ponti, i due brigatisti condannati per l'omicidio del padre Guido Rossa, operaio e sindacalista dell'Italsider di Genova, ucciso il 24 gennaio 1979. ">

Guido Rossa, la figlia: gesto di civiltà  liberare i due br

figlia guido rossa

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Un «gesto di civiltà ». È positivo il commento di Sabina Rossa alla notizia della liberazione di Vincenzo Guagliardo e Nadia Ponti, i due brigatisti condannati per l’omicidio del padre Guido Rossa, operaio e sindacalista dell’Italsider di Genova, ucciso il 24 gennaio 1979.

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Un «gesto di civiltà ». È positivo il commento di Sabina Rossa alla notizia della liberazione di Vincenzo Guagliardo e Nadia Ponti, i due brigatisti condannati per l’omicidio del padre Guido Rossa, operaio e sindacalista dell’Italsider di Genova, ucciso il 24 gennaio 1979.

«Credo che i magistrati – dice Sabina Rossa, oggi parlamentare del Pd – abbiano preso una decisione giusta. Nel nostro Paese nessuna pena può essere a vita e io stessa mi sono spesa per il rispetto di questo principio di democrazia».

La figlia del sindacalista della Cgil non si sbilancia sulle motivazioni che hanno spinto i giudici a concedere ai due brigatisti la libertà condizionale. «Le sto leggendo ora – conclude – e posso solo dire che sono motivazioni importanti».

Vincenzo Guagliardo, uno dei responsabili dell’omicidio di Guido Rossa, operaio e sindacalista della Cgil ucciso dalle Brigate Rosse a Genova il 24 gennaio 1979, ha ottenuto la libertà condizionale. La decisione è stata presa dal tribunale di sorveglianza di Roma. Stesso provvedimento era stato deciso alcuni giorni fa anche per la moglie di Guagliardo, Nadia Ponti, che era stata condannata all’ ergastolo per il sequestro e l’uccisione del presidente della Democrazia Cristiana, Aldo Moro.

I due già si trovavano in stato di semilibertà. «Le decisioni del tribunale sono conformi ai principi costituzionali – spiega il legale dei due ex terroristi, Francesco Romeo – e testimoniano del lungo percorso di risocializzazione sviluppatosi attraverso una detenzione effettiva di oltre 31 anni da parte dei miei assistiti».

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