Figlio mio, non dimenticare ma abbandona odio e vendetta

È polemica sulla scarcerazione di Concutelli, il terrorista nero che assassinò il giudice Occorsio 

È polemica sulla scarcerazione di Concutelli, il terrorista nero che assassinò il giudice Occorsio 

QUANDO arrivano notizie come quella della liberazione di Concutelli, nella mente si scatena un turbine di emozioni spesso difficilmente controllabili e che solo l´esperienza degli anni permette di affrontare. Una su tutte: il dolore, che si ripropone lancinante e intollerabile. E può sfociare nella rabbia.
in una reazione altrettanto irrazionale come il comportamento che l´ha generata. Così succede che mio figlio, Vittorio come il nonno, 23 anni, si abbandoni sulla scia dello sconcerto ad espressioni improvvide e insensate, come addirittura l´invocazione della pena di morte per Concutelli. E invece proprio qui deve emergere la differenza fra chi è membro di una società civile, ed è orgoglioso di esserlo, e chi invece ha scelto di starne ai margini come i terroristi. E siccome Vittorio junior è un ragazzo sensato e che riflette sulle cose, ho ricominciato subito a spiegarglielo, perché nella nostra famiglia non devono esistere animosità e spirito di violenza. Occhio per occhio non è una regola, è l´opposto delle regole. Bisogna sempre impostare la risposta ai crimini anche più odiosi e assurdi entro i limiti della Costituzione, delle leggi, delle norme, che se fatte rispettare sono più che sufficienti a comminare punizioni giuste e mai eccessive, nulla che sappia di vendetta. Il tutto in un cammino di civiltà che non deve conoscere deviazioni.
Nel nostro caso, non siamo stati abbandonati dallo Stato, non gli si poteva chiedere di più. Dal primo momento, da quella sciagurata mattina in cui ho sentito gli spari e sono sceso precipitosamente dalle scale per vedere mio padre morirmi sotto gli occhi, la magistratura e le forze di polizia hanno preso in mano la situazione con decisione, e con puntiglio e coraggio sono arrivati al colpevole. Anche l´epilogo, con la liberazione dell´omicida, non è inaccettabile: siamo di fronte ad un uomo, a quanto pare plurinfartuato o qualcosa del genere, che si è fatto più di trent´anni di carcere. Cos´altro doveva accadere? La grandezza dello Stato, la tenuta delle istituzioni democratiche, si misura anche dalla capacità di non infierire inutilmente sui colpevoli.
Detto questo, un pentimento più convinto e articolato sarebbe stato dovuto. Non basta esprimere un generico rimorso se a questo non si accompagna una revisione vera della propria attività «politica», come la chiama lui. Tanti detenuti escono anzitempo dal carcere ma ciascuno ha elaborato un suo percorso di pentimento, di redenzione, di volontà di reinserirsi nella società. Proprio perché gli anni sono stati tanti, infiniti saranno stati i momenti in cui anche a Concutelli sarà venuta in mente la follia dei suoi gesti, l´aberrazione del suo progetto guerrigliero. Nulla è trapelato, né tantomeno è emersa la collaborazione nel ricostruire più in profondità il contesto diabolico in cui il delitto di mio padre è maturato, i sordidi legami intrecciati su cui stava indagando e che gli sono costati la vita. E questo acuisce il dolore, e giustifica anche qualche volta la rabbia come quella di Vittorio.

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