È un paesino andaluso il luogo più radioattivo d’Occidente. Perché qui, nel 1966, un B52 americano cadde con il suo carico atomico E perché, come ricorda l’allora inviato dell'”Espresso”, i governi non si preoccuparono di bonificare l’area ma di occultare i rischi .
Solo oggi Spagna e Usa hanno siglato un accordo per “ripulire” quelle campagne.
“Arrivarono in tuta armati di geiser Ai contadini sembrava di assistere a un film di fantascienza”
È un paesino andaluso il luogo più radioattivo d’Occidente. Perché qui, nel 1966, un B52 americano cadde con il suo carico atomico E perché, come ricorda l’allora inviato dell'”Espresso”, i governi non si preoccuparono di bonificare l’area ma di occultare i rischi .
Solo oggi Spagna e Usa hanno siglato un accordo per “ripulire” quelle campagne.
“Arrivarono in tuta armati di geiser Ai contadini sembrava di assistere a un film di fantascienza”
Le bombe all´idrogeno erano quattro, e caddero in un´alba piovigginosa, insieme al B52 che le portava nella pancia, su un villaggio andaluso chiamato Palomares. Una cadde in mare, le altre tre sui terreni agricoli circostanti il piccolo paese. Tutti gli scenari previsti da politici e strateghi nei lunghi anni della Guerra fredda, erano così saltati. Invece d´essere lanciate in un punto qualsiasi dell´impero sovietico, le bombe atomiche americane erano cadute su un paese dell´Occidente, la Spagna, che allora non era membro della Nato ma aveva un solido patto d´alleanza con gli Stati Uniti.
Era il 17 gennaio del ´66, e il giorno dopo il giornale per cui allora lavoravo, L´Espresso, mi inviò sul posto. La prima impressione che ricavai dall´arrivo a Palomares, fu quella d´una strana, sconcertante euforia che aveva pervaso il villaggio. Tre ore più tardi dallo scontro in volo tra il B52 e il velivolo che lo stava rifornendo di carburante, erano infatti arrivati gli americani dalle basi che allora avevano in Spagna. Avieri e genieri, specialisti con i contatori geiger, un ufficio stampa dove si veniva accolti a tutte le ore con succhi d´arancia, Coca Cola o caffè. Un centinaio scarso di uomini. E per prima cosa, mentre dalle loro jeep avevano già cominciato a distribuire sigarette e caramelle agli abitanti, gli americani – informato il sindaco di Palomares – avevano proibito qualsiasi lavoro nei campi. Non solo: avevano anche annunciato che le giornate di lavoro perse dai contadini sarebbero state adeguatamente risarcite.
Perciò i volti che vedevo nell´unica, fumosa e strapiena locanda del paese, gestita da un ex caporale della Guardia civil, Thomaz Torre, erano volti visibilmente allegri. Non che i contadini di Palomares, i quali nulla sapevano di armamenti atomici e di radioattività, si rendessero conto del rischio che avevano corso: non essendo innescate, le bombe non erano infatti esplose. L´euforia veniva dal poter starsene a bere vino o anice nella locanda di Thomaz Torre, compensati come se avessero trascorso la giornata a faticare con le vanghe su «el duro», come gli andalusi chiamano i loro aridissimi terreni, i più ardui da lavorare di tutta la Spagna. E senza che le mogli potessero rimproverarli, al loro ritorno a casa, di non essere andati al lavoro.
Sì, un´allegria. Fumavano le loro pessime sigarette o le Chesterfield regalate dagli americani, battevano i bicchieri di vino come a brindare, molti erano già alticci alle dieci del mattino. L´unico disappunto era che avevano dovuto bruciare, su ordine dell´alcalde, il sindaco don José Manuel Gonzalez (che l´ordine l´aveva ricevuto ovviamente dagli americani) molti indumenti. A un contadino sui cinquant´anni, piccolo di statura, il volto scavato e olivastro, tale Augusto Morales, era andata bene. Il contatore geiger s´era mosso soltanto sulla manica sinistra del suo maglione nero, e Morales l´aveva tagliata e messa a bruciare. Ma per un suo vicino di casa, Ramòn Barranco, l´ordine dell´alcalde di bruciare gli indumenti forse contaminati, aveva rappresentato un vero disastro. Facendo gesti di grande disperazione, piagnucolando, Barranco raccontava infatti che aveva dovuto incenerire due gonne delle figlie, un pantalone del figlio, e un suo paio di «scarpe nuove», precisava, comprate «soltanto tre anni fa» ad Almeria.
