L’AVANA – «La “libreta”? Sì ho sentito, ne parlano tutti, ma credo che non l’aboliranno mai del tutto». Enrique Machado sta bevendo una spremuta d’arancia seduto davanti a un baracchino della Calle Obispo.
L’AVANA – «La “libreta”? Sì ho sentito, ne parlano tutti, ma credo che non l’aboliranno mai del tutto». Enrique Machado sta bevendo una spremuta d’arancia seduto davanti a un baracchino della Calle Obispo.
Ha cinquant´anni e da quando ha l´età della memoria ha imparato subito, come ogni cubano nato dopo la “revolución”, usi e limiti della “libreta de abastecimiento”, la tessera con cui ogni famiglia cubana può comprare a prezzi “politici” irrisori i prodotti essenziali di prima necessità: alimentari (riso, fagioli, latte, zucchero, uova, patate) ma anche sigarette, sigari, fiammiferi, saponette, assorbenti. Andare alla “bodega”, i negozi statali che distribuiscono questi prodotti razionati, sopportando a volte lunghe file senza alcuna certezza di trovare quel che si cerca, «fa parte della vita di tutti noi cubani, da sempre». Per i più vecchi quel “sempre” è una data precisa, il 12 marzo 1962, quando il comandante Fidel – con Cuba strangolata economicamente dall´embargo americano – istituì la “libreta” come misura egualitaria perché tutti potessero avere accesso agli alimenti base. Adesso, quasi mezzo secolo dopo, il fratello Raul ha ipotizzato la graduale scomparsa della preziosa tesserina: «Sarà eliminata un po´ per volta, mano a mano che miglioreranno produttività e salari». «Quando se ne è iniziato a parlare, mesi fa, per molti è stato uno choc. Io ho due figli, ormai grandi, per mia fortuna la uso sempre di meno, ma conosco vicini di casa che senza la “libreta” non potrebbero sopravvivere. Del resto avrà saputo che le resistenze sono state tante e alla fine sono convinto, lo sono tutti, che la “libreta” scomparirà veramente solo quando sarà finito il castrismo». Il “lineamiento 162”, una delle oltre trecento proposte di riforma in discussione al congresso del partito comunista, è quella che ha fatto discutere di più la base del partito ma anche la gente comune. «A Cuba il salario medio è l´equivalente di venti dollari, anche se i prodotti razionati da soli non sono sufficienti alla sopravvivenza per la grande maggioranza delle famiglie restano comunque decisivi». Anche Ramon, il “proprietario” del baracchino è interessato all´argomento. Lui è molto più drastico («la libreta non si discute»), si dichiara «fidelista» (ma non ha partecipato alla sfilata di sabato) e maledice i giorni in cui non trova quello che cerca: «Ogni volta che mi metto in fila ci sono sempre meno prodotti, la carne è scomparsa da tempo, sigari e sigarette sono aboliti, ora è difficile pure trovare i fagioli ed hanno abbassato la quota. Prima erano otto etti, adesso poco più di mezzo chilo». «Se è per questo manca spesso anche lo zucchero, a Cuba!», interviene Enrique allargando le braccia, «e gli altri prodotti sono aumentati i prezzi, come il dentifricio, che costava 65 centesimi e ora costa otto pesos, una saponetta prima costava 25 centesimi e adesso la trovi a cinque pesos». Nelle strade dell´Avana gli umori sono questi, ma la “libreta” con il tempo è destinata a scomparire perché il sussidio statale sugli alimenti base contraddice quello spirito di riforma che Raul vuole portare avanti, pena il crollo totale di un sistema economico perennemente sull´orlo del collasso. I tempi? Nessuno lo sa con certezza, di certo saranno anni, tre, forse cinque. Quel che è certo è che la “libreta” – definita dallo stesso Raul «irrazionale e insostenibile» – è destinata prima o poi a scomparire. «Si fidi di me, più poi che prima, qui c´è gente che non sa più come andare avanti». Tra i cubani c´è un po´ di scetticismo anche su altri punti delle riforme che i mille delegati del congresso sono chiamati ad approvare martedì, quando si chiuderà. Qualche taglio alla sanità e all´educazione dovrà essere fatto, ma quelli che nella storia del regime castrista sono stati presentati come i fiori all´occhiello hanno già tante difficoltà (la situazione negli ospedali si è degradata anno dopo anno) che sarà difficile intervenire in modo chirurgico. Per Enrique sono solo parole: «Libreta, sanità e istruzione? Non scherziamo».
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