Prima - in mattinata- una grande manifestazione e sfilata militare per celebrare i 50 dalla vittoria nella battaglia di Playa Giron (la Baia dei porci, «prima sconfitta dell'imperialismo» che tentava di abbattere la rivoluzione cubana con un'invasione mercenaria dell'isola) e dalla proclamazione fatta dal Fidel Castro del «carattere socialista» della medesima rivoluzione; ">

Cambio o muerte. Il modello va rivisto. Pc oggi a congresso

Prima – in mattinata- una grande manifestazione e sfilata militare per celebrare i 50 dalla vittoria nella battaglia di Playa Giron (la Baia dei porci, «prima sconfitta dell’imperialismo» che tentava di abbattere la rivoluzione cubana con un’invasione mercenaria dell’isola) e dalla proclamazione fatta dal Fidel Castro del «carattere socialista» della medesima rivoluzione;

Prima – in mattinata- una grande manifestazione e sfilata militare per celebrare i 50 dalla vittoria nella battaglia di Playa Giron (la Baia dei porci, «prima sconfitta dell’imperialismo» che tentava di abbattere la rivoluzione cubana con un’invasione mercenaria dell’isola) e dalla proclamazione fatta dal Fidel Castro del «carattere socialista» della medesima rivoluzione;

poi, nel pomeriggio, l’apertura dei lavori del VI congresso del Partito comunista che deve ratificare le riforme economiche –una sorta di perestrojka cubana – proposte dal presidente Raúl Castro. Una giornata storica per Cuba, quella di oggi. Ma il Granma, l’organo del Pc, ieri era tutto incentrato sul primo «evento», con il professore in scienze sociali Fernando Martínez impegnato ad affermare, in un’intervista che inizia in prima pagina, che il «socialismo está en la gente» e che «non si può recedere dal socialismo». Tanto per ribadire che le «modernizzazioni del modello economico» che saranno discusse da oggi a mercoledì da circa mille delegati del Pc cubano dovranno salvare le scelte socialiste volute nel 1961 da Fidel, non certo indebolirle, né tantomeno eliminarle. I «Lineamenti » delle riforme proposte dal governo presieduto dal minore dei Castro propongono infatti di modificare in modo permanente il modello di economia pianificata e controllata dallo Stato (che oggi possiede la quasi totalità dei mezzi di produzione) e di introdurre una quota di economia di mercato – entro tre anni più del 40% del pil dovrebbe essere prodotto dal settore non statale, ovvero da privati e cooperative -, di aprire agli investimenti stranieri (ma sempre mantenendo il controllo statale delle imprese) e di decentralizzare il potere, concedendo maggiore autonomia a comuni e province. Inoltre, le riforme prevedono una diminuzione delle spese dello Stato mediante tagli agli organici (eccessivi) delle imprese e della burocrazia – 500.000 lavoratori avrebbero dovuto essere trasferiti al settore non statale entro aprile, ma il processo ha subito notevoli rallentamenti – e la riduzione dei sussidi – mense operaie e generi alimentari sovvenzionati (libreta de abastecimiento). Fino a questi giorni sono state concesse circa 170.000 licenze per lavoratori por cuenta propria, ovvero privati, soprattutto nel settore della piccola ristorazione e dei lavori artigiani. Da un anno è in corso la distribuzione (a 100.000 contadini) in affitto gratuito di terre incolte, perché siano coltivate. Infine, è stata approvata una legge che permette il finanziamento delle banche ai lavoratori privati e che essi siano fornitori di imprese statali. Il congresso è stato preceduto da una massiccia consultazione di lavoratori e cittadini che ha coinvolto 7 milioni di persone (su una popolazione di 11.2milioni). Le loro osservazioni, raccomandazioni e proteste sono state raccolte in modo da essere presentate emesse in discussione. Si sa, ufficiosamente, che le maggiori preoccupazioni riguardano 1) l’aumento dei prezzi e soprattutto il rapporto super-deficitario tra salari (quello medio non raggiunge i 20 euro al mese) e prezzi dei generi di consumo, 2) i tagli ai sussidi alimentari, 3) la possibilità di sostenersi con un lavoro por cuenta propria, anche a causa delle tasse ritenute eccessive. La popolazione dunque guarda al congresso con un misto di speranze e di timori. Dopo essere stati abituati per più di 50 anni ad essere assistiti «dalla culla alla tomba » da uno Stato paternalista e onnivoro i cubani ora si trovano ad affrontare scelte strategiche con un senso diffuso di impreparazione. Ma la grave crisi economica – frutto proprio dell’inefficienza del «modello economico socialista» – non permette molti ripensamenti. «O cambiamo o è il baratro », ha affermato Raúl in dicembre. Lo stesso presidente ha messo in chiaro che questo congresso sarà l’ultimo gestito dalla generazione che fece e vinse la rivoluzione. Anche se il tema principale sarà l’economia, i delegati dovranno scegliere il nuovo gruppo dirigente, compreso il primo segretario del Pc. Fidel poche settimane fa ha affermato che nel 2006, quando si ammalò gravemente, rinunciò a tutte le sue cariche. Ma ancor ieri il web del partito informava che il leader della rivoluzione è ancora primo segretario. Insomma, comemi dice un giovane membro del Pc, in questo congresso la leadership dovrà dimostrare immaginazione, coraggio e capacità di dire la verità ai propri concittadini: «in fondo queste furono le vere doti che permisero la vittoria della rivoluzione nel 1959».

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