Dal colpo d´occhio un po´ confuso di quel mio primo giorno a Palomares, cominciava adesso ad emergere qualcosa di sufficientemente nitido: l´estrema povertà del luogo, la miseria dei suoi abitanti. Era la Spagna d´allora, rimasta nel Sud nelle stesse condizioni in cui si trovava nel ´39 alla fine della guerra civile. La Spagna che Luìs Buñuel aveva descritto in uno dei suoi primi film, Las hurdes: povertà, analfabetismo, denutrizione, controllo poliziesco. E l´immagine si fece ancora più precisa il giorno successivo, quando arrivarono cinquecento soldati americani a cercare le bombe. Gli americani alti almeno uno e ottanta, chiusi nelle tute antiradiazioni giallo-verdi, i genieri con le maschere e i guantoni, e sempre nelle vicinanze l´autobotte da cui usciva acqua ghiacciata. Sembrava un film di fantascienza, un´invasione spaziale. Da un lato i più ricchi della terra, dall´altro i più poveri. Del resto, era facile fare qualche calcolo. Il costo del tappetino su cui poggiavano i piedi del pilota del B52 caduto, sarebbe bastato a far campare una famiglia di Palomares per sei mesi e forse un anno.
Gli americani avevano organizzato uno scrupoloso quadrillage sui campi attorno al paese. Delimitata con paletti rossi una zona di trecento metri per duecento, un centinaio d´uomini si muovevano uno di fianco all´altro, lo sguardo a terra, in mano un bastone con cui frugavano nella polvere, sotto le piante dei peperoni, dei pomodori e delle angurie, le uniche risorse dell´agricoltura locale. Qua e là bruciavano i falò con cui venivano inceneriti i pomodori e gli altri indumenti – oltre alle chiome delle donne – che si supponevano contaminati e non erano stati distrutti il giorno prima. E a questo punto i contadini di Palomares s´erano ormai resi conto che la situazione era grave, non poteva essere più presa alla leggera.
Davanti alla casa del sindaco s´erano assiepati una cinquantina di capi famiglia. L´alcalde stava seduto sul gradino della soglia, l´espressione corrucciata, tentando di rispondere alle domande dei contadini. Don José Manuel Gonzalez era l´unico nel villaggio a leggere un giornale, perciò i capi famiglia chiedevano: «Don José, che c´è scritto sul giornale?». Ma la risposta del sindaco era sempre la stessa: «Nada, hombres». Perché in effetti nelle quattro pagine del giornale letto dal sindaco, La voz de Almeria (due delle quali dedicate alle promozioni degli alti gradi militari e alle messe cui aveva assistito donna Carmen Polo Franco, la moglie del capo dello Stato), sull´incidente di Palomares non c´era neppure mezza parola. I comandi militari americani e le autorità spagnole mantenevano infatti un silenzio assoluto sull´incidente. Soltanto quattro giorni dopo giunse da Madrid un comunicato del governo: ed era un comunicato totalmente menzognero, in cui si diceva che a Palomares non era successo niente di preoccupante e tutto era quindi tranquillo.
Del resto, anche noi giornalisti eravamo senza informazioni. S´andava all´ufficio stampa degli americani e lì, a qualsiasi domanda, un colonnello simpaticissimo rispondeva: «No comment». Nessun commento su quante fossero le atomiche, o su quante ne fossero già state ritrovate. Nessun commento sul numero dei morti tra l´equipaggio del B52, nonostante che qualche contadino avesse trovato sul suo campo un mezzo braccio o una mezza gamba carbonizzati. E niente commenti su cosa stessero cercando cinquecento militari sollevando i sassi, frugando tra i pomodori e nei cespugli, chinandosi su ogni pianta di fave. Ma i giornalisti americani un´idea l´avevano. I militari stavano cercando una busta. La busta ricevuta al decollo dai piloti dei B52, con le modalità e gli obbiettivi dell´attacco nucleare, e dunque da aprire soltanto dopo l´ordine via radio dello Strategic Air Comand con sede nel Nebraska.
Ripenso adesso a quei giorni di Palomares, perché i giornali americani riparlano, quarantacinque anni dopo, dell´accaduto. Il fatto è che allora sembrò tutto concluso. Il villaggio fu risarcito con duecentomila dollari (ai valori d´oggi sì e no cinquantamila), varie migliaia di sacchi di terra presa sui campi di Palomares vennero spediti in South Carolina, lo Strategic Air Command si scusò col ministero della Difesa spagnolo. Ma oggi – ripeto: quarantacinque anni dopo – viene rivelato che i terreni di Palomares mostrano la massima radioattività di tutto l´Occidente: come a dire che i campi di quel mozzicone di Andalusia restano i più contaminati d´Europa e d´America.
Intanto le radiazioni stanno aumentando, non diminuendo. Una trentina d´ettari vennero recintati con reti metalliche che oggi somigliano a un colabrodo, dato che i pastori vi aprono dei varchi attraverso i quali vanno e vengono coi loro greggi. E soltanto l´altro giorno, finalmente è stato annunciato che Stati Uniti e Spagna hanno deciso di collaborare ad una bonifica di Palomares, anche se non si sa ancora come e quando.
0 comments