C’era una trattativa perché Moussa Koussa, l’ex ministro degli Esteri libico che ha abbandonato Gheddafi, trovasse rifugio in Italia. I servizi di intelligence erano stati allertati sulla sua volontà di chiedere ospitalità al nostro Paese, ma Palazzo Chigi ha ritenuto che non fosse opportuno forse temendo che un gesto simile schierasse il governo troppo apertamente con gli oppositori del Colonnello.
C’era una trattativa perché Moussa Koussa, l’ex ministro degli Esteri libico che ha abbandonato Gheddafi, trovasse rifugio in Italia. I servizi di intelligence erano stati allertati sulla sua volontà di chiedere ospitalità al nostro Paese, ma Palazzo Chigi ha ritenuto che non fosse opportuno forse temendo che un gesto simile schierasse il governo troppo apertamente con gli oppositori del Colonnello.
E alla fine Koussa ha trovato rifugio in Gran Bretagna, dove ha cominciato a collaborare con i servizi segreti. Accade tutto la scorsa settimana quando gli 007 italiani vengono avvisati che il capo della diplomazia di Tripoli vuole lasciare. Dall’inizio della crisi e poco prima dell’avvio dell’operazione «Odyssey Dawn» con i raid della Coalizione gli agenti hanno lasciato la capitale e si sono spostati su Bengasi, dove hanno coltivato rapporti con gli insorti e in particolare con Mustafa Abdel Jalil, capo del Consiglio Nazionale provvisorio. Gli apparati si preparano dunque per il prelevamento e per la messa in sicurezza della «personalità» . Koussa è un personaggio scomodo, accusato di essere uno dei mandanti della strage di Lockerbie del 1988, quando una bomba esplose su un aereo della Pan Am e nell’attentato morirono 270 persone tra le quali 189 di nazionalità statunitense. Ma in questo momento è anche una delle figure chiave per il dopo-Gheddafi visto che del Raìs conosce tutti i segreti essendo stato per anni il capo dei servizi segreti. Viene dunque predisposto l’intervento, ma è necessario il via libera di Palazzo Chigi. Le consultazioni sono frenetiche, Koussa è in una località segreta ma non è al sicuro e dunque bisogna fare in fretta. Sembra che si possa procedere e invece arriva lo stop di Palazzo Chigi. Nessuna spiegazione ufficiale filtra, ma tra i motivi che hanno convinto i vertici del governo italiano a soprassedere sembra ci sia la volontà di non schierarsi così apertamente contro Gheddafi e soprattutto nella gestione di uno dei suoi fedelissimi che, una volta passato con gli oppositori, appare determinato a far sì che il Colonnello abbandoni la guida del suo Paese prima possibile. Una decisione che lascia sorpresi i governi degli altri componenti della Coalizione dei Responsabili. A questo punto Koussa raggiunge Londra dove viene preso in consegna dall’Mi5 e dove il Foreign Office si affretta a precisare che «il ministro degli Esteri si è dimesso ed è arrivato qui seguendo la sua volontà» . Tra le accuse che gli vengono contestate c’è quella di aver rifornito i terroristi dell’Ira il letale esplosivo Semtex usato in attentati in Gran Bretagna. Ma lui— secondo quanto assicurano i servizi di intelligence — è determinato ad offrire la propria collaborazione e soprattutto a convincere altri personaggi dell’establishment, si parla addirittura di dieci, nonostante sua moglie sia stata catturata dalle forze di «sicurezza interna» tuttora fedeli a Gheddafi.
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