Suicidio o esecuzione? La magistratura ordina nuovi esami sui resti del presidente
Suicidio o esecuzione? La magistratura ordina nuovi esami sui resti del presidente
L´11 settembre del 1973 Salvador Allende si suicidò o venne ucciso? Per anni, e non solo in Cile, l´alone di mistero sulla fine del presidente destituito dal golpe militare di Augusto Pinochet ha diviso partigiani e detrattori. Ora l´inchiesta aperta per la prima volta dalla magistratura cilena vuole raggiungere “la verità storica definitiva” e, per questo, il giudice ha ordinato la riesumazione del corpo. Due delle tre figlie di Allende (la terza, “Tati”, si suicidò a Cuba) hanno accettato la richiesta del giudice e firmato il permesso per l´esumazione dei resti del padre che avverrà nelle prime due settimane di maggio. Isabel, che oggi è una senatrice socialista, ha spiegato che lei e la sorella si sono convinte dopo che il servizio medico legale cileno ha definito «non esauriente» l´autopsia che venne effettuata sul cadavere di Allende il giorno stesso della sua morte.
Nei tragici giorni del golpe militare la stampa di tutto il mondo (scrisse un famoso reportage anche Gabriel García Márquez) credette alla prima versione che venne diffusa dal partito socialista, e confermata dalla famiglia, secondo la quale il presidente era stato ucciso dai soldati che, dopo il bombardamento, avevano assaltato il palazzo della Moneda. D´altra parte si sapeva che prima di ordinare l´attacco al palazzo presidenziale di Santiago i generali avevano proposto ad Allende di lasciare il paese su un aereo ma anche che avevano già ordinato di abbatterlo in volo.
Ed era anche noto che sia Pinochet, sia gli altri protagonisti del Colpo di Stato, giudicavano troppo pericoloso per il futuro della dittatura militare un Salvador Allende vivo in esilio e pronto, come fecero altri suoi ministri, a denunciare nelle sedi internazionali le atrocità commesse dai generali al potere. Basta ricordare la vicenda di Orlando Letelier assassinato su ordine dei militari cileni a Washington nel 1976 o quella del generale Carlos Prats ucciso a Buenos Aires da sicari del dittatore cileno.
Solo molto tempo dopo si fece strada un´altra verità: quella del suicidio. Un gesto disperato – Allende era convinto che i militari lo avrebbero comunque ucciso -, che nulla toglie alla grandezza di un presidente che difese (contro destra e sinistra) la democrazia in Cile. Ad avvalorare quest´altra verità ci sono le testimonianze di due medici che si trovavano nel palazzo della Moneda quel giorno. Il primo era il medico personale del presidente Allende, Oscar Soto, che in un libro ricostruì i dettagli di quelle ultime ore; mentre il secondo, Patricio Guijon, è l´unico testimone diretto ed ha più volte affermato che vide Allende mentre premeva il grilletto di un fucile mitragliatore (la vulgata vuole che fosse quello che gli aveva regalato Fidel Castro) che teneva tra le gambe e aveva puntato sotto il suo mento. La stessa versione del generale Palacios, il primo che raggiunse l´interno della Moneda, e che raccontò di aver trovato il presidente già morto.
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