Due immigrati morti a pochi metri dalla riva a Pantelleria

Naufragio shock a Pantelleria. Le vittime sono donne, un disperso. Il naviglio era scortato da due motovedette della Capitaneria di porto A bordo 165 uomini, 11 donne e 6 bambini. La procura ha aperto un’inchiesta

Naufragio shock a Pantelleria. Le vittime sono donne, un disperso. Il naviglio era scortato da due motovedette della Capitaneria di porto A bordo 165 uomini, 11 donne e 6 bambini. La procura ha aperto un’inchiesta

PANTELLERIA – Urlano, si disperano, si tengono per mano. Un uomo stringe al petto il suo bambino seduto sul bordo della barca che ondeggia e sbatte sugli scogli. In quella bara di legno di colore azzurro e bianco che ancora galleggia sono ammassati oltre 200 subsahariani disperati che, dopo giorni di navigazione abbastanza tranquilla, ormai si sentono in salvo perché, finalmente, sono a pochi metri dalla costa. E proprio quando il mare con le sue insidie sembra lontano, quando ormai la felicità ha quasi un profumo vero ecco che si scatena l´inferno. Il barcone si arena sugli scogli, 165 uomini, 11 donne e sei bambini finiscono in acqua. La salvezza, la vita è soltanto a pochi metri di distanza. Sugli scogli marinai, carabinieri e pescatori di Pantelleria assistono impotenti alla tragedia, poi si tuffano in mare con le divise ancora addosso. In acqua, le onde non sono altissime ma che li sommergono, appaiono e scompaiono corpi. Corpi di bambini, di donne, di uomini che tentano disperatamente di sopravvivere. Bevono acqua, si aggrappano l´uno all´altro. Un carabiniere strappa dalle onde un piccolo che sta per annegare, lo prende letteralmente per i capelli. «Quando ho visto quella bolgia umana in mare, un mare che li stava uccidendo, non ho avuto un attimo di esitazione, è stato istintivo, mi sono subito tuffato così come mi vedete, con tutta la divisa, verso quel bambino che annaspava. Lo avevo a portata di mano, ma la sua testolina appariva e spariva. Poi l´ho rivisto per un istante, ho fatto quattro bracciate con un po´ di fatica a causa della divisa che portavo addosso, l´ho acchiappato e non l´ho lasciato più». Il carabiniere scelto, Mimmo Lo Giudice, 30 anni, originario di Taormina (Messina) e da due anni in servizio alla stazione dei carabinieri di Pantelleria, appena a terra consegna ad altre mani quel batuffolo nero di appena tre-quattro anni e si rituffa in mare. E con lui altri carabinieri, altri marinai della capitaneria di porto, sono secondi interminabili che possono far vivere o morire. Fanno avanti e indietro con corpi presi al volo, con le cime che lanciano in acqua ed alle quali quei disperati si aggrappano. E li salvano quasi tutti, tranne due donne, due donne che erano con i loro bambini e che adesso sono orfani. È l´ultima tragedia, in ordine di tempo, di questo colossale esodo che dal Nordafrica porta verso Lampedusa, Pantelleria, le coste siciliane, migliaia e migliaia di disperati che fuggono dalla Tunisia, dalla Libia, dall´inferno di casa loro. Alcuni sopravvissuti dicono che in acqua è finita altra gente, ma fino a tarda sera non sono stati ritrovati altri cadaveri. «C´era un giovane nigeriano che era zoppo, non camminava bene ed è finito in acqua con gli altri, ma qui non c´è – racconta un etiope che si è salvato – è scomparso». La tragedia si è consumata poco dopo l´alba quando ormai il barcone con il suo carico di disperati era giunto all´ingresso del Porto di Pantelleria. La barca era affiancata da due motovedette della Capitaneria di Porto dell´isola che l´avevano prelevata a circa 10 miglia, scortandola e facendo da scudo all´imbarcazione che non governava. I migranti erano partiti quattro giorni fa dalle coste libiche diretti a Lampedusa. Ma in mare avevano perso la rotta ed erano finiti a 22 miglia da Pantelleria. Appena giunti al porto, con la motovedetta della capitaneria che lo precedeva, il barcone ha cambiato improvvisamente direzione e si è arenato sul fondo sabbioso ma davanti ad una bassa scogliera. Il barcone ha cominciato ad ondeggiare, a bordo hanno iniziato ad agitarsi e a gridare chiedendo aiuto. Sono finiti in mare, uno dopo l´altro come agnelli all´altare.

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